JACOPO da Pietrasanta
Non si conosce la data di nascita di questo marmoraio, capomastro e architetto attivo a Roma nella seconda metà del XV secolo, originario di Pietrasanta, figlio di Cristoforo, fratello di Leonardo - presente nel cantiere del porto di Civitavecchia attorno al 1484-85 e carpentiere del palazzo apostolico (Müntz, 1898, pp. 46 s.) - e di Lorenzo (Milanesi, VI).
Müntz sosteneva che J. fosse forse membro della famiglia locale dei Riccomanni; ma la notizia, basata sul semplice fatto che quella famiglia annoverava tra i suoi membri un Cristoforo, fu esclusa dalla critica a cominciare da Milanesi.
La sua attività a Roma è ben documentata a partire dalla metà del secolo, così come il crescente apprezzamento da parte dei pontefici succedutisi da Niccolò V a Innocenzo VIII. È invece frutto di differenti interpretazioni il ruolo con cui partecipò ai più importanti cantieri romani. I documenti, pubblicati per la maggior parte e a più riprese da Müntz, lo indicano talvolta come marmoraio, talaltra come architetto. Quello che è certo è che J., originario di una zona ricca di cave marmoree e quindi di maestranze specializzate nella lavorazione del marmo, arrivò a Roma proprio come esperto in questo campo.
Come "marmoraro" (Müntz, 1878, p. 149) J. esordì infatti nel cantiere del Campidoglio, promosso da papa Niccolò V a partire dal 1451, eseguendo lavori di scalpello, tra cui stemmi, soglie e gradini, cornici di porte e finestre. All'inizio della carriera dovette collaborare anche con Bernardo Rossellino - architetto favorito del medesimo papa - se la portata del catasto del 1457 lo indica tra i creditori di questo, alludendo a un rapporto di lavoro all'epoca già concluso.
Nel 1463-64 J. risulta essere "superstans fabricae pulpiti" (ibid., p. 282) della loggia delle benedizioni, voluta da Pio II Piccolomini presso la basilica di S. Pietro. La critica più recente intende però il suo ruolo come quello del direttore delle maestranze impiegate nei lavori di decorazione piuttosto che come architetto: interpretazione confermata dal suo ruolo di scalpellino, subordinato alla direzione di uno scultore come Isaia (Ganti) da Pisa, nella coeva esecuzione del Tabernacolo di s. Andrea, fatto realizzare da papa Piccolomini all'interno della basilica vaticana per custodire la testa dell'apostolo.
Sotto Paolo II ebbe un ruolo di primo piano nell'importante cantiere del complesso di S. Marco. Nel 1466 firmò il contratto dei lavori insieme con Francesco del Borgo (Francesco di Benedetto Cereo da Borgo San Sepolcro) e con Bernardo di Lorenzo; ma, pur risultando nel gruppo degli architetti, il suo ambito operativo fu probabilmente riservato ancora alla sola decorazione architettonica. Proprio in qualità di esperto di marmi seguì infatti le complesse operazioni di trasporto di una grande vasca antica in serpentino dall'area del Colosseo nell'area del palazzo di Venezia. Inoltre, nel 1467, figura nel cantiere come "superstans marmorariis laborantibus lapides marmoreos" (Müntz, 1879, p. 15), a dirigere le maestranze impiegate nell'esecuzione degli elementi di decorazione architettonica.
L'ampio credito di J. presso il papa gli fruttò la nomina, nel 1468, a "praesidens fabricae palatii apostolici" (ibid., p. 16): un titolo che lo indicava tuttavia non come architetto nel senso pieno del termine, bensì come responsabile delle opere di pietra e marmo. E infatti come tale venne registrato nel 1468-69 per lavori vari in Vaticano e per il restauro coevo di ponte S. Angelo.
Ebbe incarichi anche sotto Sisto IV, che nel giugno del 1472 inviò J. e Bernardo di Lorenzo a compiere un sopralluogo nella basilica di S. Francesco ad Assisi, allo scopo di programmarne una non meglio precisata "necessariam reparationem" (probabilmente si trattò di lavori di pietra: Samperi, 1999, pp. 52 s.), diretta forse dal solo J., come si evince da un pagamento del febbraio dell'anno successivo (Müntz, 1882, p. 208).
Frutto dell'iniziativa privata del cardinale Guglielmo d'Estouteville fu l'affidamento a J., sicuramente in questa occasione in qualità di vero e proprio architetto, della sua opera maggiore: l'ampliamento della chiesa e del convento di S. Agostino.
Nei documenti relativi alla fabbrica - dal contratto di inizio dei lavori, datato 4 nov. 1479, fino alla loro conclusione nel 1482-83 - J. è detto "magistrum architectorem principalem". Con lui collaborò Sebastiano Fiorentino, come J. "peritus in arte architecturae" (per tutti i documenti: Samperi, 1999, passim). Il ruolo di J. fu tuttavia molto limitato dal punto di vista decisionale e progettuale. Nonostante le fonti attribuiscano al cardinale il merito di aver promosso la ricostruzione della chiesa dalle fondamenta, in verità si trattò del proseguimento e della conclusione di un cantiere inaugurato un secolo prima: questo è dimostrato dalla recente analisi tecnica dell'opera, da nuovi riscontri documentari e infine dalle stesse reminiscenze tardomedioevali che, fino agli studi di R. Samperi, avevano contribuito alla definizione di J. come architetto maldestro e dal gusto arretrato. J. probabilmente si trovò a progettare ex novo solo la cupola, le cappelle laterali, parte della decorazione interna e la facciata della chiesa: elementi che invece indicano la sua modernità, se rapportati ad altre fabbriche contemporanee.
Per Innocenzo VIII, oltre ad avere progettato gli apparati per la cerimonia della sua incoronazione e diretto i restauri del palazzo lateranense, J. collaborò alla realizzazione della villa del Belvedere vaticano. Dubbio è tuttavia il suo ruolo nell'ambito di tale cantiere, protrattosi dal 1484 al 1487 (Redig de Campos). Secondo Giorgio Vasari (Le vite…, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1906, p. 296) autore del progetto fu Antonio Benci detto il Pollaiolo, sebbene la fabbrica "fu condotta da altri, per non aver egli molta pratica di murare". La critica più recente attribuisce la direzione del cantiere dell'edificio a Baccio Pontelli (Tafuri, 1995), o a Giovannino (Giovanni) Dolci (Frommel, 1998), e a J. la conduzione di lavori nell'ambito più generale della villa.
J. morì a Roma prima del 31 marzo 1495, data in cui la Camera apostolica eseguì l'ultimo pagamento, indirizzato però alla moglie, per lavori precedentemente fatti nella villa del Belvedere (Redig de Campos).
Fonti e Bibl.: E. Müntz, Les arts à la cour des papes…, I, Paris 1878, pp. 84, 149, 263, 280, 282, 289; II, ibid. 1879, pp. 15 s., 37, 53, 96, 98 s., 327; III, ibid. 1882, pp. 66, 72-74, 155, 208; H. Janitschek, in Repertorium für Kunstwissenschaft, IV (1881), p. 214 (rec.); E. Müntz, Les arts à la cour des papes Innocent VIII, Alexandre VI, Pie III, Paris 1898, pp. 46 s., 77, 94, 136, 166; E. Rodocanachi, Le Capitole romain antique et moderne…, Paris 1904, pp. 33, 41; G. Milanesi, in G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, II, p. 472 n. 2; VI, pp. 104 s.; L. Motta Ciaccio, Scultura romana del Rinascimento, in L'Arte, IX (1906), pp. 182 s.; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, Milano 1908, pp. 386, 536, 970; P. Tomei, L'architettura a Roma nel Quattrocento, Roma 1942, pp. 54, 110, 124-128, 140, 180, 285, 287; R. Rubinstein, Pius II as a patron of art, with special reference to the history of the Vatican, I, London 1957, pp. 208, 267-270; T. Magnuson, Studies in Roman Quattrocento architecture, Stockholm 1958, pp. 289, 292, 339; D. Redig de Campos, Il Belvedere di Innocenzo VIII in Vaticano, in Triplice omaggio a Sua Santità Pio XII, II, Città del Vaticano 1958, pp. 292 s.; G. Urban, Die Kirchenbaukunst des Quattrocento in Rom, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, IX-X (1961-62), pp. 274-276; V. Golzio - G. Zander, Le chiese di Roma dall'XI al XVI secolo, Bologna 1963, pp. 102, 113-116; G. Corti - F. Hartt - C. Kennedy, The chapel of the cardinal of Portugal…, Philadelphia 1964, p. 183; V. Golzio - G. Zander, L'arte in Roma nel secolo XV, Bologna 1968, pp. 122, 142-144, 165 s., 297, 435, 535 s.; M. Breccia Fratadocchi, S. Agostino in Roma. Arte, storia, documenti, Roma 1979, pp. 141 s. e passim; Chr.L. Frommel, Der Palazzo Venezia in Rom, Opladen 1982, passim; Id., Francesco del Borgo: Architekt Pius' II. und Pauls II., in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XX (1983), pp. 126 s.; XXI (1984), p. 88; Id., Il palazzo Vaticano sotto Giulio II e Leone X, strutture e funzioni, in Raffaello in Vaticano (catal., Città del Vaticano), Milano 1984, p. 122; S. Borsi - F. Quinterio - C. Vasic Vatovec, Maestri fiorentini nei cantieri romani del Quattrocento, Roma 1989, pp. 85, 104, 116 s., 119, 142, 146, 175, 200, 211, 219, 226-237, 243, 245-247, 250; F. Benzi, Sisto IV renovator Urbis. Architettura a Roma 1471-1484, Roma 1990, pp. 13, 67-71, 108-113, 250 s.; R. Samperi, La chiesa di S. Agostino a Roma. Considerazioni e ipotesi per una rilettura delle vicende architettoniche nei secoli XIV e XV, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, n.s., 1993, n. 22, pp. 37-60; A. Bruschi, L'architettura religiosa del Rinascimento in Italia da Brunelleschi a Michelangelo, in Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo: la rappresentazione dell'architettura (catal., Venezia), a cura di H.A. Millon - V. Magnago Lampugnani, Milano 1994, p. 147; M. Tafuri, M. Van Heemsckerck, veduta del Belvedere di Innocenzo VIII a Roma, in Francesco di Giorgio architetto (catal., Siena), a cura di F.P. Fiore - M. Tafuri, Milano 1995, p. 292, n. XII.1.3; M. Morresi, Baccio Pontelli tra romanico e romano: la chiesa di S. Maria Nuova a Orciano di Pesaro, il Belvedere di Innocenzo VIII e il palazzo della Cancelleria, in Architettura. Storia e documenti, 1991-96, n. 7, pp. 125-128; M.J. Gill, "Una simile Chosa": Alberti and harmony in the Roman façade, in Pratum Romanum. Richard Krautheimer zum 100. Geburtstag, a cura di R.L. Colella et alii, Wiesbaden 1997, pp. 113-130; Chr.L. Frommel, Roma, in Storia dell'architettura italiana. Il Quattrocento, a cura di F.P. Fiore, Milano 1998, pp. 397, 400-405, 407 s., 431; R. Samperi, L'architettura di S. Agostino a Roma 1296-1483. Una chiesa mendicante tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1999, pp. 23, 32 s., 46 s., 52 s., 59, 61; Id., La chiesa di S. Agostino a Roma: la sintesi quattrocentesca, i progetti di Borromini e Vanvitelli e il rinnovamento ottocentesco, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, n.s., 1999-2002, nn. 34-39, pp. 385-388; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, p. 10, s.v. Pietrasanta, Jacopo (Giacomo) da.