PROMONTORIO, Jacopo
PROMONTORIO, Jacopo. – Mercante e cronista genovese, nacque in data imprecisata agli inizi del Quattrocento, probabilmente nel secondo decennio del secolo, da Tomaso de Campi; è ignoto il nome della madre.
La famiglia Campi, cui apparteneva Jacopo, si aggregò nei decenni seguenti ai Promontorio, una delle grandi consorterie di parte popolare che tra il XIV e il XV secolo si affermarono economicamente e politicamente a Genova, tanto da eguagliare e in molti casi sopravanzare – per stile di vita, potere politico e risorse finanziarie – i nobiles, anch’essi dediti ai commerci internazionali.
In atti degli anni 1436, 1440 e 1441 un Giovanni Andrea e un Giacomo sono indicati ancora semplicemente come ‘de Campis fu Tomaso’: quindi l’aggregazione all’albergo Promontorio avvenne negli anni successivi, probabilmente a causa dei legami commerciali stretti con un illustre esponente della grande famiglia, Pellegro Promontorio, uno dei maggiori mercanti genovesi attivi nel Mediterraneo orientale. Più o meno contemporaneamente la documentazione notarile genovese attesta con certezza la denominazione di Giovanni Andrea e Giacomo ‘de Prementorio de Campi fu Tomaso’, attivi ad Andrianopoli (oltre che a Costantinopoli e Chio) dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Quattrocento.
Non si possono escludere anche veri e propri legami di sangue tra Promontorio e Campi, dato che la genealogia familiare dei Promontorio individua nella discendenza di Clemente Promontorio, doge per un giorno nel 1393, i due fratelli Giacomo e Giovanni Andrea Promontorio del fu Tomaso figlio di detto Clemente. Si tratti di una reale omonimia o di un errore, la figura di questo Giacomo è individuata con certezza, poiché risulta padre di due maschi, Andrea e Simone, privi di discendenza, e di Clelia, data in sposa al nobile genovese Taddeo Grimaldi fu Leonardo nel 1471.
Va ricordato però che una famiglia Campi, forse non semplicemente omonima, entrò nell’albergo Giustiniani (istituito nel 1362 e composto dai maonesi e signori dell’isola di Chio); e soprattutto che nelle raffigurazioni (edite nel 1636 da Agostino Franzoni) degli stemmi delle famiglie componenti gli alberghi codificati nel 1528, lo stesso stemma con due ali d’argento in campo azzurro («d’azzurro al volo elevato d’argento») è attribuito ai Campi presenti negli alberghi Giustiniani, Promontorio e Lomellini. In particolare, nel 1528 risultano ascritti al Liber Civilitatis della Repubblica e aggregati all’albergo Lomellini Antonio e Pietro de Campo figli del fu Iacopo, che potrebbe essere identificato come il nostro autore della Recollecta (in Babinger, 1957, pp. 29-95). In questo stesso arco di tempo non possono non essere rilevate altre omonimie, dato che Giacomo Promontorio, doge della Repubblica di Genova nel biennio 1553-55, è figlio di un certo Pietro. L’identificazione di Jacopo Promontorio risulta dunque, in conclusione, alquanto problematica.
La maggior parte delle notizie biografiche su di lui si ricavano dalla Recollecta nella quale è annotata tutta la entrata del Gran Turcho, el suo nascimento, sue magnificentie, suo governo, suoi ordini et gesti, capitanei, armigeri, signori, sopracapitanei, provincie et terre magne con altre sue diverse excellentie infra notate et particolarmente recollecte per lo spectabile domino Iacopo de Promontorio de Campis, quale per spatio de anni XVIII è stato in corte del patre del presente Turcho continuamente suo mercatante, da lui honorato et beneficiato grandemente, et anni sette col presente Signor Gran Turcho.
Si tratta di una delle principali testimonianze sul mondo ottomano dell’intero Quattrocento. Il testo descrive l’organizzazione militare e la burocrazia al servizio del sultano e traccia sinteticamente la storia dei sultani turchi dal 1346 al 1475, soffermandosi sulla figura del regnante Maometto II e sui supplizi inferti dai turchi ai propri nemici.
Come si evince anche dal titolo, Promontorio rimase diciotto anni (a partire dal 1434) alla corte del sultano Murad II (che abdicò nel 1444, ma poi riprese il potere sino alla morte, avvenuta nel 1451) ad Andrianopoli, ricordandolo come «signore molto humano, gentile et liberale». Per altri sette anni fu poi alla corte del figlio e successore, Maometto II, detto il Grande, il conquistatore di Costantinopoli, sul quale esprime invece un giudizio severo, attribuendone le vittorie soprattutto all’incapacità degli avversari. Oltre a ridimensionarne la fama militare, Promontorio deplora il sultano per la sua crudeltà, e lo stesso fa riguardo al comportamento dei turchi, che «per infinite lascivie di diverse schiave et putti a quali si danno non procreano quasi alcuno figliolo». Egli spiega di conoscere bene tali realtà perché «ha cavalcato nel tempo di XXV anni che è stato nella sua corte qualunque luogo di tutta la Grecia e tutta quasi Turchia» (Babinger, 1957, p. 93).
Dalla Recollecta risulta anche che Promontorio presenziò nel luglio del 1456 all’assedio posto dal sultano a Belgrado, donde le forze turche vennero respinte. Questa preziosa memoria sul carattere di Maometto II e sulle risorse dell’Impero fu redatta da Promontorio dopo il ritorno in patria, avvenuto attorno al 1475.
Morì a Genova intorno al 1487.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Manoscritti, 492: Albero genealogico della famiglia Promontorio, pp. 109 s.; Genova, Biblioteca civica Berio, Sezione di Conservazione, Mss., M.R.IX.2.23: F. Federici, Scruttinio della Nobiltà Ligustica composto dall’eccellentissimo senator Federico Federici ad uso dell’illustrissimo signor Tomaso Fransone quondam Tomaso, c. 124v; M.R.VIII.2.31: Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti, sacerdote professo del Sagr’Ordine Gerosolimitano in Genova, distribuita in tre tomi, III, 1, p. 33; M.R.IX.5.5: G. Giscardi, Origine e fasti delle nobili famiglie di Genova, IV, pp. 1648-1651.
A. Franzoni, Nobiltà di Genova, Genova 1636, tavole XIII, XVIII, XXVII; F. Babinger, Die Aufzeichnungen des Genuensen Iacopo de Promontorio - de Campis über den Osmanenstaat um 1475, München 1957; C. Cattaneo Mallone di Novi, I ‘politici’ del Medioevo genovese. Il Liber Civilitatis del 1528, Genova 1987, p. 263; T. Ganchou, Le rachat des Notaras après la chute de Constantinople ou le relations «étrangères» de l’élite byzantine au XVe siècle, in Migrations et diasporas méditeranéennes (X-XVI siècles). Actes du colloque de Conque (octobre 1999), a cura di M. Balard - A. Ducellier, Paris 2002, pp. 223 s.; A. Pertusi, Premières études en Occident sur l’origine et la puissance de Turcs, in Bisanzio e i Turchi nella cultura del Rinascimento e del Barocco. Tre saggi di Agostino Pertusi, a cura di C.M. Mazzucchi, Milano 2004, p. 126; G. Petti Balbi, La cultura storica in età medievale, in Storia della cultura ligure, IV, a cura di D. Puncuh, in Atti della Società ligure di storia patria, XLV (2005), 2, p. 183; P. Zattoni, Le forze militari ottomane secondo Jacopo da Promontorio, in Bizantinistica, rivista di studi slavi e bizantini, VIII (2006), pp. 305-330; E. Boyar - K. Fleet, A social history of Ottoman Istanbul, Cambridge 2010, pp. XVII, 6, 8, 14, 16, 25, 41, 337; W. Schweickard, La stratificazione cronologica dei turchismi in italiano, in La lingua italiana Storia, strutture, testi. Rivista internazionale, VII (2011), pp. 9 s.