Delille, Jacques
Poeta francese (Aigueperse 1738 - Parigi 1813), abate di Saint-Séverin e accademico di Francia (1772 prima elezione, poi annullata; rieletto 1774), autore, tra l'altro, del poema didascalico Les jardins, ou l'art d'embellir les paysages (1782), e rinomato traduttore (Georgiche, 1769; Eneide, 1804; Il Paradiso perduto di Milton, 1805).
In Remarques sur le livre VI de l'Eneïde, Delille, trattando dei lugentes campi " virgiliani che lo rimandano al Limbo dantesco, afferma, secondo i canoni di quella poetica classicista che gli faceva ammirare Voltaire, la supremazia di Virgilio su D., ritenendo quest'ultimo un semplice imitatore: " Au reste le Dante imite à sa manière dans son enfer ces belles fictions de Virgile. Il place aussi les amants dans une plaine où l'on n'entend que des soupirs, et qui est toujours agitée par les orages. Il est bon d'observer qu'un des poëtes les plus originaux de l'Italie moderne n'est le plus souvent qu'un imitateur bizarre de ce même Virgile à qui certains critiques refusent le titre de génie original ".
Questa parziale e pregiudicata conoscenza della Commedia risulta anche dal poema L'Imagination (1806, ma composto negli anni 1785-94). Nel canto IV (Impressions des lieux) sono descritti i tormenti di un giovane smarrito nelle catacombe, episodio che costituisce una testimonianza di gusto pre-romantico; e qui Delille mostra l'angusto limite, caratteristico della sua età, con cui considera il mondo dantesco, allorché esce nell'esclamazione: " O toi qui d'Ugolin traças l'affreux tableau, / Terrible Dante, viens, prête-moi ton pinceau, / Prête-moi tes couleurs; peins, dans ces noirs dédales, / Dans la profonde horreur des ombres sépulcrales / Ce malheureux, qui compte un siècle par instants... ". Nel canto V (Les Arts) tratta dell'epopea e cita ancora D. insieme con Omero, Virgilio, Ovidio, Ariosto, Tasso, Milton e Voltaire, dandoci una sorta di giudizio prevalentemente di gusto nel quale D. è ritenuto un poeta dell'orrore. Gli esempi addotti sono quelli della porta della città di Dite e, ancora, dell'episodio di Ugolino, di cui viene sottolineata la terrificante rappresentazione. L'edizione de L'Imagination del 1806 reca note storico-letterarie di Joseph-Étienne Esménard, che chiariscono maggiormente la contemporanea stazione di D. in Francia. Il medesimo Esménard aveva, del resto, nel canto V del suo poema La Navigation (1805), invocato D. analogamente al Delille. L'insistenza sugli episodi violenti e orribili si accordava con la diffusa immagine di un'Italia rinascimentale, paese di convenzione dagli smisurati furori e dalle implacabili vendette sul cupo sfondo delle lotte di parte. Louis Bridel, in quella stessa epoca, riteneva che una miglior conoscenza di D. avrebbe potuto esser determinata da una traduzione in versi della Commedia a opera del Delille, limitatamente però ai brani " terribili " (cfr. lettera di L. Bridel a Carion de Nizas sul modo di tradurre D., con la traduzione del canto V dell'Inferno sia da parte di Bridel che di Carion de Nizas, Basilea 1805).
Bibl. - A. Sainte-Beuve, Portraits littéraires, II, Parigi 1852; L. Audiat, Un poète abbé: J.D., 1738-1813, ibid. s.d. [ma 1902]; J. De Beaufort [J. d'Hertault], J.D. poète (1738-1813), ibid. 1904.