JACQUEMART de Hesdin
(o de Esdin, Esdun, Oudain, Odin, Hodin)
Pittore e miniatore, probabilmente di origine fiamminga, attestato al servizio del duca Jean de Berry dal 1384 al 1409.La data della nascita di J. dovrebbe cadere non oltre il 1365, se nel 1384 è designato come "peintre du duc" (Delisle, 1868, p. 62). Nonostante tale qualifica, il nome di J. rimane legato esclusivamente a opere miniatorie, non essendo pervenuta alcuna sua opera pittorica maggiore; dai documenti degli inventari della cancelleria ducale risultano certamente di sua mano la decorazione delle Très Belles Heures di Jean de Berry (Bruxelles, Bibl. Royale, 11060-11061), realizzata nel 1402, e le miniature a piena pagina delle Grandes Heures di Jean de Berry (Parigi, BN, lat. 919), codice decorato nel 1409, come precisa l'inventario del 1413, da J. e da "autres ouvriers de Monseigneur" (Guiffrey, 1894, p. 253).Oltre a ciò sono assegnabili, in parte o del tutto, alla mano di J. anche altre opere eseguite precedentemente per il duca di Berry; Meiss (1967) gli ha attribuito alcune miniature contenute nel Salterio di Jean de Berry (Parigi, BN, fr. 13091), indicato nell'inventario del 1402 come opera dello scultore André Beauneveu, a cui spetterebbero soltanto le ventiquattro figure di apostoli e profeti a grisaille, contenute tra c. 7v e c. 30r, che precedono, realizzando una sorta di concordanza tra Vecchio e Nuovo Testamento - al di sotto di ogni singolo personaggio sono infatti riportate sentenze relative a ciascuno di essi -, l'illustrazione del salterio vero e proprio; figure come quella del Folle (c. 106r) o di Davide salvato dalle acque (c. 127r), denunciando un voluto abbandono dell'accentuazione del modellato cara ad André Beauneveu miniatore e un ricorso a tipologie vicine a quelle di Jean Pucelle, trasfigurate da un nuovo ricorso a tonalità di colori intensi e squillanti, attesterebbero la paternità di J., mentre le rimanenti illustrazioni sarebbero pertinenza di un più debole collaboratore dello stesso J., che spesso si ritrova al suo fianco e che Meiss ha denominato pseudo-Jacquemart (Meiss, 1967, I, pp. 151-155; Les fastes du Gothique, 1981, pp. 341-342). I due collaborano anche alla prosecuzione della decorazione delle Petites Heures di Jean de Berry (Parigi, BN, lat. 18014), lasciata interrotta da Jean le Noir e ripresa verso il 1385 da una équipe guidata da J., al quale spetterebbe buona parte delle miniature. In queste immagini il suo stile si fa ancora più delicato nella resa dei morbidi passaggi chiaroscurali e sempre più attento alle novità provenienti dalla pittura italiana in materia di resa spaziale, attraverso una frequente scansione diagonale dello spazio, evidente in scene come l'Adorazione dei Magi (c. 42v) e Giovanni Battista davanti a Erode (c. 211r). Particolarmente interessante è la scena dell'Annunciazione (c. 22r), con figure eseguite da Jean le Noir e la splendida cornice e l'ambientazione architettonica di mano di Jacquemart.Nella Bibbia di Clemente VII (Roma, BAV, Vat. lat. 50-51), realizzata dopo il 1386 e donata all'antipapa dal duca di Berry e da sua moglie Jeanne de Boulogne, spettano a J. i fregi con le armi dei tre personaggi nel margine inferiore della c. I di entrambi i volumi e due angeli sulla destra della c. I del secondo volume; tale attribuzione risulta avvalorata dal confronto stilistico con le miniature maggiori dei già citati volumi delle Très Belles Heures di Bruxelles, chiaramente dette nell'inventario del 1402 "richement enluminées et ystoriées de la main Jaquemart de Odin" (Guiffrey, 1894). Anche in questo codice infatti emerge la preferenza per una resa sempre più delicata della figura umana e per la definizione dei piani tramite variazioni di colore e contrasti tra zone luminose e ombreggiate; inoltre ancora più evidenti appaiono qui i rapporti con la pittura italiana e segnatamente senese, sia negli splendidi paesaggi, e specialmente in quelli montuosi, che appaiono quasi in ogni scena, sia nella profonda attenzione che J. dimostra verso l'opera di Simone Martini, soprattutto in scene come la Salita al Calvario (p. 186).Propria di J. è poi la resa profondamente composta delle espressioni e dei sentimenti dei personaggi: vero capolavoro in tal senso la separazione tra Madre e Figlio nella stessa scena della Salita al Calvario. Questa stessa è l'unica scena superstite delle perdute miniature a piena pagina che decoravano le Grandes Heures di Parigi, ultima opera cui risulta legato il nome di Jacquemart. Spetta a Pächt (1956) aver riconosciuto nel dipinto su pergamena conservato a Parigi (Louvre) l'opera del miniatore, che mai come in questo vero e proprio pannello (cm. 37,928,3) si dimostra pittore a tutti gli effetti, quale è attestato dai documenti. Sempre più stretti appaiono poi i riferimenti all'opera di Simone Martini, in particolare al pannello di analogo soggetto conservato a Parigi (Louvre), proveniente dal polittico Orsini. Nuova e più vicina al modello è la maggiore tensione drammatica che caratterizza la narrazione, costituita, e questa risulta una novità iconografica, dall'unione della scena della Salita al Calvario con la scena del Suicidio di Giuda. Più articolata appare anche la resa prospettica dello spazio, ottenuta tramite frequenti incroci di diagonali. La decorazione delle Grandes Heures si dimostra dunque chiaramente il momento culminante, dal punto di vista sia del formato sia stilistico, dell'opera miniatoria di Jacquemart.
Bibl.:
Ed. in facsimile. - Les Petites Heures du Duc de Berry, 2 voll., a cura di F. Avril, L. Dunlop, Luzern-Paris 1988-1989.
Letteratura critica. - L. Delisle, Le cabinet des manuscrits de la Bibliothèque Impériale, I, Paris 1868, pp. 56-68; J. Guiffrey, Inventaires de Jean duc de Berry (1401-1416), I, Paris 1894; O. Pächt, Un tableau de Jacquemart de Hesdin?, RLouvre 6, 1956, pp. 149-160; M. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. [I.] The Late Fourteenth Century and the Patronage of the Duke (Studies in the History of European Art, 2), 2 voll., London-New York 1967; M. Thomas, Les Grandes Heures de Jean de France, duc de Berry, Paris 1971; id., L'âge d'or de l'enluminure. Jean de France duc de Berry et son temps, Paris 1979; Les fastes du Gothique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981; C. Sterling, La peinture médiévale à Paris. 1300-1500, I, Paris 1987.P. Castellani