JACOPO di Giovanni, detto Jacone
Nacque a Firenze il 6 febbr. 1495 da Giovanni di Francesco (cfr. Pinelli). Entrò giovane nella bottega di Andrea d'Agnolo (detto Andrea del Sarto), presso la quale, tra il 1524 e il 1527, fu anche Giorgio Vasari; quest'ultimo, avendolo conosciuto, è una delle fonti più attendibili. Nonostante restituisca un'immagine assai colorita e tutto sommato poco edificante delle scelte di vita di J., Vasari riconosce tuttavia alle sue opere e ai suoi disegni una notevole qualità esecutiva. Attorno al 1524 J. si recò a Roma per studiare le facciate dei palazzi affrescate da Polidoro Caldara da Caravaggio e Maturino da Firenze; tornò a Firenze nel 1525 e in quello stesso anno si iscrisse alla Compagnia di S. Luca. Non risulta invece la sua iscrizione all'arte dei medici e degli speziali; e ciò induce a pensare che dopo la morte di Andrea del Sarto, avvenuta nel 1530, J. non avesse autonomia imprenditoriale, ma che continuasse ad appoggiarsi alla bottega di altri, forse a quella di Iacopo Carucci detto il Pontormo, del quale fu collaboratore in più occasioni, alle ville di Careggi e Castello. L'ultima registrazione nella Compagnia di S. Luca è del 31 ott. 1538; e potrebbe quindi trovare un supporto documentario la notizia vasariana secondo la quale J. si ritirò presto dall'attività di pittore. Ciò potrebbe essere confermato anche dalla estrema rarità di opere successive a quell'anno: gli è attribuito un solo disegno, datato 1550, conservato a Londra nel British Museum (Pinelli, p. 19).
Solo poche opere sono conservate delle molte elencate dalle fonti, e principalmente da Vasari. Fra queste è la tavola d'altare, una Madonna e santi, per la cappella Mori in S. Lucia de' Magnoli a Firenze, documentata e datata al 1523, ancora esistente nella chiesa, ma priva della predella. Tradisce, oltre a un'evidente impronta sartesca, anche un certo disagio da parte dell'artista nel confrontarsi con la particolare iconografia dell'opera richiesta dalla committenza, basata su prototipi trecenteschi.
Sempre in gioventù J. fece molti quadri di "Nostre Donne" (Vasari) che vennero acquistati in Francia, forse sulla scia della moda dello stile di Andrea del Sarto, che vi aveva soggiornato nel 1518-19. La critica ha tentato di riconoscere, su base stilistica, alcune di queste Madonne oggi conservate in collezioni pubbliche e private (Muzzi; Angelini; Costamagna - Fabre).
Perdute sono altre opere giovanili citate da Vasari: un tabernacolo con due figure di chiaroscuro a Montici, vicino alla casa di Ludovico Capponi; una tavola con Madonna e santi in S. Remigio a Firenze; alcuni ritratti eseguiti durante il soggiorno romano. Scomparsi già nel XVIII secolo, inoltre, gli affreschi a chiaroscuro sulla facciata del palazzo Buondelmonti a Firenze, che, contrariamente alla notizia vasariana, non raffiguravano storie di Alessandro Magno, ma di Filippo Scolari detto Pippo Spano, il quale aveva in comune con i Buondelmonti il medesimo capostipite (Bocchi - Cinelli). Gli affreschi furono eseguiti forse prima della morte di Andrea del Sarto, se si accoglie la maliziosa affermazione di Vasari che J. aveva utilizzato i disegni del maestro.
Nulla è rimasto dell'arco trionfale progettato e decorato da J. insieme con il coetaneo Francesco di Ubertino detto il Bachiacca, per la festa dell'Annunziata celebrata nella chiesa di S. Felice in Piazza a Firenze il 25 marzo del 1525.
Databile attorno al 1530 è la pala ancora oggi conservata nella terza cappella a sinistra della chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio presso Cortona. La tavola, raffigurante la Madonna con il Bambino e i ss. Giovanni Evangelista, Tommaso di Canterbury, Rocco e Giovanni Battista, tradisce ancora, per stile e composizione, l'influenza di Andrea del Sarto e di fra Bartolomeo di Paolo. Nella stessa occasione e per la medesima chiesa J. eseguì anche una tavola con l'Incoronazione della Vergine, distrutta attorno alla metà dell'Ottocento, cui vanno probabilmente ricondotti due frammenti di predella conservati nel Museo cortonese dell'Accademia Etrusca, raffiguranti la Vergine Addolorata e Maria Maddalena.
Perduti sono invece gli affreschi eseguiti nel palazzo fiorentino e nella villa a Montici di Bongianni Capponi, come pure gli ornamenti a grottesca nella loggia della villa di Careggi. Il duca Alessandro de' Medici aveva incaricato il Pontormo e aiuti (tra cui Agnolo Tori, detto il Bronzino, e J.) di decorare questa loggia, terminata il 13 dic. 1536. Non molto dopo Cosimo de' Medici commissionò al Pontormo di decorare la prima loggia a sinistra della villa di Castello. Anche in questa occasione il Pontormo si avvalse dell'aiuto del Bronzino e di "coloro che avevano fatto quei di Careggi" (Vasari).
Dopo questa notizia, le fonti non aggiungono altro sull'attività pittorica e sulla vita di J., a eccezione della data di morte.
J. morì a Firenze il 31 ott. 1554 (Pinelli) e venne sepolto nella chiesa di Ognissanti.
A lui sono riconducibili, su basi stilistiche e iconografiche, una ventina di disegni sparsi in varie collezioni italiane ed estere. La ricostruzione del corpus grafico ha origine dai fogli 344F e 882F conservati nel Gabinetto dei disegni e stampe degli Uffizi e attribuiti in antico a J. da Baldinucci, ove sono evidenti, più che nelle opere da cavalletto, le iconografie bizzarre e fantastiche che Vasari indicava come sua caratteristica. Emerge anche, oltre all'influenza di Andrea del Sarto e del Pontormo, quella del Rosso Fiorentino (Giovanni Battista di Iacopo), di Michelangelo Buonarroti e della scultura di Baccio Bandinelli e di Niccolò Pericoli detto il Tribolo. Un disegno appartenente a questo gruppo è stato infine riconosciuto da Pinelli come preparatorio per la pala d'altare proveniente dalla chiesa di S. Francesco a Città di Castello, raffigurante la Vergine con il Bambino e i ss. Francesco e Sebastiano, oggi nella locale Pinacoteca comunale, che andrebbe così aggiunta al catalogo del pittore e posta attorno alla fine degli anni Trenta del Cinquecento.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, V, p. 58; VI, pp. 281 s., 450-454; F. Bocchi - G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, p. 195; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua (1681-1728), a cura di F. Ranalli, II, Firenze 1846, p. 221; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 1, Milano 1925, p. 453; G. Fiocco, Primizie di Michelangelo, in Rivista d'arte, s. 3, XXVI (1950), pp. 150 s.; L. Berti, Fortuna del Pontormo, in Quaderni pontormeschi, II (1956), p. 23 n. 3; Id., Il Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona, in Antichità viva, I (1962), 2, p. 60; S. Freedberg, Andrea del Sarto, Cambridge 1963, I, fig. 96; II, pp. 93 s.; L. Bellosi, in Arte in Valdichiana dal XIII al XVIII secolo (catal.), a cura di L. Bellosi - G. Cantelli - M. Lenzini Moriondo, Cortona 1970, pp. 41 s.; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell'arte, I, Firenze 1972, pp. 55 s., 134; J. Byam Shaw, Drawings by old masters at Christ Church, Oxford, I, Oxford 1976, pp. 61-63, nn. 101-107; U. Procacci, Di Jacone scolare di Andrea del Sarto, in Annuario dell'Accademia Etrusca di Cortona, n.s., XI (1979), 18, pp. 447-473; R. Proto Pisani, in Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del Cinquecento, il primato del disegno (catal.), a cura di L. Berti, Firenze 1980, p. 127; A.M. Petrioli Tofani, ibid., pp. 127 s., nn. 246 s.; A. Muzzi, in L'opera ritrovata, omaggio a Rodolfo Siviero (catal.), a cura di B. Paolozzi Strozzi - F. Scalia, Firenze 1984, pp. 95 s., n. 33; A. Angelini, rec. ad Andrea del Sarto 1486-1530. Dipinti e disegni a Firenze, in Prospettiva, 1986, n. 45, pp. 89, 91; M. Ciatti - P. Bracco, La tavola della Trinità e santi dello Jacone, in OPD restauro (Quaderni dell'Opificio delle pietre dure e laboratorio di restauro di Firenze), 1987, n. 2, pp. 122-124; M. Ciampolini, La pittura a Siena nel secondo Cinquecento, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1987, I, p. 362; M. Gori Sassoli, Jacone, ibid., II, p. 743; P. Pazzagli, in Pinacoteca comunale di Città di Castello, I, Dipinti, a cura di F.F. Mancini, Perugia 1987, pp. 191 s., n. 33; A. Pinelli, Vivere "alla filosofica" o vestire di velluto? Storia di Jacone fiorentino e della sua "masnada" antivasariana, in Ricerche di storia dell'arte, 1988, n. 34, pp. 5-34; P. Costamagna - A. Fabre, Di alcuni problemi della bottega di Andrea del Sarto, in Paragone, XLII (1991), 25, pp. 15-28; Dessins italiens du Musée Condé à Chantilly (catal., Chantilly), I, a cura di C. Lanfranc - B. Peronnet, Paris 1995, p. 134, n. 41; C. Monbeig Goguel, Alphabet pour Roseline: dessins italiens peu connus ou redécouvertes (Xe-XVIIIe siècles), in Hommage au dessin. Mélanges offerts à Roseline Bacou, a cura di M.T. Caracciolo, Rimini 1996, pp. 109 s.; Storia delle arti in Toscana: il Cinquecento, a cura di R.P. Ciardi - A. Natali, Firenze 2000, pp. 259 s., 263; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XVIII, p. 277.