JACOPO di Paolo
Pittore bolognese documentato dal 1378 al 1426.J. è già detto pittore, residente nella cappella di S. Procolo, in un documento del 31 dicembre 1378, quando donò 100 ducati d'oro alla nipote Andreuccia (Filippini, Zucchini, 1947-1968, I, p. 135). La data 1384 si leggeva insieme alla sua firma negli affreschi della chiesa dei Ss. Naborre e Felice a Bologna (Malvasia, Felsina pittrice). Il 30 novembre 1391 J. venne nominato vicario di Budrio e castellano della rocca di Cento; nel 1393 venne preposto all'ufficio delle strade, dei ponti e delle acque di Bologna; il 4 marzo dello stesso anno fu pagato per aver disegnato sei mezze figure di santi che lo scultore Paolo di Bonaiuto da Venezia doveva eseguire nel basamento della facciata di S. Petronio. Nel 1399 venne pagato per aver compiuto un sopralluogo alle fortezze di Romagna ed eletto tra i massari delle Arti. Il 14 febbraio 1402, risiedendo nella cappella di S. Caterina di Saragozza, si impegnò a eseguire per conto di Francesco de Grassi una tavola per l'altare di S. Orsola nella chiesa di S. Giacomo, simile a quella posta sull'altare maggiore della chiesa di S. Cecilia. Il 21 settembre 1402 venne incaricato di costruire un modello della chiesa di S. Petronio. Il 25 maggio 1406 promise cento lire al pittore modenese Bartolomeo degli Erri, residente a Bologna. Tra il 1407 e il 1408 gli vennero pagate quindici lire per avere affrescato le Storie di s. Procolo nel chiostro del convento omonimo. L'11 dicembre 1415 si impegnò a dipingere entro un anno, per conto di Rainaldo Formaglino, la 'croxe grande' eseguita dal maestro di legname Tommasino da Baiso con il figlio Arduino per la cattedrale di S. Pietro. Il 16 luglio 1416 venne pagato dal tesoriere del Comune 101 lire per avere eseguito assieme ad Antonio di Filippo tredici vessilli con immagini di santi. Secondo una fonte settecentesca (Libro economico, Bologna, Arch. di Stato, S. Giacomo, II, c. 49v), nel 1420 J. eseguì assieme a Pietro di Giovanni due polittici per gli altari di s. Lorenzo e di s. Bartolomeo nella chiesa di S. Giacomo. Il 9 maggio 1425 si impegnò a sovraintendere ai lavori del campanile di S. Pietro, da edificare entro il successivo settembre; ulteriori pagamenti sono registrati in date 24 settembre e 26 novembre. Il 15 aprile 1426 stipulò un atto con il figlio Orazio. Il 1° febbraio 1430 quest'ultimo veniva già detto "quondam magistri Jacobi" (Filippini, Zucchini, 1947-1968, II, p. 131).Questi documenti testimoniano un'attività al cui crescente prestigio professionale si accompagnavano importanti riconoscimenti in campo pubblico. La produzione di J. nota prende avvio con le due Storie di Mosè affrescate nella chiesa di S. Apollonia di Mezzaratta, alle porte di Bologna: Mosè presenta le tavole della legge e la Punizione dei ribelli al sacerdozio di Aronne (Bologna, Pinacoteca Naz.), connotate da un forte accento neogiottesco che rimanda all'esperienza di Jacopo Avanzi (al quale sono state talora attribuite; Ragghianti, 1972). Di un soggiorno di J. a Padova, dove si era svolta l'ultima attività di Avanzi, testimoniano del resto le miniature che decorano un De viris illustribus di Francesco Petrarca eseguito per la famiglia padovana Papafava (Darmstadt, Hessische Landes- und Hochschulbibl., 101; Medica, in Il tramonto del Medioevo a Bologna, 1987, pp. 163-166). Rispetto ad Avanzi, J. si connota tuttavia per un fare arcaizzante che determina il sapore involontariamente grottesco delle raffigurazioni e che si rileva anche in opere analogamente databili agli anni settanta, come la piccola Madonna in trono di Bologna (coll. privata) e la Madonna con il Bambino di Milano (già Coll. Agosti; Benati, 1986, tav. 1) o il dittico diviso tra Firenze (Fond. Longhi; Martirio di S. Margherita) e Crema (Coll. Stramezzi; S. Margherita in carcere). La risentita plasticità delle figure di J. si nutre anche grazie al confronto con gli scultori accanto ai quali egli si trovò in più occasioni a lavorare: da Paolo di Bonaiuto al Maestro di S. Petronio, a Tommasino da Baiso. Pochi risultano i punti di riferimento ai quali ancorare la sua ricca produzione superstite: nel 1386 venne edificata la Camera degli Atti, per la quale Jacopo Bianchetti gli commissionò la tavola con l'Annunciazione (Bologna, Coll. Com. d'Arte), che si ispira al celebre affresco della chiesa dell'Annunziata a Firenze e che nell'architettura del fondo riprende le potenti volte costolonate progettate da Antonio di Vincenzo per quell'ambiente. Il testamento di Bartolomeo Bolognini (10 febbraio 1408), nel quale si lasciavano disposizioni in merito alla decorazione della cappella in S. Petronio, non menziona il polittico che vi figura tuttora sull'altare, eseguito in collaborazione con un forte scultore (Maestro di S. Petronio), e probabilmente già in essere a quella data. Alla notizia settecentesca circa due polittici eseguiti nel 1420 insieme a Pietro di Giovanni delle Tovaglie sono stati ricollegati il polittico firmato tuttora in S. Giacomo con l'Incoronazione della Vergine e, in posizione eminente tra i santi laterali, s. Lorenzo, nonché due tavole con i Ss. Bartolomeo e Pietro (Bologna, Pinacoteca Naz.; Arcangeli, in Nuove acquisizioni, 1971, pp. 15-17). Che si tratti di opere tarde è dichiarato dal vistoso avvicinamento ai modi tardogotici di Giovanni da Modena, evidente negli abbondanti panneggi falcati e nelle pungenti fisionomie dei personaggi. Del pari tarda deve essere considerata la croce tuttora in S. Giacomo, dipinta sui due lati e in antico occupata nel recto da un crocifisso ligneo. Accanto ai dipinti di destinazione pubblica, di cui restano numerose testimonianze - Incoronazione della Vergine con due donatori (Avignone, Mus. du Petit Palais, 1400 ca.); Incoronazione della Vergine (Bologna, Mus. di S. Giuseppe, 1400 ca.); S. Stefano (Bologna, Mus. di S. Stefano, 1390 ca.); croce dipinta (Bologna, Coll. Com. d'Arte, 1400 ca.); S. Elena, aggiunta al Crocifisso di S. Maria del Borgo (Bologna, Pinacoteca Naz., 1390 ca.); trittico proveniente da Ss. Naborre e Felice (Bologna, Pinacoteca Naz., 1420 ca.); Incoronazione della Vergine, firmata (Bologna, Pinacoteca Naz., 1400 ca.); tre tavolette con coppie di Apostoli, appartenute a una predella (Bologna, Pinacoteca Naz., 1420 ca.); affresco con l'Incoronazione della Vergine e santi (Faenza, S. Francesco, 1390 ca.); i Ss. Giovanni Battista e Francesco (esposti a Londra, Sotheby's, 13 dicembre 1978, nr. 44) -, la sua produzione comprende anche opere di piccole dimensioni e di destinazione privata: trittico di Mannenbach-Salenstein (Napoleonmus. Arenenberg, 1420 ca.); trittico di Bologna (Mus. di S. Stefano, 1390 ca.); Pietà (già Francoforte, Coll. Bauer); Crocifissione con una donatrice (Nashville, Cohen Memorial Mus. of Art, 1400 ca.); trittico esposto a Roma (Christie's, 13 dicembre 1988, nr. 28, 1420 ca.); S. Stefano (ubicazione ignota). Anche l'attività di J. come miniatore copre un lungo arco di tempo: due illustrazioni sui frontespizi degli Statuti dell'Arte della seta e degli Statuti della Compagnia di S. Giacomo di Loreto (Bologna, Arch. di Stato, cod. min. 56; 58) sono datate l'una prima del 1398 e l'altra al 1424.
Bibliografia:
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Letteratura critica. - J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, IV, Firenze 1887, pp. 82-83; R. Baldani, La pittura a Bologna nel secolo XIV, Documenti e studi della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna 3, 1909, pp. 375-488; L. Frati, Una famiglia di pittori bolognesi, L'Arte 14, 1911, pp. 263-268; Van Marle, Development, IV, 1924, pp. 463-469; W. Arslan, Jacopo di Paolo, RINASA 3, 1932, pp. 211-225; G. Zucchini, Catalogo delle Collezioni Comunali d'arte di Bologna, Bologna 1938, pp. 78-80; R. Longhi, La mostra del Trecento bolognese, Paragone 1, 1950, 5, pp. 5-44: 20-21; Toesca, Trecento, 1951, p. 746; S. Bottari, C. Volpe, La pittura in Emilia nella prima metà del Quattrocento, Bologna 1958 (rist. in C. Volpe, La pittura nell'Emilia e nella Romagna, Modena 1993, pp. 72-78); G.L. Mellini, Altichiero e Jacopo Avanzi (Studi e documenti di storia dell'arte, 7), Milano 1965, p. 94; F.R. Shapley, Paintings from the Samuel H. Kress Collection. Italian Schools XIII-XV Century, London 1966, n. 197; F. Arcangeli, Pittura bolognese del '300 in San Giacomo Maggiore, in Il tempio di San Giacomo Maggiore in Bologna, a cura di C. Volpe, Bologna 1967, pp. 101-115: 110-112; Nuove acquisizioni per i Musei dello Stato 1966-1971, cat., Bologna 1971; C.L. Ragghianti, Stefano da Ferrara, Firenze 1972, pp. 37-40; R. Longhi, Il tramonto della pittura medioevale nell'Italia del nord (1935-1936), in id., Opere complete, VI, Lavori in Valpadana, Firenze 1973, pp. 91-153: 99-102; A. Conti, Jacopo di Paolo, in Pittura bolognese del '300. Scritti di Francesco Arcangeli, Bologna 1978, pp. 240-254; C. Volpe, La pittura gotica. Da Lippo di Dalmasio a Giovanni da Modena, in La basilica di San Petronio in Bologna, I, Cinisello Balsamo 1983, pp. 213-294: 267; D. Benati, Un altarolo portatile di Jacopo di Paolo, Paragone 37, 1986, 431-433, pp. 5-10; R. Grandi, Pittura tardogotica in Emilia, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, Milano 1986, pp. 204-221; Il tramonto del Medioevo a Bologna. Il cantiere di San Petronio, a cura di R. D'Amico, R. Grandi, cat., Bologna 1987; G. Freuler, ''Manifestatori delle cose miracolose''. Arte italiana del '300 e '400 da collezioni in Svizzera e nel Liechtenstein, cat., Lugano 1991, p. 290, nr. 26.