AUDIBERTI, Jacques
Scrittore francese, nato ad Antibes il 25 marzo 1899; trascorse l'infanzia nel Sud. Nel 1926 divenne redattore del Petit Parisien; collaborò alle maggiori riviste letterarie, fra cui La Nouvelle Revue Française.
L'opera che lo affermò come poeta è L'empire et la frappe (1930). Dall'originaria poetica d'imitazione mallarmeana, carica peraltro di una violenza del tutto assente nel Mallarmé, A. si è rivolto, in poesie e poemi esuberanti d'immaginosità, verso una concezione esistenzialistica resa con espressioni simbolistiche, umoristiche, ironiche (Race des hommes, 1937; Des tonnes de sémence, 1941; La nouvelle origine, 1942; Toujours, 1944). La produzione della maturità è soprattutto narrativa e teatrale, e rivela gli stessi caratteri delle composizioni poetiche. Così se i romanzi Abraxas (1938), Septième (1939), Urujac (1941), Carnage (1942), La Nâ (1944), Le victorieux (1947), Les médecins ne sont pas des plombiers (1949), Cent jours (1950), Le globe dans la main (1952), Marie Duubois (1952), Les jardins et les fluves (1952), Les enfants naturels (1956), La poupée (1956) sono pervasi dal sentimento dell'angoscia, questa può scaturire dalle situazioni e dai toni più diversi. Monorail (1947) è un libro di ricordi d'infanzia; Le maître de Milan (1950; trad. it., Milano 1959) un romanzo satirico. Tra le sue opere per teatro emergono Quoat-Quoat (1945), dramma simbolico-farsesco, e Le mal court (1946) farsa filosofica sul problema morale in Occidente e in Oriente. In L'abhumanisme (1955) ha tentato di farsi interprete dell'inane ansia umana di trascendere la condizione stessa dell'umanità.
Bibl.: R.A. Gutmann, in Introduction à la lecture des poètes français, Parigi 1950; H. Amer, A. romancier de l'incarnation, in Nouvelle Revue Française, 1956, n. 10.