VITTORELLI, Jacopo
‒ Nacque a Bassano (oggi Bassano del Grappa) il 10 novembre 1749, da Giuseppe ‒ esponente di una delle più antiche famiglie della nobiltà cittadina ‒ e da Caterina Salvioni.
Fu battezzato con i nomi di Giacomo Andrea (entrambi compaiono in alcune tra le sue prime opere a stampe). Entrò a dieci anni nel Collegio di Bassano, diretto allora dall’abate Matteo Berollo; quindi, nel 1761, nel gesuitico Collegio dei Nobili di S. Antonio Viennese a Brescia, il cui rettore, il letterato bassanese padre Antonio Golini, fu pronto a cogliere e accompagnare le inclinazioni del discepolo.
Agli anni bresciani risalgono le prime prove poetiche: un’Ode a Giuseppe II imperatore (perduta) e alcuni sonetti d’occasione. Terminati gli studi nel 1770, tornò a Bassano, dove le doti caratteriali e letterarie gli permisero di spiccare all’interno dei circoli della dotta nobiltà cittadina: in particolare, nella frequentazione delle famiglie Remondini, Parolini, Gamba, Roberti e nella partecipazione alle tornate dell’Accademia degli Intraprendenti, fondata nel 1772 dall’amico Giambattista Verci. Ebbe inizio nello stesso 1772, con la stampa remondiniana del poemetto in ottave Il tupé, l’attività pubblica di poeta. Seguì presto (Padova 1773) una raccolta di Poemetti e stanze in ottave (Il tupé, Lo specchio, Il naso, Le ricchezze e la traduzione, dal latino, della pseudomerica Batracomiomachia), quindi quella delle Rime (Bassano 1774).
Con venti sonetti, il poemetto in ottave A Maria Teresa, quattro canzonette, il poemetto in ottave di endecasillabi sdruccioli I maccheroni e la traduzione di un carme latino di Giambattista Roberti, le Rime accolgono la prima raccolta (qui di diciotto testi) di odicine erotiche intitolate Anacreontiche (Anacreontiche ad Irene dall’edizione delle Rime del 1815), la cui dedicataria è individuata da Giovanni Larber nell’amica bassanese Paolina Baggio. Il metro delle poesie, che guadagnarono a Vittorelli la fama, risulta dall’apposizione di due strofe ottastiche di settenari melici, composta ognuna di due emistrofe tetrastiche con verso iniziale piano anarimo, coppia centrale rimata, quarto verso tronco e in rima con il verso corrispondente (lo schema è abbc deec fggh illh). In serie più lunghe, la strofa ottastica descritta è già nelle opere di Paolo Rolli e di Carlo Innocenzo Frugoni; isolata, è tra le forme tipiche dell’aria metastasiana. Della riduzione a sedici versi si dà qualche esemplare in Frugoni e in Aurelio de’ Giorgi Bertola. Ma si tratta di soluzioni occasionali: esse non tolgono a Vittorelli la felice invenzione di una forma metrica fissa, che guarda da una parte all’aria per musica, dall’altra al sonetto di versi brevi (o ‘anacreontico’): genere metrico frequentato dallo stesso Vittorelli.
Sostenuto anche economicamente dagli amici nel far fronte alle ristrettezze dovute a sopravvenuti contrasti con il padre, nel 1787, su invito di Girolamo Ascanio Molin, si trasferì a Venezia, dove occupò fino al 1797 la carica di straordinario collazionista per uso dei nuovi codici veneti civili e criminali sotto l’immediata ispezione dell’eccelso Consiglio dei Dieci. A Venezia ebbe modo di far valere le proprie doti intellettuali, letterarie e mondane nella cerchia di Molin (la componevano, tra gli altri, Giovanni e Ippolito Pindemonte, Francesco Aglietti, Angelo Dalmistro, Francesco Gritti, Anton Maria Lamberti) e nel salotto di Giustina Michiel-Renier (frequentato da Luigi Carrer, da Ugo Foscolo e dall’abate Giuseppe Barbieri). Il periodo veneziano si prolungò fino al 1801, interrotto da un soggiorno a Bassano nel 1796 (reso necessario dalla morte del padre e dalle questioni successorie con i sette fratelli) e dal trasferimento a Padova, ospite del fratello Antonio, nell’anno che seguì la caduta della Serenissima, il 12 maggio 1797 (deliberatamente assente nel dibattito politico del suo tempo, Vittorelli rimase nel fondo sempre fedele alle posizioni conservatrici del patriziato veneto).
Nel 1798 uscì a Venezia la quarta edizione, «notabilmente accresciuta», delle odi Le anacreontiche. Con il ritorno a Bassano iniziò per Vittorelli una fase di strenuo impegno nella vita civile: nel 1803 entrò nella Presidenza delle pubbliche scuole di Bassano, nel 1806 fu eletto delegato all’ufficio della libertà di stampa, nel 1808 divenne membro del Collegio elettorale dei Dotti. Nel 1806 diede alle stampe, presso Remondini, la «nuova edizione dall’autore medesimo accresciuta e unicamente approvata» delle Rime. Profondamente turbato dalle vicende belliche e dalle rivolte popolari che sconvolgevano la valle del Brenta, nel 1809 Vittorelli cercò e ottenne l’incarico della direzione del collegio e del ginnasio di S. Giustina a Padova, dove si trasferì insieme al nipote Giacometto, che gli sarebbe rimasto vicino per tutti gli anni che seguirono. A Padova trovò corrispondenza intellettuale nei coltissimi ambienti del Seminario e dell’Ateneo. Ragioni di salute e, insieme, dissapori sorti nell’ambiente letterario lo indussero a lasciare la città nel maggio del 1814. Riparò dunque nel Bassanese, stabilendosi nella sua villa di Fellette (Roman basso), e qui si risolse a restare, anche per l’insuccesso dei tentativi di ottenere un incarico di prestigio a Venezia (dovette accontentarsi della nomina a censore alle stampe a Bassano e dei modesti emolumenti che ne venivano). Lo confortarono la vicinanza affettuosa del fratello Paolo Luigi e degli amici Barbieri, Ippolito Pindemonte, Giuseppe Bombardini, Giovan Battista Baseggio, Bartolomeo Gamba, Francesco Negri.
Frutti dell’otium di Fellette ‒ dove al poeta non dispiacque dedicarsi anche alla cura dell’orto e del giardino ‒ sono la revisione delle Rime del 1815 (entro le quali la sequenza di Anacreontiche ad Irene è di ventiquattro testi) e l’«edizione [...] ricorretta dall’Autore stesso» delle Anacreontiche, pubblicate a Venezia nel 1819 (ora configurate nella forma di un testo proemiale e una sequenza di ventiquattro).
Nel 1820 tornò a stabilirsi definitivamente a Bassano, in una casa in affitto in Borgo Angarano. Qui consegnò alle stampe i due volumi delle Rime edite ed inedite (Padova 1825-1826); si tratta dell’ultima edizione integrale dell’opera approvata dall’autore (con le Anacreontiche ad Irene nella forma definitiva di una sequenza di venticinque liriche), che si fregia di una prefazione in endecasillabi sciolti A Jacopo Vittorelli di Ippolito Pindemonte e della traduzione latina dell’abate Giuseppe A. Trivellato.
Benché ridotto alla quasi cecità, afflitto da malanni, insonnie e crisi di ipocondria, Vittorelli fu gratificato dalla perdurante fortuna della propria opera, e in particolare delle Anacreontiche; né interruppe mai la scrittura di versi. Sempre vissuto nella più ortodossa devozione, in età avanzata coltivò in particolare il culto mariano, cui si legano alcuni apprezzati sonetti postremi (parte, testimonia Larber, di una progettata corona di dodici).
Morì il 12 giugno 1835, a causa di una malattia alla vescica che lo affliggeva dal 1827. Fu sepolto nel cimitero di Santa Croce, nel tempietto della famiglia Remondini.
Opere. Una bibliografia delle opere è in A. Simioni, Iacopo Vittorelli (1749-1835). La vita e gli scritti, con la bibliografia delle opere, documenti e poesie inedite, Rocca S. Casciano 1907, pp. XXXI-XLVII. Oltre a quelle citate nel testo si segnalano le Opere edite e postume, I-II, Bassano 1841 e le Rime edite e postume (Venezia 1851), con le notizie sulla vita e sulle opere dell’autore scritte da L. Carrer, Venezia 1851. Manca a tutt’oggi un’edizione critica dell’opera in versi: l’edizione moderna di riferimento resta dunque quella delle Poesie, a cura di A. Simioni, Bari 1911. Per le Anacreontiche ad Irene si segnalano l’edizione d’arte curata da A. Cutolo, Milano 1963, e quella che riprende il testo delle Rime edite ed inedite (1825-1826), in R. Zucco, Per le Anacreontiche ad Irene di Jacopo Vittorelli, in Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CLXVII (2008-2009), 1-2, pp. 125-174.
Fonti e Bibl.: Ancora fondamentali, per la biografia, l’Elogio oratorio-storico di J. V. di Bassano di G. Larber, nel primo volume (ma unico stampato) delle Opere edite e postume, Padova 1837, e A. Simioni, I. V., cit., monografia ripresa dallo stesso in J. V. (1749-1835). Discorso tenuto per invito del Comune, IX giugno MCMXXXV, XIII e.f., con un’appendice di rime scelte, Bassano del Grappa 1935. Un’utile sintesi è il saggio di M. Guderzo, La biografia di J. V., in J. V. e la cultura del suo tempo. Atti del Convegno..., a cura di R. Del Sal - M. Guderzo, Bassano 1995, pp. 21-35. Il volume costituisce di fatto una compiuta monografia collettiva su Vittorelli, alla quale è necessario rinviare anche per la bibliografia precedente.