Alberegno, Jacopo
Pittore veneziano attivo nella seconda metà del Trecento, morto sicuramente prima del 14 luglio 1397 (Paoletti, 1895; Testi, 1909). La sua firma "Iacob / us Albe / regno / pi(n)sit" compare sulla tavola di sinistra di un trittico della Gall. dell'Accademia di Venezia che raffigura, al centro, Cristo crocifisso tra Maria e Giovanni e, ai lati, S. Gregorio e S. Girolamo. Il catalogo di A. si limita a questa opera firmata, già segnalata da Lanzi (1809) nella Coll. Molin, e alle tavole appartenenti a un polittico dell'Apocalisse, sempre nella Gall. dell'Accademia di Venezia, che gli sono state convincentemente attribuite da Longhi (1947). Il trittico della Crocifissione, databile all'ultimo quarto del secolo, mostra, soprattutto nella tavola centrale, stretti rapporti con la pittura padovana, non solo con Giusto de' Menabuoi (Longhi, 1947), ma anche con la più antica tradizione del Guariento (Ragghianti, 1972), mentre è sempre stata ribadita la venezianità dei santi laterali (Pallucchini, 1964) sulla linea delle formule di Lorenzo e Jacobello di Bonomo. Il polittico frammentario dell'Apocalisse, già in S. Giovanni Evangelista di Torcello (Venezia, Gall. dell'Accademia) è costituito oggi da cinque tavole con la Visione di s. Giovanni, la Vendemmia, la Grande meretrice, la Cavalcata dei re e il Giudizio universale. Nell'opera, a suo tempo attribuita a Giusto de' Menabuoi (Ciartoso Lorenzetti, 1927) e a un suo collaboratore (Bettini, 1944; 1960), Longhi (1947) riconobbe la mano di A., per via delle stringenti affinità stilistiche con il trittico della Crocifissione. Le cinque tavole replicano puntualmente le analoghe scene del ciclo apocalittico affrescato da Giusto nell'abside del battistero di Padova, di cui danno un'elegante e sofisticata versione, confermando il legame diretto di A. con l'ambiente padovano della seconda metà del Trecento.
Bibliografia
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