VIRGILIO, Jacopo
– Nacque a Chiavari il 18 agosto 1834 da Agostino, allora giudice presso il tribunale di quella città, ma originario di Diano Marina, e da Emilia Rosa Cerruti, anch’ella del Ponente ligure.
Iniziò a Carcare (in Val Bormida) i primi studi che proseguì nel R. Collegio delle scuole pie a Savona, dove fra i suoi compagni di studi c’erano giovani quali Anton Giulio Barrili, Paolo Boselli, Giuseppe Saredo, che avrebbero raggiunto la notorietà in vari campi della cultura e delle istituzioni. Con questi per tutta la vita avrebbe tenuto rapporti professionali e di amicizia. Si laureò in legge nell’Ateneo genovese a ventidue anni. Nel 1860 conseguì la nomina di sostituto procuratore del re, a Forlì, ma non seguì la carriera in magistratura, preferendo l’insegnamento e l’avvocatura. Esponente risorgimentale, fu tra gli organizzatori, pur non potendovi partecipare, della spedizione dei Mille. Nel 1866 fu sul fronte austriaco fra i volontari coordinati da Antonio Mosto.
Fra il 1860 e il 1870 fondò e diresse Il Commercio di Genova e Il Giornale degli operai; fu condirettore, assieme a Barrili, del Movimento. Fondò anche le Effemeridi, periodico della Società di letture e conversazioni scientifiche. Concorse alla nascita del giornale La Borsa (1865-75) di cui fu di fatto il direttore, con la collaborazione, fra gli altri, di Gerolamo Boccardo, con il quale ebbe stretti legami culturali e politici. Per l’intensa attività nel settore Luigi Luzzatti scrisse che Virgilio aveva «il monopolio della stampa genovese» (Ferrari, 1983, p. 10). Con lo pseudonimo di Alberto Libri, nell’arco di un trentennio, dal 1855 al 1885, pubblicò contributi di varia natura, anche letteraria, oltre che sulla Liguria e sulla Sardegna (Giovanni Cano, il bandito della Gallura, Cagliari 1871; La Nurra. Ricordi sardi, Genova 1877). Dell’isola scrisse anche senza pseudonimo (Delle supreme necessità della Sardegna e dei mezzi più efficaci a promuoverne la prosperità ed a compierne l’incivilimento, Torino 1857) rivelandosi conoscitore dei suoi differenti aspetti, geografici, sociali ed economici. Tale competenza trovò peraltro consonanza anche con l’interesse sviluppato da un gruppo di investitori liguri e piemontesi per lo sfruttamento di risorse quali miniere, tonnare e saline.
Per tutta la vita operò come pubblicista, consulente e docente avendo come interlocutori, e talvolta committenti, rappresentanti del governo della città di Genova e di quello nazionale oltre che, in veste differente, gli studenti.
Su posizioni liberiste in economia, vicino a Francesco Ferrara, con cui ebbe un importante scambio epistolare, restò però in contatto anche con Luigi Luzzatti, Maffeo Pantaleoni e altri. Non assunse mai un atteggiamento dogmatico, ma, alla luce di un netto pragmatismo, al pari di altri economisti genovesi manifestò sempre una visione in cui l’analisi teorica non si discostò dalla pratica. Alla luce di tale approccio accompagnato da una profonda conoscenza dell’economia italiana – e di quella marittima in particolare – fu attento ad accogliere spunti anche da chi sosteneva la necessità dell’intervento dello Stato nell’economia. Una conferma di tale orientamento si riscontra nella posizione tenuta in merito alla questione ferroviaria. Fu autore di una nota redatta per Silvio Spaventa, che la presentò a suo nome, su Lo Stato e le ferrovie. Riscatto ed esercizio (Roma 1876), dove ritenne corretto affidare allo Stato l’esercizio delle strade ferrate, a suo avviso estraneo a un interesse individuale e non vera attività industriale, ma monopolio statale. Tale posizione avvalorò il convincimento che egli fosse in primo luogo orientato verso l’economia applicata; non a caso Boselli lo accostò al francese Michel Chevalier, il firmatario del trattato liberoscambista anglo-francese.
Virgilio affermò che l’economia era la scienza della felicità umana e uno strumento di avanzamento individuale e collettivo. Egli stesso esplicitò così la sua visione: «questa scienza, svolgendo negli individui la religione dell’infinito progresso, diffonde quel desiderio del meglio, quello zelo del pubblico bene che è stimolo di ogni opera buona. Rendersi in qualche modo utile ai propri simili; contribuire per quanto si può al miglioramento della società, cercare di divulgare le utili verità, senza le quali un tale effetto sarebbe impossibile, è uno scopo che conforta, è intento che irradia la vita di soddisfazioni purissime» (Principi di economia politica, Genova 18672, pp. 7 s.).
In questa disciplina vide in primo luogo la «scienza del dovere», attenta ai bisogni della società (Sulla morale economica, Genova 1868, p. 6), e guardò con sospetto l’applicazione della matematica in una materia in cui a suo parere avevano grande peso anche le ricchezze immateriali, non quantificabili (Concetti fondamentali della scienza economica, Genova 1882). Determinato a incidere sullo sviluppo del Paese e della sua città, dove fu un vero e proprio orientatore d’opinione, nel 1866 prese parte alla fondazione della Società di letture e conversazioni scientifiche.
I temi legati all’economia agraria (I comizi agrari e l’istruzione, Genova 1869; Utili effetti della vendita forzata dei beni rustici dei Comuni italiani, Genova 1869) rimasero sempre marginali rispetto al centro dei suoi interessi, maggiormente rivolti alle attività industriali, e soprattutto all’economia marittima in tutti i suoi aspetti. A questo ambito vanno riportati gli scritti sulla necessità di erogare e organizzare il credito navale, a suo avviso vitale perché l’industria armatoriale disponesse di finanziamenti indirizzati all’innovazione (Il credito navale, Roma 1872, memoria redatta su incarico del ministro Stefano Castagnola). Per converso vide nelle numerose tasse (di ancoraggio, sanitarie, marittime) un onere eccessivo per la marina mercantile e uno dei tanti impedimenti allo sviluppo del settore (Le tasse marittime, Roma 1879, scritto su incarico di Salvatore Majorana).
Sebbene non venissero accolte le sue posizioni contrarie all’abolizione dei tribunali di commercio (Dei tribunali di commercio in Italia e della necessità di conservarli ed estenderli, Genova 1868, frutto di un’indagine effettuata su incarico istituzionale), fu sempre interlocutore del governo e venne chiamato a far parte di numerose commissioni parlamentari. Membro della commissione nominata dal ministro Castagnola per studiare i problemi delle colonie, più in generale venne sistematicamente coinvolto nei problemi inerenti le relazioni internazionali. Seguì la questione relativa al riordinamento dei servizi marittimi. Fu stretto collaboratore di Quintino Sella e membro della giunta permanente di Finanza creata dal ministro biellese; sempre per suo incarico studiò le società di mutuo soccorso. Successivamente fu membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla marina mercantile (1881-82). Inizialmente contrario al sistema degli incentivi alla marina mercantile, mitigò in parte la rigida posizione iniziale.
Al contempo Virgilio fu convinto assertore dell’opportunità di un’equilibrata transizione dalla navigazione a vela a quella a vapore, a suo parere ineludibile per lo sviluppo della marina italiana (Sulla navigazione a vapore e sui mezzi per estenderla. Sui tribunali di commercio in Italia, Genova 1871). Su questo tema fu in accordo con gli esponenti più dinamici dell’armamento italiano ed ebbe una visione lucida delle relazioni economiche internazionali e delle prospettive aperte con l’apertura del canale di Suez (come Alberto Libri, Lettere egiziane, Genova 1870; con il suo nome, Il commercio indoeuropeo e la marina mercantile italiana a vela e a vapore, Genova 1869).
La sua competenza nel settore della navigazione si esplicò su piani diversi, anche ‘minori’. Conoscitore del lavoro e della mentalità del capitano marittimo, scrisse una sintesi efficace dei principali aspetti giuridici inerenti la sua funzione, quasi un manifesto (un foglio 80×50) da appendere in cabina per chi, come egli stesso annotò, «non ha tempo da occupare in lunghe letture» (Prontuario dei doveri e dei diritti del capitano marittimo a tenore delle leggi commerciali compilato dall’avvocato Jacopo Virgilio, Genova 1859). Dello stesso tenore fu un testo pubblicato l’anno successivo, elaborato per un impiego fattivo e con un netto approccio didattico (Elementi di diritto commerciale. Manuale ad uso dei negozianti, banchieri, capitani marittimi ecc. e specialmente dei giovani che seguono i corsi tecnici e commerciali, Torino 1860).
A partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento un incremento dei traffici di merci e di persone connotò il porto di Genova. Il sindaco, Andrea Podestà, lo nominò membro della commissione per l’installazione e la sistemazione dei magazzini generali e nel 1874 il ministro dei Lavori pubblici lo designò componente della commissione governativa per il porto. Sui problemi dello scalo genovese si espresse più volte, ma un aspetto, fra gli altri, occupò una parte importante dei suoi contributi: l’emigrazione. Fin dal 1855, con il consueto pseudonimo, scrisse una guida rivolta a chi, proveniente dall’Europa centrale, si recava in Australia passando per Genova (La guida dell’emigrante, Genova 1855), ma poi, anche alla luce del forte coinvolgimento della città, si concentrò sui flussi transoceanici (in particolare verso l’America Latina, dove ebbe anche contatti personali). Si schierò a favore dell’emigrazione, considerata anche una forma di libertà individuale: l’abbandono del Paese avrebbe a suo avviso allentato la pressione demografica sul mercato del lavoro agricolo e, al contempo, avrebbe costretto gli imprenditori a investire nell’innovazione tecnologica. Armatori, compagnie di navigazione e case commerciali, attività ‘naturali’ per Genova, avrebbero tratto beneficio da un così intenso movimento di persone. L’occupazione di nuove terre fu vista da alcuni, fra i quali Castagnola, come zona per la creazione di colonie penali, ma Virgilio fu in primo luogo favorevole all’espansione territoriale e commerciale, quasi una tardiva imitazione dei fenomeni migratori già sperimentati da Francia e Inghilterra. Non a caso fu amico di personaggi come Raffaele Rubattino con il quale condivise l’importanza di una visione internazionale della marina italiana. Fra i contributi più significativi si ricordano Delle migrazioni transatlantiche degli Italiani in specie quelle dei Liguri (Genova 1868), Dei grandi vantaggi delle emigrazione per la prosperità dell’agricoltura, industria, marina e commercio della nazione italiana (Genova 1873).
L’insegnamento e l’organizzazione scolastica furono peraltro i temi attorno ai quali operò in modo continuativo, concorrendo da tale angolazione alla costruzione dello Stato nazionale. Nella sua concezione l’istruzione divenne strumento di crescita personale e sociale, un mezzo per raggiungere il progresso. Si collocò in questo quadro la partecipazione alla fondazione di scuole serali e di scuole professionali femminili nel capoluogo ligure, dove presiedette il circolo filologico e stenografico (1874-76), inaugurando la prima scuola di stenografia nella regione. In qualità di assessore all’Istruzione al Comune di Genova (1877-78) seguì tutti gli aspetti dell’ufficio, da quello edilizio a quello dei libri di testo fino alle condizioni economiche del corpo insegnante.
Nel 1860 ottenne presso la facoltà di legge la libera docenza in diritto commerciale; nel 1882, presso il medesimo Ateneo, divenne libero docente in economia politica. Pertanto fin dal 1860 fu docente di economia politica e statistica nel R. Istituto tecnico di Genova (Sull’insegnamento dell’economia politica nelle scuole e negli istituti tecnici, Genova 1864); nel 1869 insegnò geografia, statistica e diritto commerciale nell’istituto industriale e professionale. Nella Scuola superiore navale, fin dalla sua nascita, svolse la docenza di diritto civile e marittimo. Apportò un significativo concorso alla fondazione della Scuola superiore di commercio, sorta nel 1884 e operativa nel 1886, dove occupò la cattedra di economia. Il nuovo istituto scolastico, di cui fu direttore dalla fondazione, rappresentò in parte il compendio dei diversi ambiti economici e giuridici in cui Virgilio si era espresso fino ad allora, con la novità, rispetto alle formule didattiche esistenti in Italia, di un percorso connotato dalla sintesi delle componenti teoriche e operative. Si trattò di un organo di formazione per operatori di alto livello in campo mercantile, contabile e merceologico per i quali vennero impiantati il banco modello, laboratori, un museo merceologico, oltre ad avviare lo studio delle lingue straniere, compreso l’arabo. In quegli anni scrisse una Storia del commercio (Torino 1891), rimasta incompleta perché nel piano dell’autore avrebbe dovuto comprendere una parte relativa al diritto marittimo. Il testo fu rivolto agli studenti perché conoscessero il percorso in cui contestualizzare la loro formazione, prima scolastica e poi professionale; in esso Virgilio riversò la sua esperienza di docente, consulente e libero professionista, attivo in un’importante città portuale, con ampiezza di vedute sulle emergenti questioni tecniche, economiche e logistiche. «Per la prima volta – osservò Boselli nel suo necrologio – Virgilio diventò costantemente l’uomo di una cosa sola e a un solo scopo fece convergere tutte le sue rare facoltà» (R. Scuola superiore di applicazione per gli studi commerciali, 1891, p. 73).
Morì improvvisamente a Genova il 2 febbraio 1891.
Qualche mese prima, l’11 settembre 1890, era morta a Ronco Scrivia Maria Emilia, nata il 7 giugno 1873 assieme alla gemella Giuseppina, deceduta alla nascita; la loro madre, l’inglese Elisabeth De Smidt, sposata da Virgilio a Notting Hill il 17 agosto 1872, sarebbe deceduta di lì a poco, il 13 giugno 1873, probabilmente per le conseguenze del parto. Virgilio si risposò con la torinese Maria Maddalena Moretta il 1° settembre 1880 e dalla loro unione nacquero Agostino Lorenzo (28 gennaio 1882), Erasmo Lorenzo (29 luglio 1885) e Maria Antonietta (11 aprile 1889).
Non sussistono indicazioni sufficienti per stabilire in termini netti la parentela con l’avvocato Antonio Virgilio.
Fonti e Bibl.: Comune di Genova, Servizi civici, Stato civile; Archivio di Stato di Genova, Università, f. 1115/9, Fascicolo personale dello studente Jacopo Virgilio; Università degli studi di Genova, Archivio storico del personale, Fascicolo del prof. Jacopo Virgilio.
R. Scuola superiore di applicazione per gli studi commerciali, Commemorazione di J. V., XIX marzo MDCCCXCI, Genova 1891; A. Ponsiglioni, Società di letture e conversazioni scientifiche, Commemorazione di J. V., XIX novembre MDCCCLXXXXI, Genova 1892; R. Scuola superiore di applicazione per gli studi commerciali, Discorso di Paolo Boselli per l’inaugurazione dei busti di Giacomo Cohen e di J. V., XIX novembre MDCCCXCIII, Genova 1894; B. Minoletti, J. V. (1834-1891) e gli studi di economia marittima a Genova, Genova 1935 (alle pp. 28-38 indicazioni bibliografiche su Virgilio); M.E. Ferrari, Emigrazione e colonie. Il giornale genovese La Borsa (1865-1894), Genova 1983 (alle pp. 364-372 indicazioni bibliografiche su Virgilio); Dalla Scuola superiore di commercio alla facoltà di economia. Un secolo di elaborazione scientifica e di attività didattica al servizio dell’economia genovese, a cura di P. Massa Piergiovanni, Genova 1992, pp. 386-389 e passim; M.E. Ferrari, Aspetti del pensiero economico di J. V. (1834-1891), in Il pensiero economico italiano, III (1995), 1, pp. 241-262; Id., La Società di letture e conversazioni scientifiche di Genova (1866-1899), in Associazionismo economico e diffusione dell’economia politica nell’Italia dell’Ottocento. Dalle società economico-agrarie alle associazioni di economisti, a cura di M.M. Augello - M.E.L. Guidi, Milano 2000, pp. 59-73; Id., Il pensiero economico di J. V. (1834-1891) a confronto con le questioni del suo tempo, in Economisti liguri dell’Ottocento. La dottrina economica nell’Ateneo genovese e in Liguria, a cura di P. Massa Piergiovanni, Genova 2003, pp. 232-264; M.S. Rollandi, I manuali di storia economica dalla metà dell’Ottocento ai primi anni Venti del Novecento, in Il pensiero economico italiano, XIV (2006), 1, pp. 153-172 (in partic. pp. 160-164); R. Braccia, Un avvocato nelle istituzioni: Stefano Castagnola giurista e politico dell’Italia liberale, Milano 2008, ad indicem.