MORELLI, Jacopo
MORELLI, Jacopo. – Nacque a Venezia il 14 aprile 1745 da una famiglia di origini ticinesi trasferitasi nella città veneta da pochi anni per ragioni economiche, trasferimento che ha spinto alcuni a considerare erroneamente Morelli nativo della Svizzera.
Avviato dal padre alla carriera ecclesiastica, «indossò l’abito del chierico» (Moschini, 1820, p. II), dopo aver frequentato la scuola tenuta da Federigo Testa, che forniva ai suoi studenti una formazione composita quanto superficiale.
Alla conoscenza degli autori classici, soprattutto della lingua greca, provvide la frequentazione del convento dei domenicani dei gesuati delle Zattere di Venezia, presso il quale Morelli spiccò ben presto per la sua capacità di identificazione e di datazione di opere in greco e in latino, a stampa e manoscritte. Qui fu notato dal domenicano Gian Bernardo De Rubeis (1687-1775), uno dei più eruditi bibliofili europei, il quale introdusse Morelli nel composito mondo del patrimonio librario di Venezia, costituito da biblioteche di comunità religiose e di nobili veneziani che raccoglievano edizioni rarissime, manoscritti e codici giunti in città negli ultimi secoli attraverso varie vicissitudini o, talvolta, comprati sulla piazza cittadina, rimasta, nonostante la decadenza politicoeconomica della Repubblica di Venezia, una delle più vivaci per quanto riguardava il mercato editoriale.
De Rubeis accompagnò il giovane allievo nel compito della redazione dei cataloghi di molte di queste biblioteche, cataloghi necessari quando queste entravano a far parte dei beni di un’eredità o erano oggetto di lascito a favore di un’istituzione ecclesiastica, come nel caso della biblioteca di Apostolo Zeno, che conteneva volumi a stampa e codici di autori classici e fu donata al convento dei gesuati delle Zattere. Di questa biblioteca, soprattutto dei suoi numerosi manoscritti, Morelli divenne rapidamente un esperto, sviluppando competenze grazie alle quali fu in grado di identificare e datare una serie di manoscritti successivamente confluiti nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia.
Al momento della morte di De Rubeis, nel 1775, Morelli era già noto a Venezia per le sue conoscenze degli autori classici e contemporanei e per la pubblicazione dei cataloghi delle biblioteche. In quegli anni cominciarono a essere editati i suoi preziosi cataloghi delle collezioni manoscritte latine e italiane di nobili veneziani, a partire nel 1771 dalla prima parte del catalogo della biblioteca di Tommaso Giuseppe Farsetti (la seconda parte uscì nel 1788), mentre nel 1776 fu la volta del catalogo della biblioteca personale del nobile Giacomo Nani, particolarmente importante per la presenza di codici di opere latine. Fin dal principio Morelli non si limitò alla catalogazione dei manoscritti degli autori latini e greci, ma si rese spesso egli stesso editore di questi testi, pubblicati con le sue annotazioni, con il chiaro intento di promuoverne la conoscenza e di mostrare la ricchezza del patrimonio librario e le peculiarità dei codici presenti a Venezia.
In questo orizzonte si colloca anche la pubblicazione nel 1774 della Dissertazione storica della pubblica libreria di san Marco a Venezia con la quale Morelli si proponeva di offrire a un ampio pubblico una presentazione della Biblioteca nazionale Marciana quale elemento fondamentale nella storia della Repubblica di Venezia.
In questa sua opera, che gli dette una certa notorietà, ma gli causò anche qualche polemica per essersi voluto occupare di una materia senza avere ancora alcun titolo per farlo, si soffermava sul fatto che la biblioteca contenesse un tale numero di libri e di manoscritti che la rendevano un bene prezioso per Venezia. La ricchezza della Biblioteca nazionale Marciana era infatti il risultato di un’azione plurisecolare, iniziata con l’imponente donazione da parte del cardinale Bessarione e poi proseguita con una serie di lasciti fino alla promulgazione della legge, nel 1603, che imponeva agli stampatori veneziani di donare una copia di ogni volume edito.
Con la pubblicazione di questa opera Morelli si candidava a un ruolo di primo piano nella gestione della biblioteca tanto che cominciò a circolare il suo nome per l’eventuale successione di Anton Maria Zanetti (1706-1778) per la carica di custode. In quel periodo quali nacque la collaborazione con il nobile veneziano Tommaso Giuseppe Farsetti (1720-1791), il quale giocò un ruolo fondamentale nella carriera di Morelli, sostenendone finanziariamente i soggiorni in numerose città venete, soprattutto a Padova fra il 1775 e il 1778. Questi soggiorni gli offrirono la possibilità di conoscere nuove biblioteche e contribuirono a far crescere la sua notorietà ben oltre l’ambiente veneziano, creando anche una rete di contatti e di relazioni con eruditi e letterati, che lo accompagnarono per tutta la vita, come mostra la sua corrispondenza privata (1820, pp. 103-302). Fu soprattutto Farsetti a farsi promotore della sua candidatura a custode della Biblioteca nazionale Marciana nel 1778, dopo la morte di Zanetti, e ne ottenne la nomina con non poche difficoltà dal momento che non mancavano altre candidature al prestigioso incarico.
Il prestigioso incarico proiettò Morelli in una nuova dimensione, tanto che nel 1792 venne nominato anche responsabile del controllo dei libri importati a Venezia, assumendo quindi un ruolo fondamentale nella circolazione e nella conservazione del patrimonio librario. Questa nomina costituiva un ulteriore segno del potere del quale Morelli godeva ed equivaleva a un riconoscimento delle capacità e delle competenze di cui aveva dato prova fin dai primi anni del suo incarico nella biblioteca, quando si era preoccupato di trovare le risorse economiche per una sua migliore sistemazione e di recuperare manoscritti, in particolare i codici di opere letterarie, dall’archivio del Consiglio dei dieci.
All’arricchimento del patrimonio della biblioteca contribuirono anche i lasciti di alcuni nobili che scelsero questa opzione nonostante le incertezze politiche sul futuro della Repubblica, in virtù dell’amicizia che Morelli aveva stretto con loro, confidando nelle sua capacità di rafforzare il prestigio della biblioteca.
La trasformazione della Repubblica di Venezia in una provincia dell’Impero, a seguito del Trattato di Campoformio del 1797 tra la Repubblica francese e l’Austria, determinò molti cambiamenti nel mondo dell’editoria veneziana, che entrò in profonda crisi. Per la Biblioteca nazionale Marciana si aprivano tempi convulsi dal momento che l’arrivo degli austriaci provocò un depauperamento del patrimonio librario pubblico e privato con numerose confische e sparizioni: solo le prime di una stagione nella quale «non si saprebbe dichiarare il vivissimo dolore che il Morelli sofferse e nell’anno 1797 e qualche altra volta ancora, costretto che fu a far consegna di sceltissimi libri e stampati e manoscritti che non si dovevano portare altrove » (Moschini, 1820, p. XVII ).
Nel 1799 Morelli venne nominato direttore della biblioteca e ricoprì questo incarico fino alla morte cercando di favorire, in ogni modo, la conservazione e la crescita del patrimonio librario, messo in pericolo dai cambiamenti politici che caratterizzarono in quegli anni la storia di Venezia, passata nel 1805 dal dominio austriaco al Regno d’Italia instaurato da Napoleone e poi di nuovo e definitivamente assegnata all’Austria nel 1815.
Gli anni trascorsi sotto l’influenza dell’Impero napoleonico furono caratterizzati da nuove soppressioni e requisizioni delle biblioteche delle comunità religiose, tanto che quasi tutte si disciolsero e sparpagliarono. In queste circostanze Morelli si segnalò per la tempestività con la quale seppe intervenire nella redazione di cataloghi dei libri e dei manoscritti che prendevano la via della Francia, riuscendo a far sì che una parte di essi fosse incamerata dalla Biblioteca nazionale Marciana che così, nonostante l’ostilità del nuovo governo, vide crescere il suo patrimonio. Il lavoro di Morelli consentì di censire inoltre quasi totalmente le opere portate in Francia, ponendo in tal modo le premesse per il loro recupero una volta caduto l’Impero napoleonico.
Tra i fondi di comunità religiose soppresse giunti alla biblioteca va ricordata la biblioteca del convento dei gesuati delle Zattere, che conteneva le opere di Apostolo Zeno sulle quali Morelli aveva a lungo lavorato, e gran parte di quelle della biblioteca di S. Michele in Murano, tra cui vi era il mappamondo di fra Mauro.
Nell’ambito dei molti cambiamenti promossi dal nuovo governo vi fu anche il trasferimento della Biblioteca nazionale Marciana dalla sua sede storica, che era stata inaugurata nel 1560, in alcuni locali nel Palazzo Ducale. Con questo trasferimento, stabilito nel 1811, si voleva riaffermare il controllo sulla Biblioteca, che in quel momento contava oltre 50.000 opere a stampa e quasi 5.000 manoscritti, e segnare una cesura tra la Repubblica di Venezia e il nuovo potere francese. Morelli si adoperò per impedire che il trasloco si trasformasse in un ulteriore depauperamento librario e archivistico, in buona parte riuscendovi, soprattutto per la conoscenza puntuale che era venuto acquisendo della Marciana.
Negli anni della direzione della biblioteca crebbe la fama di Morelli come erudito e bibliofilo, sostenuta anche dalla pubblicazione di una serie di cataloghi e di operette che vennero ad arricchire la sua produzione letteraria. La ricca corrispondenza edita (Morelli, 1820, pp. 103-302) mostra quanto fosse apprezzato per le sue conoscenze del mondo antico, tanto che a lui fecero riferimento in molti per pareri e suggerimenti per il reperimento di edizioni antiche, codici in vista di acquisizione o, più spesso, per la redazione di opere di antichi autori. Tra coloro che si rivolsero a lui va ricordato papa Pio VI che, già nel 1780, aveva fatto scrivere a Morelli per domandare una collaborazione nell’identificazione di alcuni scritti di Massimo il Confessore nell’ambito di un progetto per la pubblicazione delle sue opere.
Di particolare interesse appaiono le vicende legate alla sua biblioteca personale che consisteva in «un numero non picciolo » di libri e di manoscritti, come scrisse nel suo testamento, riprodotto da Giuseppe Valentinelli (1868-73, I, pp. 136-138). Morelli desiderava che i manoscritti fossero donati alla Marciana in modo che «in essa siano perpetuamente e con fedeltà conservati ad uso degli studiosi che sapranno profittare di quelli nella dovuta maniera, ed a vantaggio delle lettere».
Ai manoscritti dovevano essere aggiunti anche i libri «che avessero note manoscritte e che contenessero stampati con note manoscritte, che ad essi codici ritrovansi frammesse» (ibid.), come nel caso della sua copia personale del primo tomo della sua Bibliotheca graeca et latina e della Dissertazione storica della pubblica libreria di san Marco a Venezia che aveva fittamente annotato nella speranza di una nuova edizione. Queste opere giunsero alla Biblioteca nazionale Marciana grazie all’interessamento di Pietro Bettio (1769-1846), uno dei suoi più stretti collaboratori, legato a lui da profonda amicizia e stima reciproca e suo successore nella direzione della biblioteca che gli procurò la nomina. Proprio in virtù di questo rapporto, venne chiesto a Bettio di tenere l’orazione funebre di Morelli, del quale tracciò un appassionato profilo di uomo profondamente impegnato nella conservazione e nella diffusione dei libri, amante della storia e della cultura di Venezia.
Morì il 5 maggio 1819. Fu sepolto nel cimitero di S. Michele in Isola a Venezia.
Nel rispetto delle sue ultime volontà testamentarie, Pietro Bettio assicurò alla Marciana parte della sua biblioteca personale. Si trattava di circa 600 manoscritti e di 1243 volumi di opuscoli a stampa rilegati: i manoscritti consistevano in testi greci, latini e italiani, contenenti opere di vario genere, tra raccolte di poesie, corrispondenze, scritti di umanisti, trattati di medicina, di astronomia, astrologia, statuti ecclesiastici, documenti per la storia di Venezia, di Padova e di Milano. Un’altra parte dei manoscritti e della corrispondenza fu offerta in un secondo momento alla Biblioteca Marciana, ma non poté essere acquistata a causa del suo costo ritenuto eccessivo da Valentinelli, divenuto direttore nel 1846, alla morte di Bettio. Solo nel 1877, grazie all’acquisto operato dallo Stato italiano, la Biblioteca Marciana entrò in possesso anche di questa parte della biblioteca e dei manoscritti. Per quanto riguarda il materiale donato dopo la sua morte si ha, per mano dello stesso Morelli, l’Indice delli codici manoscritti latini, greci, italiani ed altri di me don Giacomo Morelli r. c. cav. bibliotecario da esser consegnati alla i. r. biblioteca di Venezia dopo la mia morte, compilato e scritto di mia mano nel decembre 1817 e gennaro 1818, It. XI, 325 (=7136), già Riservati 136. L’elenco comprende 435 manoscritti, distribuiti in 454 volumi, risalenti prevalentemente al XV e al XVI secolo. A questi si devono aggiungere i 1243 opuscoli a stampa, rilegati, che contengono oltre 20.000 opere. Alle pagine 77-88 dell’Indice si trovano le aggiunte di Pietro Bettio relative ad altri 146 codici di Morelli consegnati alla biblioteca, mentre nelle pagine 88 s. sono indicate le altre parti costituenti il legato di Morelli, ovvero il Repertorio delle materie intorno alle quali versano gli opuscoli miscellanei posseduti dal chiarissimo abate Iacopo Morelli r. consigliere bibliotecario, compilato dall’abate Pietro Bettio suo assistente nella r. biblioteca, It. XI, 326-327 (=7137-7138), già Riservati 88 s. Relativamente al materiale arrivato successivamente si veda il Catalogo degli studi e carteggi del fu bibliotecario della Marciana ab. Jacopo Cav. Morelli, esistenti presso l’ill.mo e r.mo monsignor fr. Pietro dott. Pianton abate di S. M. della Misericordia, dei quali i proprietari vogliono fare la vendita, Venezia 1847. Si tratta di un catalogo a stampa postillato a mano con le segnature date in biblioteca. I manoscritti, codici, libretti, lettere, note e appunti, acquistati nel 1877, si trovano nella Biblioteca nazionale Marciana in Archivio Morelliano 1-131 (=12498-12638). Per quanto riguarda gli scritti editi di Morelli si può vedere la raccolta in tre volumi Operette ora insieme raccolte con opuscoli di antichi scrittori, I-III, Venezia 1820. La raccolta, voluta da Bartolomeo Gamba, rappresenta un’utile fonte per comprendere la figura, gli interessi e la produzione di Morelli: nel primo volume viene presentato un catalogo delle opere a stampa di Morelli (pp. 65- 113), preceduto dalle notizie sulla sua vita a opera di G. Moschini, Narrazione intorno alla vita e alle opere di J. M., pp. I-LXIV; nel terzo volume viene riprodotta una parte della sua corrispondenza (Lettere familiari, pp. 103-302).
Fonti e Bibl.: Per le notizie biografiche si veda P. Bettio, Orazione recitata nelle solenni esequie celebrate nella chiesa patriarcale di Venezia all’abate Giacomo M., Venezia 1819. Sulle origini della famiglia Morelli: C. Palumbo Fossati, Le origini ticinesi di J. M. bibliotecario della Marciana, in Lettere venete, X-XI (1976), 36-36, pp. 174-182. Per un inquadramento della storia della Biblioteca nazionale Marciana, infine, si veda M. Zorzi, La Libreria di S. Marco, Milano 1987, pp. 285-297, 349-371. Ampi estratti del testamento di J. M. si possono leggere in G. Valentinelli, Bibliotheca Manuscripta ad S. Marci Venetiarum. Codices manuscripti latini, Venezia 1868-1873, I, pp. 136- 138.