Maritain, Jacques
Filosofo francese (Parigi 1882- Tolosa 1973). Di famiglia protestante, terminati gli studi liceali si iscrisse alla Sorbonne, dove frequentò per alcuni anni i corsi di scienze naturali, occupandosi in partic. di biologia; attratto dallo spinozismo, poi dal socialismo cristiano e patriottico di Ch. Péguy, alla Sorbonne conobbe Raissa Oumançoff, un’immigrata russa di origine ebrea, che divenne sua moglie nel 1904, e con la quale condivise l’iniziale adesione alla filosofia di Bergson.
Importanti, per M., furono gli incontri con lo scrittore L. Bloy, sotto l’influenza del quale decise di battezzarsi nel 1906 (un anno dopo aver ottenuto l’agrégration in filosofia alla Sorbonne), e con il teologo domenicano P. Clerissac, che lo introdusse all’opera di Tommaso d’Aquino. Nel 1914 tenne le sue prime lezioni presso l’Institut Catholic di Parigi, dove rimase a insegnare fino al 1939, quando la guerra lo sorprese in Canada, paese in cui si recava periodicamente dal 1932 per tenere lezioni presso il Pontifical institute for medieval studies di Toronto. Già dagli anni Trenta, infatti, M. era divenuto un esponente di rilievo del pensiero cristiano, non solo in Francia ma anche nell’America settentrionale e in parte dell’America latina, in virtù della notevole mole di scritti pubblicati, tra i quali vanno anzitutto ricordati quelli di contenuto metafisico-gnoseologico: La philosophie bergsonienne (1913), importante bilancio del rapporto con l’intuizionismo; i saggi Trois réformateurs: Luther, Descartes, Rousseau (1925); Le songe de Descartes (1932); Distinguer pour unir: ou les degrés du savoir (1932; trad. it. Distinguere per unire: gradi del sapere); Sept leçons sur l’être (1934; trad. it. Sette lezioni sull’essere); Quatre essais sur l’esprit dans sa condition charnelle (1939; trad. it. Quattro saggi sullo spirito umano nella condizione di incarnazione).
In queste opere M. aveva argomentato la possibilità di una reviviscenza del pensiero tomista nel mondo moderno (nel 1924, con padre P. Mandonnet, aveva contribuito a fondare la Société Tomiste), cercando di mostrare l’attualità e la fecondità dei principi del tomismo, sciolti dal corpo dell’enciclopedia medievale e collegati con problemi e temi del pensiero moderno. Più in partic., muovendo dalle basi della metafisica tomistico-aristotelica, cioè dalla concezione dell’essere come nesso indissolubile tra forma e materia, tra essenza ed esistenza, M. aveva posto l’accento sull’intuizione intellettuale, sull’atto con cui la ragione coglie l’essenza nell’atto di esistenza, per criticare sia le soluzioni razionalistiche del problema gnoseologico (in partic. il cartesianesimo), colpevoli di postulare delle essenze separate dalla realtà, sia le tendenze di segno opposto (specialmente intuizionismo, esistenzialismo, pragmatismo), che rinunciavano all’intellegibilità del reale. In campo propriamente epistemologico, svolgendo il concetto tomistico di «essere intenzionale», M. si attestava su una posizione di «realismo critico», riconoscendo alle scienze naturali e matematiche un effettivo valore gnoseologico, in contrasto con gli orientamenti nominalistici dell’epistemologia moderna, senza tuttavia contrapporle alla metafisica, ma, al contrario, inserendole in un sistema gerarchico del sapere culminante nella teologia mistica (conoscenza per connaturalità).
Al largo pubblico M. divenne noto soprattutto per le posizioni che andò assumendo in tema di filosofia politica e sociale, con Primauté du spirituel (1927; trad. it. Primato dello spirituale) – scritto sui rapporti tra Chiesa e Stato, uscito nel momento della crisi dell’Action Française (M. prese le distanze dal movimento, condannato dalla Santa Sede nel 1926, dopo aver simpatizzato con esso) –, e soprattutto con Humanisme intégral (1936; trad. it. Umanesimo integrale), in cui prefigura una società liberale e democratica, ma cristianamente ispirata, elaborando l’idea di un umanesimo teocentrico, non più antropocentrico, capace di vivificare i valori della democrazia con le istanze spirituali del Vangelo. Discorso che M. proseguì in altre opere (Les droits de l’homme et la loi naturelle, 1942, trad. it. I diritti dell’uomo e la legge naturale; Christianisme et démocratie, 1943, trad. it. Cristianesimo e democrazia; La personne et le bien commun, 1947, trad. it. La persona e il bene comune; Man and the State, 1951, trad. it. L’uomo e lo Stato), pubblicate durante la Seconda guerra mondiale e dopo la fine del conflitto, in cui si riallacciava alla dottrina tomistica del diritto naturale e svolgeva la distinzione tra individuo (l’essere umano, in quanto elemento dell’ordine naturale e della società), e la persona (l’essere umano in quanto fine in sé), facendo di questa il soggetto di diritti individuali inalienabili, ma ponendo al contempo, alla base dello Stato, la nozione di bene comune. In questo periodo, segnato da continui spostamenti tra gli Stati Uniti e la Francia e da riconoscimenti pubblici – dopo aver partecipato al movimento francese per la resistenza, M. fu ambasciatore di Francia presso la Santa Sede (1945-48), quindi contribuì alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e tornò a insegnare nell’univ. di Princeton (1948-60) in veste di professore emerito – ebbe anche modo di tornare sui motivi metafisici della sua speculazione (De Bergson à Thomas d’Aquin, 1944, trad. it. Da Bergson a Tommaso d’Aquino; Court traité de l’existence e de l’existant, 1947, trad. it. Breve trattato dell’esistenza e dell’esistente), nonché di arricchire il suo contributo alla delineazione di un’estetica tomistica, ritornando sui temi già affrontati in Art et scolastique (1920; trad. it. Arte e scolastica) con Creative intuition in art and poetry (1953; trad. it. L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia), ossia sull’idea dell’arte come virtù intellettuale, e sulla bellezza come finalità propria dell’attività artistica. Nel secondo dopoguerra, e fino alla morte – avvenuta in Francia, nei pressi di Tolosa, dove si era ritirato nel 1960, dopo la morte della moglie Raissa –, si interessò anche di filosofia della religione, di filosofia morale (Neuf leçons premières de philosophie morale, 1951; trad. it. Nove lezioni sulle nozioni prime della filosofia morale), di filosofia della storia (On the philosophy of history, 1957; trad. it. Per una filosofia della storia) e di pedagogia (Education at the croassroad, 1943, trad. it. L’educazione al bivio; Pour una philosophie de l’éducation, 1959, trad. it. L’educazione della persona), mantenendo sempre, come orizzonte di riferimento, l’idea di una società cristiana, incentrata sul rispetto della persona. Nel 1966, con Le paysan de la Garonne (trad. it. Il contadino della Garonna), svolse un’analisi dei fenomeni più importanti del mondo cattolico postconciliare, ribadendo, con una polemica spesso accorata, la necessità di un ritorno al pensiero di Tommaso d’Aquino, e al tempo stesso dimostrandosi essenzialmente fedele al rifiuto di ogni civiltà «sacrale» e propenso alla relativa libertà per il cattolico sul piano dell’azione temporale. Le opere di M. sono state tradotte in numerose lingue; un’edizione completa dei suoi scritti è stata pubblicata in lingua francese: Œuvres complètes de Jacques et Raissa Maritain (16 voll.,1986-2000).
Biografia