JACOPINO da Tradate
Non si sa quando e da chi sia nato questo scultore originario di Tradate, non lontano da Varese, attivo in Lombardia nella prima metà del XV secolo. Gli Annali della Fabbrica del duomo di Milano ne registrano il nome alla data del 19 ott. 1401 (App., I, p. 259), allorché fu compensato per aver lavorato alla figura di un angelo, e consentono di ricostruirne l'attività alla Fabbrica del duomo negli anni seguenti, dal 1402 al 1407 (ibid., pp. 263, 269, 278).
Il 22 genn. 1415 J. fu chiamato dalla Fabbrica a succedere a Walter Monich nel ruolo di capo dei maestri di pietra con un salario giornaliero di 12 soldi e con l'impegno di provvedere all'istruzione degli apprendisti scultori (Annali…, II, pp. 14 s.). Nel 1420 fu incaricato di scolpire la statua di papa Martino V, posta nella seconda campata del deambulatorio del duomo, che rimane la sua sola opera autografa sicuramente documentata.
Non è stato ancora possibile identificare con certezza le altre statue eseguite da J. tra il 1401 e il 1406 nel duomo milanese; ed è unicamente a partire dal Martino V che L. Cavazzini (1997) ha tentato di ricostruire il catalogo dello scultore.
Alle attività nel cantiere del duomo si affiancavano quelle sollecitate dalla committenza privata, quale l'esecuzione del sepolcro di Giacomo Della Croce, fatto erigere dal fratello Anchirolo in S. Ambrogio, nella cappella di S. Caterina. Del monumento si conserva nel Museo della basilica di S. Ambrogio la sola fronte con la presentazione dei due fratelli alla Vergine.
Il 7 febbr. 1410 J. fu autorizzato ad assentarsi dalla Fabbrica del duomo per eseguire nella chiesa di S. Eustorgio un'opera in marmo che resta di dubbia identificazione (Annali…, I, p. 298).
Nel 1415 venne affidato a J. il compito di scolpire una Vergine con il Bambino e un S. Giovanni Battista, due delle serraglie che dovevano chiudere la volta del presbiterio del duomo: la Vergine e il S. Giovanni vennero affidati per la coloritura rispettivamente a Michelino da Besozzo e a Giovannino di Alzate (Annali…, App., I, pp. 319, 321).
Ricorda gli esiti formali raggiunti nel Martino V la Madonna in trono col Bambino, di provenienza ignota, conservata a Milano nel Museo del Castello Sforzesco. Puntuali confronti stilistici si possono istituire ancora con altre opere realizzate da J. per il duomo nel corso degli anni Venti: dall'Annunciazione del finestrone absidale alla S. Agnese posta in una delle crociere del transetto destro.
Intorno al 1425 il nome di J. scompare dai registri della Fabbrica per essere attestato a Mantova (D'Arco).
Prossimo alle ultime opere milanesi è il Cristo morto della chiesa di S. Francesco a Casalmaggiore. Verso la metà del secolo dev'essere invece collocato il rilievo della Madonna della Misericordia situato sulla porta dell'ex orfanotrofio femminile in via Silvestrini, a Mantova. Più tardo sembra essere il Crocifisso di marmo conservato, sempre a Mantova, nella chiesa di S. Leonardo (Marinelli).
È probabile che J. sia morto a Mantova tra il 1464 e il 1466.
Intorno alla data di morte di J. qualche indizio si può ricavare dal diario della gita sul lago di Garda, compiuta ai primi di settembre 1464 dal figlio Samuele, pittore alla corte di Mantova, insieme con A. Mantegna, G. Marcanova e F. Feliciano. L'ultima pagina delle note di viaggio, stese da quest'ultimo e ora conservate manoscritte nella Biblioteca capitolare di Treviso (Cavazzini, 1997, p. 24), reca il testo dell'iscrizione funeraria di J., che si poteva vedere a Mantova nella chiesa di S. Agnese. Si tratta di un'aggiunta posteriore alla redazione del diario compiuta verisimilmente subito dopo il viaggio e dovuta a una mano diversa, forse dello stesso Samuele, che sarebbe morto anche lui a Mantova nel 1466. Pittore, ma con bottega a Milano fu pure un altro figlio di J., Stefano, registrato nell'università dei pittori nel 1481 (ibid., p. 35 n. 45).
Fonti e Bibl.: A. Nava, Memorie e documenti storici intorno all'origine… del duomo di Milano, Milano 1854, p. 182 e passim; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, I, Mantova 1857, p. 37; G.L. Calvi, Notizie sulla vita dei principali architetti, scultori e pittori in Milano, I, Milano 1858, pp. 138-140; Annali della Fabbrica del duomo di Milano, I-VII, Milano 1877-85, ad ind.; A. Bertolotti, Figuli, fonditori e scultori in relazione con la corte di Mantovanei secoli XV, XVI, XVII, Milano 1890, p. 65; A.G. Meyer, Oberitalienische Frührenaissance. Bauten und Bildwerke der Lombardei, I, Berlin 1897, pp. 63-69; U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 1908, pp. 108-112; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, Milano 1908, pp. 821-828; VIII, 2, ibid. 1924, pp. 160 s.; C. Baroni, Scultura gotica lombarda, Milano 1944, pp. 153-164; Id., La scultura del primo Quattrocento, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 732-738; Arte lombarda dai Visconti agli Sforza (catal.), a cura di R. Longhi, Milano 1958, p. 48; G. Paccagnini, in Mantova. Le arti, Mantova 1960, I, pp. 243, 252; C. Perina, ibid., II, ibid. 1961, p. 503; Il duomo di Milano, I-II, Milano 1973, ad ind.; C.R. Chiarlo, "Gli fragmenti della sancta antiquitate". Studi antiquari e produzione delle immagini da Ciriaco d'Ancona a Francesco Colonna, in Memoria dell'antico nell'arte italiana, a cura di S. Settis, I, Torino 1984, pp. 280-283; A. Pizzi Baroffio, J. da T., Tradate 1986; G. Agosti, Bambaia e il classicismo lombardo, Torino 1990, pp. 53, 174; L. Cavazzini, Oreficeria e scultura in un cantiere tardogotico…, in Prospettiva, 1996, n. 83-84, pp. 128-133; Id., J. da T. tra la Milano dei Visconti e la Mantova dei Gonzaga, ibid., 1997, n. 86, pp. 4-36; S. Marinelli, Ai confini dell'Età media: da F. Squarcione a F. Benaglio, in De lapidibus sententiae. Scritti per Giovanni Lorenzoni, a cura di T. Franco - G. Valenzano, Padova 2002, p. 229; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, p. 288.