JACOPO di Mino del Pellicciaio
Pittore senese ricordato dal 1320 al 1396 in numerosi documenti, che attestano sia i suoi incarichi pubblici sia le sue commissioni artistiche (Milanesi, 1854).In un documento pistoiese del 1349 ca. (Pistoia, Arch. di Stato, S. Giovanni Fuorcivitas, Entrata e Uscita, 1347-1350, Patrimonio Ecclesiastico, 449; Chiappelli, 1900), nel quale si disputava quale fosse il migliore artista da Giotto in poi, J. compare tra i "maestri di Siena li quali ci sono dati per li migliori", a prova della sua fama e importanza anche fuori dei confini della città natale. Iscritto all'Arte dei pittori senesi nel 1355, nel 1363 e nel 1389, J. venne ripetutamente pagato per lavori e per perizie artistiche da parte del Comune, del duomo e dello Spedale di S. Maria della Scala; nel 1374 è registrato un pagamento in favore di "magistro Jacobo de Senis pictore" per un affresco, ora perduto, con la Maestà con vari santi, fra cui Cristoforo, nel palazzo Nuovo dei Priori di Montepulciano (Arch. Com., Apodisse dei Priori, 1374-1375, 3, c. 42v; Calabresi, 1981). Nel 1382 J. ricevette un compenso per un "disegnamento che dié a l'uopera della facciata di S. Giovanni"; poiché il disegno preparatorio per la facciata del battistero di Siena (Mus. dell'Opera della Metropolitana, nr. 20) risulta della prima metà del Trecento, è ipotizzabile che il pittore non ne fosse l'autore e nemmeno fosse il progettista della facciata, ma lo avesse soltanto ceduto all'Opera (Toesca, 1951; Degenhart, Schmitt, 1968).Nonostante le numerose testimonianze documentarie, due sole sono le opere certe di J. che sono pervenute: la Madonna con il Bambino della chiesa di S. Martino a Sarteano (prov. Siena), che reca la scritta: "Jacobus Mini de Senis me pinxit A(nno) Do(mini) MCCCXLII", e il trittico raffigurante lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria e i Ss. Antonio abate e Michele Arcangelo, proveniente dalla distrutta chiesa di S. Antonio in Fonte Branda di Siena (Pinacoteca Naz., inv. nr. 145), che reca la scritta "Jacobus Mini de Senis me pinxit MCCCLXII tempore presbiteri Mathei rectoris Sancti Antonius".Sulla base dei numerosi documenti e di queste due opere, gli studi (Mason Perkins, 1930; Van Marle, 1934; Carli, 1955) si sono mossi per ricostruire la carriera artistica del pittore. Un passo decisivo per il suo 'risarcimento' è rappresentato da un saggio di Bellosi (1972) che attribuisce all'attività giovanile di J. un gruppo di opere già riunite da Longhi (1955) e successivamente ampliato da Donati (1968), il cui autore era stato indicato con il nome di Maestro degli Ordini, dagli affreschi raffiguranti i fondatori degli ordini religiosi nella volta del coro della chiesa di S. Francesco a Pisa.Il percorso di J. si svolse inizialmente sotto l'influenza determinante dello stile dei Lorenzetti, e in particolare di quello di Ambrogio, con committenze legate prevalentemente all'Ordine francescano; sono da citare: i già ricordati affreschi raffiguranti i fondatori degli ordini religiosi nella chiesa di S. Francesco a Pisa, che mostrano un riflesso della fase pisana di Taddeo Gaddi, al quale li riferiva Vasari, riportandone la perduta iscrizione con la firma e la data del 1342 (Le Vite, II, 1967, p. 206); la Maestà frammentaria staccata dalla chiesa di S. Francesco a San Miniato (Mus. Diocesano d'Arte Sacra); la citata Madonna con il Bambino a Sarteano; la Madonna con il Bambino e i ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista e l'Annunciazione a S. Francesco a Sarteano; i due affreschi con la Crocifissione nell'Oratorio di S. Bartolomeo e nella chiesa di S. Maria Maddalena e un'Annunciazione e una Madonna con il Bambino tra i ss. Antonio Abate e Caterina d'Alessandria nella chiesa di S. Maria degli Angeli a Città della Pieve; la Crocifissione ad affresco in S. Francesco a Cortona; la Madonna con il Bambino e Redentore benedicente nella cuspide, centro di polittico (Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte di Arte Antica); la Madonna con il Bambino e il Redentore benedicente nella cuspide (Waco, Martin Mus. of Art, Baylor Univ.); il frammento con la testa di s. Lorenzo (Gotha, Mus. der Stadt, Schlossmus.); una testa di santo (Londra, già G. Gronau Coll.).A partire dagli anni sessanta lo stile di J. mostrò un deciso cambiamento, orientandosi progressivamente verso l'arte di Simone Martini e di Lippo Memmi, dai quali riprese con impegno e originalità lo spiccato senso decorativo. A questa fase appartengono: il polittico cuspidato con la Madonna con il Bambino e i ss. Chiara, Giovanni Battista, Agostino e Francesco (Siena, Pinacoteca Naz., inv. nr. 58); il trittico con lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria, quattro angeli, i ss. Ansano, Maria Maddalena, Eulalia, e nei pinnacoli il Redentore, la Vergine e l'Angelo annunciante (Perugia, Gall. Naz. dell'Umbria); l'affresco con i Ss. Bartolomeo e Barbara nella chiesa di S. Francesco ad Asciano; il trittico con lo Sposalizio di s. Caterina d'Alessandria tra i ss. Antonio Abate e Michele Arcangelo, firmato e datato 1362 (Siena, Pinacoteca Naz., inv. nr. 145); l'Incoronazione della Vergine, capolavoro dell'artista, proveniente dal convento di S. Francesco a Montepulciano (Mus. Civ.); il dittico con l'Annunciazione (Fiesole, Mus. Bandini); la Maestà ad affresco, frammentaria e ridipinta, trasferita nel 1852 in una cappella della chiesa di S. Francesco a Siena (già nel chiostro del seminario Arcivescovile).L'importanza di J. risiede essenzialmente nel nuovo indirizzo da lui espresso ed esercitato sulla pittura locale della seconda metà del Trecento, che, allontanandosi dalle suggestioni lorenzettiane, inaugurava, in largo anticipo su Francesco di Vannuccio, Niccolò di Bonaccorso e Paolo di Giovanni Fei, il recupero intenzionale e meditato dell'arte di Simone Martini che caratterizzò l'arte senese fino ai primi decenni del Quattrocento.
Bibl.: Fonti. - G. Vasari, Le Vite de' più eccellenti pittori scultori ed architettori, a cura di G. Milanesi, I, Firenze 1878; G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854.Letteratura critica. - A. Chiappelli, Di una tavola dipinta da Taddeo Gaddi e di altre antiche pitture nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas in Pistoia, Bullettino storico pistoiese 2, 1900, pp. 1-6; F. Mason Perkins, Su alcuni dipinti di Giacomo di Mino del Pellicciaio, Bullettino senese di storia patria, n.s., 1, 1930, pp. 243-267; R. Van Marle, Le scuole della pittura italiana, II, La scuola senese del XIV secolo, den Haag-Firenze-Roma 1934; Toesca, Trecento, 1951; E. Carli, Dipinti senesi del Contado e della Maremma, Milano 1955; R. Longhi, Il maestro degli Ordini, Paragone 6, 1955, 65, pp. 32-36; B. Degenhart, A. Schmitt, Corpus der italienischen Zeichnungen 1300-1450. I. Süd- und Mittelitalien, 4 voll., Berlin 1968; P.P. Donati, Aggiunte al ''Maestro degli Ordini'', Paragone 19, 1968, 219, pp. 67-70; L. Bellosi, Giacomo di Mino del Pellicciaio, BArte, s. V, 57, 1972, pp. 73-77; M.S. Frinta, Deletions from the Oeuvre of Pietro Lorenzetti and Related Works by the Master of the Beata Umiltà, Mino Parcis da Siena, and Jacopo di Mino del Pellicciaio, MKIF 20, 1976, pp. 271-300: 282-299; I. Calabresi, A Montepulciano c'è una maestà del pittore senese Jacopo di Mino, La Nazione (cronaca di Siena), 21 aprile 1981; C. De Benedictis, Pittura e miniatura del Duecento e del Trecento in terra di Siena, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 325-363.