JACOPO di Michele (o Gera)
Pittore pisano, documentato dal 1361 al 1395, J. era sicuramente morto nel 1402.Numerosi documenti (Tanfani Centofanti, 1899; Fanucci Lovitch, 1991) presentano J. come abitante in Pisa, nella parrocchia di S. Nicola, impegnato in affari di vario genere. Nel 1368 risulta membro del Collegio peritale che stima i dipinti di Francesco di Neri da Volterra in S. Pietro in Vinculis (od. S. Pierino) a Pisa (Virgili, 1970). Nel febbraio 1387 J. si impegnava a dipingere per Coco d'Amato, setaiolo pisano, una tavola identificabile (Virgili, 1970; 1983) con il polittico proveniente dalla chiesa dell'Annunciata di Palermo, ora conservato nel Mus. Diocesano di questa città; la tavola rappresenta S. Anna con la Madonna e il Bambino (S. Anna metterza) tra i ss. Giovanni Evangelista e Giacomo e reca la firma "Iacopo di Migele dipintore ditto Gera da Pisa me pinse". Nel 1388 J., che aveva dipinto una tavola per l'ospedale di Ponsacco, presso Pisa (Fanucci Lovitch, 1991), venne pagato per aver dipinto, insieme a Giovanni di Cristiano (forse il pittore pistoiese Giovanni di Bartolomeo Cristiani), bandiere per l'Opera del duomo di Pisa. Nell'anno successivo dipinse trenta figure nella galleria esterna intorno alla cupola del duomo e colorì il Crocifisso in marmo sulla porta orientale del Camposanto (ora in S. Michele in Borgo), attribuito a Nino Pisano. Nel 1395 J. insieme a Coco dipintore viene pagato per lavori riguardanti un S. Giovanni Battista in rame, opera dell'orefice senese Turino di Sano, posto a coronamento del battistero pisano.Oltre al polittico palermitano, restano altre due opere firmate (Pisa, Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo) assai simili tra di loro: una Madonna con il Bambino tra i ss. Francesco e Antonio Abate, firmata "Iacopo di Migele dipintore ditto Gera di Pisa mi dipinse", proveniente forse dalla chiesa pisana di S. Matteo, e una Madonna con il Bambino tra le ss. Maria Maddalena e Margherita, firmata "Iachobus dictus Gera me pinxit" e proveniente forse dal S. Nicola di Pisa.Sulla base delle tre opere firmate, assai caratteristiche, è stato agevolmente costituito un piccolo corpus del pittore, comprendente: una tavola (Volterra, Pinacoteca Com.), dello stesso tipo delle due pisane, raffigurante la Madonna con il Bambino tra le ss. Lucia e Caterina d'Alessandria; la veneratissima Madonna con il Bambino, centro di polittico nella pieve di Calci, presso Pisa; due elementi di polittico con S. Giorgio e S. Agata (Palermo, Gall. Regionale della Sicilia); una bandinella già nella parrocchiale di Marti, presso Montopoli in Val d'Arno (San Miniato al Tedesco, Mus. Diocesano d'Arte Sacra), raffigurante nelle due facce rispettivamente la Crocifissione e la Flagellazione tra i ss. Michele Arcangelo e Giovanni Battista.Il documento del lodo peritale del 1368 fa pensare a un pittore già formato, ma, data la notevole uniformità di stile nel corpus di J., non si è in grado di stabilire quali opere precedano e quali seguano il polittico di Palermo, che è del 1387. Tra i pittori presenti a Pisa, è certo Francesco Neri da Volterra quello da cui J. trasse la sua formula pittorica; tramite lui, probabilmente, egli utilizzò stilemi che risalivano a Giovanni di Nicola, per accostarsi poi ai modi impiegati da Barnaba da Modena nella sua felice attività pisana. Notevole è poi l'affinità con l'operare di Cecco di Pietro, che attinse a fonti stilistiche assai simili, e che spesso si trova nei documenti rammentato come suo sodale. J. nel complesso appare pittore di tranquillo mestiere, di quieta e gentile vena e di ambito tutto locale, il che non esclude l'esistenza di suoi clienti tra la colonia pisana di Sicilia.Oltre il padre Michele - definito pittore nel 1371 (quando non era più in vita), ma non identificabile con Michele da Santa Margherita (Tanfani Centofanti, 1899), collaboratore di Francesco da Pisa nel 1301 al mosaico absidale del duomo di Pisa -, altri membri della famiglia di J. sono ricordati come pittori: tale è il caso del fratello Benedetto, attestato come vivente nel 1365 e nel 1371 e come già morto nel 1384; pittore era anche un figlio di costui, Michele di Benedetto, documentato dal 1384 al 1392; un altro figlio, Andrea di Benedetto, veniva nel 1387 posto dal fratello Michele ad apprendere l'arte presso Gaspare di Giovanni, maestro di pietre e legnami. Di tutti costoro non resta alcuna opera, mentre documenti pubblicati di recente (Fanucci Lovitch, 1991) consentono di identificare un figlio pittore di J., indicato come Ghetto di Jacopo di Michele; di lui restano attestazioni dal 1385 al 1404 e una di esse, risalente al 1402, potrebbe riferirsi a lavori per la Compagnia sita nella chiesa pisana di S. Giovanni in Spazzavento. Questo pittore è certo da identificare con l'autore di una tavoletta (Pisa, Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo) raffigurante i Ss. Ludovico da Tolosa, Bartolomeo, Tommaso d'Aquino, Guglielmo d'Aquitania, Giovanni Battista e Giovanni Evangelista e, nella cuspide, il Padre Eterno e l'Annunciazione. Essa infatti reca la firma "Gettus Iacobi de Pisis me pinxit MCCCLXXXXI" e il suo autore si rivela un fedele continuatore dei modi paterni.
Bibl.: L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1899; M. Salmi, La Madonna di Montenero, Liburni civitas 1, 1928, pp. 83-87; G. Vigni, Pittura del Due e Trecento nel Museo di Pisa, Palermo 1950, pp. 109-116; E. Carli, Pittura pisana del Trecento, II, Milano 1961, pp. 54-57; G. Vigni, Dipinti toscani in Sicilia, in Scritti di storia dell'arte in onore di Mario Salmi, II, Roma 1962, pp. 61-73; E. Virgili, Notizie edite ed inedite sui pittori pisani del XIV secolo, Comune di Pisa. Rassegna municipale 6, 1970, 7-8, pp. 63-65; id., Alcuni documenti medievali relativi ai rapporti tra Pisa e la Sicilia conservati nell'Archivio arcivescovile di Pisa, in Immagine di Pisa a Palermo, "Atti del Convegno, Palermo-Agrigento-Sciacca 1982", Palermo 1983, pp. 597-610; A. Caleca, Pittura del Duecento e del Trecento a Pisa e a Lucca, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 233-264: 255; id., Jacopo di Michele, ivi, II, p. 587; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVIII secolo, Pisa 1991; E. Carli, La pittura a Pisa dalle origini alla ''bella maniera'', Pisa 1994, pp. 96-99.