CORBINELLI, Jacopo
Nato a Firenze nel 1535. Esule dalla patria per ragioni politiche (fu condannato il 21 marzo 1562) trovò protezione e favore presso Caterina de' Medici ed Enrico III; onde ebbe occasione di attiva corrispondenza con letterati italiani e francesi. Morì sullo scorcio del sec. XVI. Fu insigne umanista. Oltre che per l'audace tentativo di rendere Villehardouin in italiano antico (ma la traduzione non fu condotta a termine né ci è pervenuta), è noto soprattutto come editore e postillatore intelligente d'antichi testi. A Parigi pubblicò il Corbaccio del Boccaccio e la Bella mano di Giusto de' Conti, con un'appendice di rime di diversi autori. Importantissima è la sua edizione del De vulgari Eloquentia (Parigi 1577), che per la prima volta fece conoscere il discusso trattato dantesco nella sua veste originale.
Bibl.: V. Crescini, J. C. nella storia degli studi romanzi, in Per gli studi romanzi, Padova 1892, p. 181; Il trattato "De vulgari Eloquentia" per cura di P. Rajna, Firenze 1896, p. 69; S. Debenedetti, Gli studi provenzali in Italia nel Cinquecento, Torino 1911, p. 38. Sul valore delle lettere del C. come fonte storica, segnatamente per la strage dell'agosto del '72, v. P. Rajna, J. C. e la strage di S. Bartolommeo, in Arch. stor. ital., s. 5ª, XXI (1898), p. 54. Per l'umanista e le sue relazioni coi letterati francesi, v. R. Calderini De-Marchi, J. C. et les érudits français, Milano 1914; id., Autori greci nelle epistole di Jacopo Corbinelli, Milano 1915.