LAFRI, Jacopo
Figlio di Gismondino, nacque a Pistoia nel 1544. La famiglia era piuttosto nota nell'ambiente cittadino e contava tra i suoi componenti diversi rappresentanti nel Collegio dei priori. Fu probabilmente il padre, scultore e incisore, il maggiore responsabile della sua formazione artistica (Romby, p. 76).
Il primo incarico documentato che il L. condusse autonomamente gli fu offerto, quando ormai aveva superato i quaranta anni, dagli Operai della Madonna dell'Umiltà, intenzionati a sanare in modo definitivo i dissesti che interessavano l'edificio a seguito della costruzione della cupola vasariana.
In realtà il compito si rivelò assai più impegnativo del previsto e lo coinvolse, in diversi momenti, lungo tutto il corso della sua vita. Fu B. Ammannati, dopo aver seguito personalmente i lavori di consolidamento per circa dieci anni, a suggerire, nell'estate del 1585, il L. come esecutore del suo progetto di cerchiatura della cupola.
Ai primi mesi del 1592 i documenti attribuiscono al L. la progettazione e realizzazione di un pergamo ligneo e di una ringhiera in ferro destinata a proteggere l'organo, sempre per la chiesa dell'Umiltà (Fossi, p. 22).
Nel 1594 il L. collaborò con il padre alla trasformazione della cappella del Ss. Sacramento nella cattedrale cittadina di S. Zeno (Romby, p. 76). Tre anni dopo gli Operai della Madonna dell'Umiltà, preoccupati dall'insorgere di nuovi allarmanti segnali di instabilità nella cupola, decisero di nominare ufficialmente il L. architetto responsabile della Fabbrica. Il suo primo intervento riguardò il progetto di risistemazione del presbiterio a cui fece seguito l'adozione di una serie di ulteriori provvedimenti riguardanti la cupola che lo impegnarono per diversi anni (Fossi, pp. 23 s.).
Al 1598 risale il secondo importante incarico che pure lo occupò per gran parte della sua vita professionale, ovvero la sua nomina ad "architetto e ingegnere della Fabbrica" della cattedrale pistoiese, il cui impianto spaziale, per volere dei canonici del capitolo, si doveva rinnovare attraverso l'annessione di una tribuna (Romby, pp. 81, 88).
I lavori di costruzione di questa procedettero piuttosto rapidamente: il 23 apr. 1599 fu posta la prima pietra e nel giro di pochi mesi si giunse alla modellazione dei capitelli, curata personalmente dal L., e alla successiva progettazione delle volte. Nel corso del 1601 la costruzione era ormai giunta alla delicata fase della realizzazione delle coperture e i documenti testimoniano dell'impegno con il quale egli seguì personalmente ogni aspetto del lavoro. Nel luglio del 1602 l'opera di muratura venne conclusa, furono smontati i ponteggi ed ebbero inizio i lavori di rivestimento e decorazione (ibid., pp. 88-91).
Si ignorano i motivi che spinsero il L. a rinunciare, agli inizi del 1606, alla carica di architetto responsabile della Fabbrica della Madonna dell'Umiltà (Fossi, p. 24).
Ai primi anni del XVII secolo dovrebbe risalire il suo intervento in una delle residenze della famiglia Sozzifanti, la villa degli Imbarcati, i cui moduli stilistici e architettonici sembrano riconducibili al L. (Romby, pp. 93 s.).
Intorno al 1608 i canonici del capitolo della cattedrale, in seguito alla scoperta di evidenti segni di cedimento nel pavimento della tribuna e nella volta della sottostante cripta, richiesero l'intervento dell'ingegnere granducale Gherardo Mechini, il quale suggerì il completo rifacimento delle volte. La convocazione del tecnico fiorentino fu interpretata dal L. come un palese atto di sfiducia nei confronti del suo operato; ed egli decise di abbandonare immediatamente il cantiere. L'esito della disputa fu favorevole al L. che ottenne non solo il riconoscimento ufficiale delle sue qualità professionali, ma pure la riconferma "de iure" del suo ruolo di unico responsabile della Fabbrica (ibid., pp. 83 s.).
Negli anni 1613-14 i documenti lo ricordano come autore del disegno del portale del palazzo Ganucci Cancellieri; ma è forse da attribuirsi al L. l'impostazione dell'intero prospetto.
La presenza di notevoli assonanze stilistiche e di una singolare coincidenza di tecniche esecutive con questa facciata ha portato la critica ad assegnargli anche il palazzo del Priorino, a essa probabilmente coevo. Incerta è la sua partecipazione alla costruzione della villa di Paterno ancora di proprietà della famiglia Sozzifanti.
Sempre nel corso del 1614 egli progettò per la tribuna della cattedrale le balaustre in marmo che possono essere considerate il momento conclusivo di quel prestigioso incarico.
Negli ultimi anni della sua attività, che verosimilmente interessò anche altri palazzi pistoiesi, dovette nuovamente occuparsi della cupola della Madonna dell'Umiltà.
Gli Operai, preoccupati per le condizioni statiche dell'edificio, chiesero al L. una nuova analisi del complesso. Quest'ultimo impegno si concretizzò nella nota relazione che l'architetto redasse dopo aver riesaminato le principali cause del dissesto, evidenziando le responsabilità che egli riteneva fossero da attribuire all'intervento di G. Vasari e suggerendo infine un'opera radicale di risoluzione (Romby, pp. 80, 92 s.). Egli giunse alla conclusione che i punti di debolezza fossero da individuare soprattutto nell'imposta della cupola esterna e nei costoloni, sottoposti a un eccessivo peso, e suggerì dunque lo smontaggio di parte di questa calotta per rinforzare le murature e realizzare una serie di interventi di ammorsaggio, al fine di ottenere un miglior collegamento tra le strutture.
Quest'ultimo progetto non ebbe alcun seguito operativo, poiché poco dopo, l'8 ott. 1620, il L. morì a Pistoia (Tolomei).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, IV, Firenze 1879, pp. 169-176; F. Tolomei, Guida di Pistoia…, Pistoia 1821, pp. 14, 19, 26, 29, 95, 115; G. Tigri, Pistoia e il suo territorio, Pescia e i suoi dintorni, Pistoia 1854, pp. 132, 135, 138-140, 217, 268, 327 s.; O.H. Giglioli, Pistoia nelle sue opere d'arte, Firenze 1904, pp. 11-14, 129, 142 s.; C. Sguazzoni, Architettura del Seicento pistoiese, in Architettura e interventi territoriali nella Toscana granducale, Firenze 1972, pp. 89-92; Pistoia: una città nello Stato mediceo, Pistoia 1980, pp. 160-164, 185-195; V. Franchetti Pardo, J. L.: un architetto pistoiese tra Cinquecento e Seicento, in Boll. del Centro di studi per la storia dell'architettura, 1980, n. 27, pp. 76-84; M. Fossi, Regesto dei lavori eseguiti alla basilica dell'Umiltà di Pistoia dal 1585 al 1637, in Antichità viva, XXII (1983), 1, pp. 22-28; G.C. Romby, J. L., architetto pistoiese del Cinquecento. Novità documentarie, in Bull. stor. pistoiese, XCI (1989), 24, pp. 75-94; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 215; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 322.