STRADA, Jacopo
– Nacque a Mantova intorno al 1515, figlio di Giovanni Rinaldo, esponente della piccola nobiltà legata sin dal XV secolo alla famiglia Gonzaga, e di una non meglio identificata Cecilia, su cui a oggi non disponiamo di informazioni. Il nome è tramandato anche come Giacomo e il cognome come de Strata o da Strada o della Strada (Jansen, 2019, I, pp. 45-50). La data di nascita si ricava dal cartiglio raffigurato nel suo celebre ritratto realizzato da Tiziano Vecellio nel 1567-68 (Vienna, Kunsthistorisches Museum; Freedman, 1999). Fu antiquario, architetto, orafo, collezionista e disegnatore di medaglie, noto soprattutto per i prolungati rapporti con tre imperatori della casa d’Asburgo: Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II.
La casa avita era situata a Mantova in contrada della Pusterla (oggi via Mazzini 25): i capitelli posti nel cortile sono decorati con lo stemma di famiglia (Jansen, 2019, I, pp. 45 s.). Sono pervenute poche notizie sui primi anni della vita di Jacopo e sulla sua formazione: ricevette un’educazione umanistica e artistica, quest’ultima avvenuta all’interno della cerchia di Giulio Romano, architetto e ‘prefetto delle fabbriche’ dei Gonzaga. Nel corso degli anni Trenta intraprese diversi viaggi, tra cui uno in Italia dedicato in gran parte alla visita di Roma (pp. 67 s.).
La prima testimonianza della sua presenza Oltralpe risale al novembre del 1546, quando il Consiglio di Norimberga gli concesse il permesso di esercitare l’arte di orafo, appresa a Mantova durante gli anni giovanili (Jansen, 1993, pp. 233-235). Non è tuttavia da escludere che egli avesse già trascorso altri periodi nella città (Jansen, 2019, I, p. 79). A Norimberga entrò in contatto con l’orafo Wenzel Jamnitzer, e nel 1549 ottenne la cittadinanza, forse grazie anche al suo matrimonio con la tedesca Ottilie Schenk von Rosberg. La permanenza in Germania segnò l’inizio della collaborazione con Hans Jakob Fugger, esponente della dinastia di banchieri di Augusta nonché committente di Giulio Romano per il progetto della pala d’altare nella chiesa di S. Maria dell’Anima a Roma. Fugger ordinò a Strada molti disegni a penna e inchiostro, e lo coinvolse nelle sue ricerche di opere antiche.
Nel 1550 Strada si recò per la prima volta a Lione, come si evince dall’epistola di dedica del Settimo libro di Sebastiano Serlio (1575), redatta dallo stesso antiquario mantovano che ne aveva promosso la stampa (Jansen, 2019, I, p. 107). Un secondo soggiorno iniziò nel 1552 e si protrasse almeno fino all’anno successivo, quando Strada licenziò nella città francese l’Epitome thesauri antiquitatum (1553), una sintesi del suo lavoro numismatico: egli ne aveva previsto una pubblicazione integrale, di fatto mai realizzata in quanto si rivelò un’impresa troppo costosa. Durante il periodo trascorso a Lione, acquistò diversi disegni da Serlio, che si trovava in quel momento nella città (Jansen, 2019, I, pp. 149-156).
Tornò a Roma non prima della fine del 1553 (p. 156): la sua permanenza si collocò tra gli ultimi anni del pontificato di Giulio III Ciocchi del Monte e il brevissimo pontificato di Marcello II Cervini. Il 18 marzo 1555 gli fu conferito il titolo di civis Romanus (pp. 166 s.). In questi anni fu impegnato nell’acquisto di antichità per conto di Fugger, proseguì le ricerche di numismatica e commissionò molti disegni di opere antiche e moderne. Si avvicinò agli esponenti dell’Accademia delle Virtù e conobbe il giurista e teologo spagnolo Antonio Agustín. Acquistò inoltre i disegni del lascito di Perin del Vaga, «in vita sua amicissimo» (Serlio, 1575, fol. a.iiii r), incontrato durante le precedenti peregrinazioni italiane (Jansen, 1993; Id., 2019, I, p. 175).
Dopo il soggiorno in Urbe, rientrò a Norimberga: sulla strada del ritorno, si fermò a Mantova, dove comprò la collezione di disegni di Giulio Romano (Jansen, 2019, I, pp. 188, 213). Tornato in Germania, chiese all’imperatore Carlo V il privilegio per la stampa di alcuni testi, tra cui un’edizione dei Fasti consulari et triumphali di Onofrio Panvinio (1557), conosciuto grazie alla mediazione di Agustín (Jansen, 2019, II, pp. 733 s.).
Nel 1563 ottenne dall’imperatore Ferdinando I l’incarico di antiquario di corte, responsabilità che mantenne fino al 1579, proseguendo il suo servizio negli anni di Massimiliano II e di Rodolfo II. In questo periodo fu coinvolto come consulente artistico in diversi incarichi, tra cui l’ideazione delle decorazioni nella Hofburg di Vienna e il progetto del Neugebäude, il palazzo di piacere dell’imperatore iniziato nel 1568 e parzialmente distrutto nel 1775: il disegno dell’edificio era ispirato all’architettura romana antica e a quella italiana del tempo (Lietzmann, 1987, pp. 110-136; Jansen, 2017, pp. 165 s.).
Nel novembre del 1566 Strada soggiornò a Monaco, ottenendo, grazie alla mediazione di Fugger, alcuni incarichi dal duca Alberto V, che intendeva allestire una Kunstkammer in cui disporre la propria collezione di antichità e la biblioteca. Strada s’impegnò nella raccolta di sculture antiche, nella quale confluì parte della collezione veneziana di Andrea Loredan. Tra il 1566 e il 1569 intraprese diversi viaggi in Italia sovvenzionati da Alberto V, che era interessato ad acquistare altre opere antiche: si recò a Roma, Venezia e Mantova (Jansen, 2019, I, pp. 156 s., II, pp. 580-591). Queste occasioni furono importanti per entrare in contatto con diversi artisti, come Alessandro Vittoria, Jacopo Tintoretto e Tiziano, conosciuti a Venezia (Jansen - Coignard, 1987). A Mantova, Strada commissionò i calchi delle sculture provenienti dalla collezione di Cesare Gonzaga conte di Guastalla e ordinò le copie di alcune opere di Correggio, Tiziano e Giulio Romano; tra queste, la celebre serie di disegni di palazzo Te e di palazzo ducale realizzati da Ippolito Andreasi (1567) e oggi conservati a Düsseldorf nel Museum Kunstpalast (Harprath, 1984, pp. 3-28, 89-114). A partire dal 1569, sempre per conto del duca di Baviera, fu impegnato nel progetto per l’Antiquarium all’interno della residenza di Monaco, per il quale predispose l’allestimento delle sculture, documentato in alcuni disegni (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek, Cod. Icon. 198). La costruzione dell’edificio fu affidata agli architetti Bernhard e Simone Zwitzerl, assistiti dall’architetto ducale Wilhelm Egckl (Jansen, 2019, I, pp. 383-429).
A Vienna, Strada costruì la propria abitazione (iniziata nel 1564 e distrutta nel 1874) esemplandola su alcuni palazzi italiani del Cinquecento, e vi ospitò il cosiddetto Musaeum, una raccolta di disegni, libri, dipinti e antichità, tra cui medaglie e monete (Jansen, 2019, I, pp. 367-382, II, 547-628). Molti di questi materiali furono inclusi nel suo grande progetto editoriale: la descrizione dei volumi da stampare, il cosiddetto Index sive catalogus, contava cinquanta libri, tra cui un’enciclopedia di materiali antiquari; libri di numismatica; un corpus di iscrizioni presenti in Europa, Asia ed Egitto, con una sezione dedicata alla topografia e alle antichità di Roma; disegni e rilievi della colonna Traiana, e di monumenti e sepolcri antichi situati in diversi centri italiani; volumi dedicati a edifici e palazzi costruiti a Roma, Firenze, Mantova e Venezia; una nuova edizione postillata della Descrittione di tutta l’Italia di Leandro Alberti; un libro di progetti per cerimonie e una Bibbia illustrata; il Sesto e il Settimo libro di Sebastiano Serlio, nonché il libro di architettura militare Della castrametatione di Polybio (il cosiddetto Ottavo libro); i disegni delle logge Vaticane (per la trascrizione dell’Index sive catalogus: Jansen, 2019, II, pp. 902-914). Con la morte di Massimiliano II (1576) il piano editoriale di Strada venne interrotto: il successore al trono Rodolfo II era meno interessato a promuovere le ambizioni dell’antiquario e lo privò del necessario supporto economico (Jansen, 1989; Id., 2019, II, pp. 719-795). Nel 1581, a seguito di un processo per eresia, venne bruciato in effigie a Mantova (Jansen, 2019, II, p. 569).
In una prima versione del proprio testamento, redatto il 1° luglio 1584, Strada esplicitò la volontà di proseguire il progetto, in cui intendeva impegnare la maggior parte del patrimonio: le sue disposizioni vennero disattese dagli eredi (la trascrizione del testamento è in Jansen, 2019, II, pp. 894-899). Morì a Vienna nel settembre del 1588.
Ebbe diversi figli dalla moglie Ottilie, di cui sette raggiunsero la maggiore età; altri nacquero da Margaretha Hummer (o Himmer), sua convivente a partire dalla morte della moglie (1576); a essi si aggiunsero altri figli naturali (Jansen, 2019, II, p. 635). Il più celebre tra i suoi eredi fu Ottavio (v. la voce in questo Dizionario), secondogenito di Ottilie, che continuò l’opera del padre moltiplicandone il patrimonio grafico attraverso una sistematica riproduzione di disegni, prevalentemente incentrata nei progetti per argenti (Taylor, 2014). Con ogni probabilità fu verso la fine degli anni Settanta che i due iniziarono a manifestare alcune divergenze, arrivando a una rottura definitiva nel 1584, quando Strada diseredò quasi completamente Ottavio a vantaggio del primogenito Paolo e del figlio naturale (ma legittimato) Tobia (Jansen, 2019, II, pp. 781-783).
Strada ebbe un ruolo centrale nell’introduzione del collezionismo di antichità nei Paesi a nord delle Alpi. A lui si deve inoltre la predisposizione di una numerosa raccolta di materiali grafici dedicati alla copia di opere antiche e cinquecentesche: per quanto riguarda la numismatica, il più importante testimone è il Magnum ac novum opus continens descriptionem vitae, imaginum, numismatum omnium tam Orientalium quam Occidentalium imperatorum ac tyrannorum, un corpus di monete e medaglie composto di 9000 disegni organizzati in trentasei volumi, oggi dispersi in varie collezioni (Londra, British Library, Arundel mss. 65, 1-4; Gotha, Forschungsbibliothek, mss. A 2175, 1-14, 16-30; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, cod. 9419, cod. 9420; Heenes, 2010). Oltre ai nuclei di disegni già menzionati, appartenevano alla raccolta di Jacopo e Ottavio Strada il codice Strahov (Praga, Biblioteca Strahov, DL.III.3; Bukovinská - Fučíková - Konečný, 1984) e il codice Chlumczansky (Praga, Národní galerie, XVII.A.6.; Juřen, 1986; Id., 2013), entrambi contenenti autografi di Giulio Romano e copie di suoi disegni.
Fonti e Bibl.: J. Strada, Epitome thesauri antiquitatum..., De Strada & Guerinum [u.a.], Lione 1553; S. Serlio, Il Settimo libro, André Wechel & Jacopo Strada, Francoforte sul Meno 1575; B. Bukovinská - F. Fučíková - L. Konečný, Zeichnungen von Giulio Romano und seiner Werkstatt in einen vergessenen Sammelband in Prag, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, LXXX (1984), pp. 61-186; R. Harprath, Ippolito Andreasi as a draughtsman, in Master Drawings, XXII (1984), 1, pp. 3-28, 89-114; V. Juřen, Le Codex Chlumczansky. Un recueil d’inscriptions et de dessins du XVI siècle, in Monuments et mémoires de la Fondation Eugène Piot, LXVIII (1986), pp. 105-205; D.J. Jansen - J. Coignard, J. S. et le commerce d’art, in Revue de l’art, 1987, n. 77, pp. 11-21; H. Lietzmann, Das Neugebäude in Wien: Sultan Süleymans Zelt - Kaiser Maximilians II. Lustschloss. Ein Beitrag zur Kunst- und Kulturgeschichte der zweiten Hälfte des sechzehnten Jahrhunderts, Monaco 1987, pp. 110-136; D.J. Jansen, J. S. editore del Settimo Libro, in Sebastiano Serlio. Sesto Seminario internazionale di storia dell’architettura, Vicenza... 1987, a cura di C. Thoenes, Milano 1989, pp. 207-215; Id., Antonio Agustín and J. S., in Antonio Agustín between Renaissance and Counter-Reform, a cura di M.H. Crawford, London 1993, pp. 211-245; L. Freedman, Titian’s Jacopo da Strada: a portrait of an ‘antiquario’, in Renaissance Studies, XIII (1999), pp. 15-39; V. Heenes, J. S. - Goldschmied und Maler, Antiken- und Münzhändler, Sammler und Antiquarius Caesareus, in Vorwelten und Vorzeiten. Archäologie als Spiegel historischen Bewußtseins in der Frühen Neuzeit, a cura di D. Hakelberg - I. Wiwjorra, Wiesbaden 2010, pp. 295-310; V. Juřen, Le Codex Chlumczansky. Addenda et corrigenda, in Pegasus, XV (2013), pp. 53-90; V. Taylor, From sketchbook to princely table: Giulio Romano’s silverware designs, in Giulio Romano e l’arte del Cinquecento, a cura di U. Bazzotti, Modena 2014, pp. 137-154; D.J. Jansen, Urbanissime S. J. S. and cultural patronage at the imperial court, Ph. D. Dissertation, Leiden University, Maastricht 2015; Id., «Adeste musae, Maximi Proles Jovis!»: functions of, and sources for the emperor Maximilian II’s Lustschloss Neugebäude, in Looking for leisure: court residences and their satellites, 1400-1700, a cura di S. Dobalová - I.P. Muchka, Praga 2017, pp. 164-180; Id., J. S. and the cultural patronage at the imperial court. The antique as innovation, I-II, Leiden 2019.