TALENTI, Jacopo
Secondo il Necrologio di S. Maria Novella a Firenze redatto nel 1362, nacque sessant’anni prima a Nipozzano.
Probabilmente fratello di Francesco Talenti, è attestato nel convento domenicano fiorentino nel 1316 come aspirante converso. Nel 1333, dopo che i domenicani furono chiamati a ricostruire il ponte alla Carraia sull’Arno, iniziò ad affiancare Giovanni da Campi come capomastro di S. Maria Novella.
Nel 1330 Simone Saltarelli, arcivescovo domenicano di Pisa, aveva stanziato i fondi per la costruzione del campanile e del dormitorio a tre navate. Jacopo non ebbe un ruolo nella progettazione, ma fu coinvolto nell’avanzamento dei lavori: nel 1335 il dormitorio fu voltato e due anni dopo fu pavimentato.
A ridosso della manica sud del chiostro grande fu costruita la cappella di S. Niccolò, fondata da Dardano Acciaiuoli nel 1332. Intanto procedeva il cantiere della nuova sala capitolare, più nota poi come ‘cappellone degli Spagnoli’, lungo il braccio nord del chiostro Verde. Il termine ante quem per la costruzione, che beneficiava di un lascito testamentario del mercante Buonamico Guidalotti, è il 1348, anno in cui Talenti aprì il ‘pontilino degli specchi’, raccordo tra il dormitorio e la sacrestia. La pianta è rettangolare, con scarsella sul lato nord. All’altezza del chiostro la facciata principale è decorata con tarsie in marmi policromi, mentre nel registro superiore, aperto da un oculo e coronato da archetti pensili trilobati, la superficie era ornata da un intonaco dipinto, ormai perduto.
In quegli anni furono realizzati anche un appartamento per l’arcivescovo Saltarelli lungo il braccio sud del chiostro grande (1335-37) e la biblioteca (1338-39). Nel frattempo, cioè nel 1339, Giovanni da Campi morì, e quindi Jacopo assunse il ruolo di capomastro principale del convento domenicano.
Sempre lungo la manica sud del chiostro grande costruì la cappella degli Ubriachi (1340) e il cosiddetto refettorio. È possibile che quest’ultimo, iniziato nello stesso periodo e portato a termine nel 1359 con le volte, coincida con l’ospedale documentato presso la porta del convento nel secondo decennio del secolo. Il vero refettorio, situato lungo il lato sud del chiostro Verde, fu voltato nel 1353. Intanto il cantiere dello stesso chiostro procedeva: nel 1352 si stavano costruendo le volte, nel 1354 si ponevano in opera le catene e tre anni dopo si realizzava il pavimento di mattoni.
I due chiostri, quindi, sono il frutto di campagne di lavori prolungate nel tempo, che non ne compromisero l’unità stilistica, evidente nella spazialità nitida degli ambienti, nelle arcate a pieno centro, con ghiere e sottarchi ornati da una finitura dipinta bicroma, alternatamente bianca e blu, ma anche nella sezione a prisma ottagonale dei sostegni liberi nello spazio (chiostri e biblioteca) e in quella a mezzo prisma delle membrature a parete (sala capitolare, cosiddetto refettorio) e di alcuni elementi architettonici, come i costoloni delle volte e i tronchi di semipilastro sui quali s’impostano alle mensole scolpite nel chiostro Verde.
Le fonti scritte non danno indicazioni sull’apporto di Jacopo al completamento delle navate della chiesa, eccetto il Necrologio. I lavori proseguirono in coerenza con quanto era già stato costruito, in particolare il profilo a sesto acuto degli archi longitudinali e trasversali e i pilastri con quattro semicolonne e riseghe angolari a spigolo vivo. Alla metà del XIV secolo la realizzazione del rivestimento marmoreo della parte inferiore della facciata era ancora in corso. In chiesa e nei chiostri le tipologie dei capitelli denunciano un bagaglio culturale ispirato da Nicola Pisano e dai suoi collaboratori, ma anche dai cantieri cistercensi, soprattutto S. Galgano. Nel 1358 Jacopo riparò la cuspide del campanile, danneggiata dalla caduta di un fulmine, e due anni dopo costruì le volte del chiostro grande.
Fece parte di due commissioni nominate dall’Opera del duomo di Firenze: alla prima (nomina del 16 luglio 1355) fu affidato il compito di esaminare il nuovo modello ligneo realizzato da Francesco Talenti, mentre la seconda (nomina del 15 giugno 1357) incaricò lo stesso Francesco di realizzare due modelli per i sostegni della cattedrale. In seguito, però, due nuovi modelli dovettero essere elaborati da Andrea di Cione, detto l’Orcagna, e da Francesco: quest’ultimo fu prescelto (3 agosto 1357).
Con una lettera del 3 aprile 1356 Niccolò Acciaiuoli, fondatore della certosa di Firenze, affidò la direzione del cantiere del suo palazzo presso il monastero a fra’ Jacopo Passavanti, priore di S. Maria Novella. Verosimilmente Passavanti si rivolse al capomastro del convento, cioè a Jacopo.
Quest’ultimo morì il 2 ottobre 1362. Un problema ancora aperto è posto dal Necrologio, che non gli attribuisce solo i lavori a S. Maria Novella, ma anche la direzione di molti cantieri fiorentini, pubblici e privati: per il momento non ci sono riscontri.
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