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HÉBERT, Jacques-René

di Alberto Maria Ghisalberti - Enciclopedia Italiana (1933)
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HÉBERT, Jacques-René

Alberto Maria Ghisalberti

Rivoluzionario francese, nato ad Alençon il 15 novembre 1757, giustiziato a Parigi nel 1794.

Ebbe una giovinezza burrascosa; scoppiata la rivoluzione l'H., dotato d'ingegno e di spirito, cominciò a Parigi a farsi notare con alcuni libelli e articoli (1790); e poco dopo creò il suo famoso giornale Le Père Duchesne, ove con linguaggio volutamente volgare traduceva per il popolo il volterrianismo onde era imbevuto. Dapprima fu piuttosto un moderato e sdegnò l'anarchia della piazza, sebbene firmasse la petizione per la decadenza del re (luglio 1791). Membro influente dei Cordiglieri, fu messo in maggior vista dagli avvenimenti del 1792; non partecipò ai massacri di settembre, ma li approvò, e nel dicembre divenne sostituto del procureur della Comune, Chaumette. Fu con questo contro i girondini: arrestato per ordine della commissione dei 12, le Sezioni ne imposero la liberazione (27 maggio 1793). E il suo arresto segnò l'inizio della crisi finale dei girondini. Non fu mai un vero e proprio capo di partito: la fazione che prese nome da lui e ne divise il programma, attinse molta parte delle sue idee sociali da quegli enragés contro i quali H. e Marat s'erano schierati. Avverso al lusso, sebbene egli vivesse confortevolmente, alla corruzione, alle disparità sociali, ai preti e alla nuova plutocrazia delineava un programma di socialismo di stato e affermava che la prima proprietà è l'esistenza. Una comune autonoma e superiore allo stato, raccolti distribuiti da questo, propaganda armata per la divisione della terra, soccorsi ai vecchi, lavoro o sussidî ai validi, educazione comune gratuita e obbligatoria erano i suoi capisaldi. Con la caduta dei girondini e il trionfo della Comune, H. e i suoi amici s'imposero nei ministeri, nell'esercito, alla Convenzione. Erettosi a vendicatore e a continuatore di Marat, denunciò come traditori gl'inclini a moderazione, ovunque additando corrotti e venduti. Robespierre non lo amava, ché sospettava di lui e di Chaumette suoi rivali, ma se ne giovò contro gli enragés e contro i dantonisti. Dopo i grandi disastri militari del 1793 H. chiese la testa degli aristocratici, dei moderati e dei generali sospetti, pur dicendosi avverso in teoria alla pena di morte. Ché, infatti, l'accusatore spietato che insozzò la regina al processo con turpi accuse, fu nella vita privata molle e sensuale, dolce d'aspetto e di modi. Nello stabilimento del culto della dea Ragione egli ebbe minor parte di Chaumette, più indiretta che diretta. E infatti quando dopo gli attacchi lanciati a Robespierre finì col farsi epurare dai giacobini (dicembre 1793), H. mise molto impegno nel difendersi dalle accuse di ateismo, e protestò contro le cerimonie in onore di Marat. Le vittorie riportate dagli eserciti rivoluzionarî ne scossero la posizione. Robespierre, irritato per la crescente propaganda di violenza e per l'influenza che H. esercitava nel popolo (grandi scioperi erano scoppiati), lo lasciò attaccare da C. Desmoulins nel Vieux Cordelier. Gli hebertiani denunciarono gli accaparratori e chiesero la proscrizione dei 75 che avevano protestato contro il 2 giugno, già salvati da Robespierre. Prevenuta per la prima volta l'azione popolare da quella di governo, H. fu perduto. Arrestato il 21 ventoso, il 1° germinale cominciò il processo, che fu condotto con la stessa spietata illegalità di quello di Danton, e il 4 H. e i suoi amici furono ghigliottinati. La fine di H. segna l'inizio di una nuova fase della Rivoluzione. Rinunciatosi all'étatisme, si tornarono a favorire il commercio e i negozianti e l'azione popolare diretta passò di nuovo in seconda linea. Il pensiero di H. ebbe qualche ripercussione anche fuori di Francia.

Bibl.: D. Mater, J.-R. H. l'auteur du Père Duchesne vant la journée du 10 août 1792, Bourges 1888; F.-A. Aulard, Le culte de la Raison et de l'Être suprème, Parigi 1892; L. Lenôtre, Paris révolutionnaire..., II, Parigi 1903; A. Mathiez, Robespierre terroriste, Parigi 1921.

Vedi anche
Le Père Duchesne Père Duchesne, Le Nome, derivato da un popolare personaggio comico, del giornale fondato nel 1790 da J.-R. Hébert. Partito da posizioni relativamente moderate, si assicurò un’enorme diffusione tra i sanculotti parigini assumendo toni sempre più violenti, culminati nella primavera del 1792 nella campagna ... club dei cordiglièri cordiglièri, club dei Società rivoluzionaria creata da G.-J. Danton nel 1790, le cui prime riunioni si tennero in un ex convento dei cordiglieri (frati francescani), da cui il nome. Dopo la fuga del re a Varennes, i cordiglieri chiesero per primi la decadenza del sovrano e animarono i moti del 10 ag. ... giacobini Durante la Rivoluzione francese, gli appartenenti a un’associazione politica (club dei giacobini), così detta perché aveva sede nell’ex convento parigino dei domenicani (Jacobins) nella via Saint-Honoré. Sorto nel maggio 1789 come Club breton, divenuto poi Société des amis de la constitution, il club ... Georges-Jacques Danton Danton ‹dãtõ´›, Georges-Jacques. - Uomo politico (Arcis-sur-Aube 1759 - Parigi 1794), fu uno dei protagonisti della rivoluzione francese. Vita e attività. Di famiglia borghese di provincia, fece l'avvocato a Parigi dal 1787 e sin dall'estate del 1789 fu tra gli agitatori più popolari nel club dei Cordiglieri ...
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Vocabolario
hebertista
hebertista 〈e-〉 s. m. e agg. [dal fr. hébertiste] (pl. m. -i). – Nome con cui furono chiamati in Francia i seguaci del rivoluzionario Jacques-René Hébert, che nel 1793-94 costituirono una violenta fazione con un programma di lotta contro...
rène
rene rène s. m. [dal lat. ren renis; cfr. reni]. – 1. a. In anatomia, organo proprio dei vertebrati che secerne l’urina, assicurando l’eliminazione dall’organismo (attraverso un complesso meccanismo di filtrazione glomerulare e riassorbimento...
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