HACKERT, Jakob Philipp
Primo figlio del pittore di ritratti Philipp (1712-68) e Margarethe Cunigunde (1720 - post 1768), nacque il 15 sett. 1737 a Prenzlau nella Uckermark, distretto del Brandeburgo, allora parte del Regno di Prussia.
L'H. apprese i primi rudimenti della pittura dal padre, ma nel 1753 fu mandato a Berlino presso lo zio Johann Gottlieb (1713-73), pittore di decorazioni. Il giovane H. rimase nella bottega dello zio fino al 1755, quando cominciò a studiare all'Accademia di belle arti della stessa città; nel maggio del 1758 frequentò la classe di Blaise-Nicolas Le Sueur, che gli suggerì di dedicarsi esclusivamente alla pittura di paesaggio. I primi quadri datati dell'H. risalgono al 1760 e già mostrano l'evoluzione stilistica del giovane pittore: mentre il Paesaggio con stagno e animali è ancora chiaramente orientato verso i modelli dei pittori olandesi del Seicento (collezione privata: Nordhoff - Reimer, II, p. 1, scheda 1), la Veduta del fiume Spree a Berlino vicino a Charlottenburg ritrae un paesaggio reale e ben riconoscibile, secondo un atteggiamento che sarebbe diventato il tratto caratteristico del suo stile negli anni a venire (ibid., scheda 2).
Nel 1762 conobbe il barone Adolf Friedrich von Olthof che lo invitò a risiedere nel suo palazzo a Stralsund. Il giovane pittore lasciò quindi Berlino nel luglio di quello stesso anno e passò i successivi tre ospite del barone, per il quale ornò una sala con paesaggi nella casa di Stralsund (cinque di essi sono ancora in situ, mentre il resto è andato distrutto) e un ciclo di sei quadri nel castello a Boldevitz nell'isola di Rügen (grandi dipinti a olio, raffiguranti vedute dell'isola e paesaggi ideali), dove aveva accompagnato il barone von Olthof nel 1763. Dal maggio al settembre del 1764 intraprese poi un viaggio in Svezia, ancora al seguito del barone che lo introdusse alla corte di Stoccolma. L'H. ebbe così modo di esplorare la vasta area dei laghi attorno alla città ed eseguire numerosi disegni. Tornato a Stralsund, rimase ancora nella casa del suo mecenate fino al maggio del 1765, quando partì per Parigi (dove sarebbe giunto in agosto) insieme con Balthasar Duncker, nipote del barone e pittore anche lui.
A Parigi l'H. entrò subito nella cerchia del pittore e incisore Johann Georg Wille, con il quale visitò i dintorni della città. Negli anni successivi realizzò numerosi disegni e quadri a gouache con paesaggi della Normandia, spesso idealizzati, con vecchie fattorie, contadini e pescatori, alberi e stagni. Nel 1766 arrivò a Parigi anche il fratello minore dell'H., Johann Gottlieb (1744-73), che pure aveva frequentato l'Accademia di belle arti a Berlino e con il quale intraprese viaggi in Normandia e in Piccardia (1766-67).
A Parigi l'H. acquisì ben presto grande fama, trovando committenti anche tra la nobiltà: così il vescovo di Le Mans, della famiglia del duca di Monaco, Ludovico Andrea Grimaldi, lo invitò per diversi mesi nella sua villa di campagna presso Ivry, per eseguire disegni e dipinti.
Alla fine di agosto del 1768 l'H. lasciò la Francia: si diresse con il fratello verso l'Italia, passando per Nîmes, Arles, Marsiglia, Tolone e Antibes; arrivò a Genova e, dopo aver sostato a Livorno, Pisa e Firenze, giunse a Roma il 18 dicembre. Qui i due fratelli presero alloggio al caffè Inglese in piazza di Spagna. Inizialmente l'H. si dedicò soprattutto allo studio della pittura romana e delle antichità, ma già nella primavera successiva iniziò con il fratello a visitare i dintorni di Roma: Frascati, Grottaferrata, Marino, Albano, Nemi, Subiaco e Palestrina; soggiornò quattro mesi a Tivoli, dove dipinse dal vero una veduta a olio della Cascata grande (Roma, Galleria nazionale d'arte antica a Palazzo Barberini). Trascorse dunque la maggior parte dell'anno fuori città, ritraendo in quadri e disegni i paesaggi osservati lungo quei brevi viaggi: questo procedere divenne programmatico per il pittore, che usò la propria abitazione a Roma soltanto come punto di partenza per i suoi numerosi spostamenti e come studio per eseguire i quadri commissionati dai grand-touristes o da altri committenti, basandosi sugli studi eseguiti in campagna. Affittò una casa ad Albano, dove passava regolarmente l'estate, dedicando numerosi disegni alla via Appia, alla campagna e ai castelli romani. Poté così acquisire una profonda conoscenza di Roma e dintorni, cui si aggiunse quella di altre parti d'Italia visitate in occasione di viaggi compiuti durante gli anni Settanta.
Nella primavera del 1770 l'H. partì alla volta di Napoli, raccomandato all'ambasciatore britannico sir William Hamilton; eseguì numerosi disegni a Pozzuoli, Sorrento, Vietri sul Mare, Cava dei Tirreni.
Nel 1772 il fratello si recò in Inghilterra per vendervi i lavori suoi e dell'H.; colpito da una malattia, morì a Bath nell'ottobre dell'anno successivo. Fu allora che si trasferirono a Roma due dei fratelli minori dell'H.: Friedrich Wilhelm (1748-80), pittore di storie e ritrattista, che seguì Anton Raphael Mengs in Toscana e si stabilì infine a San Pietroburgo; e Karl Ludwig (1751-98), anch'egli pittore di paesaggio, che rimase a Roma fino al 1778 per trasferirsi poi in Svizzera, a Ginevra e a Losanna. Nel 1778, infine, giunse in città l'ultimo dei fratelli, Georg Abraham (1755-1805), che lavorò come incisore delle opere dell'H. e rimase con lui fino alla morte.
Nel 1776 l'H. si recò in Umbria e nelle Marche, visitando Urbino e Perugia. In quell'occasione fu anche a Ravenna e Cesena, la città natale di papa Pio VI; tornato a Roma realizzò un quadro a olio con la veduta del luogo, oggi conservato nel Museo del Palazzo di Alupka (Russia). Presentò il dipinto al papa, il quale ne fu molto compiaciuto e regalò all'H. una scatola d'oro massiccio e sei medaglie d'oro.
Tra l'aprile e il giugno del 1777 intraprese un viaggio in Sicilia con due inglesi, il costruttore navale Charles Gore, che si dilettava di pittura di paesaggio ed era diventato intimo amico dell'H., e Richard Payne Knight, ricco connaisseur interessato all'arte e all'archeologia che aveva l'intenzione di pubblicare una guida della Sicilia illustrata da Gore e dallo stesso Hackert. Ritornando a Londra, Payne Knight portò con sé 24 disegni dell'H. (Londra, British Museum) e di Gore che avrebbero dovuto costituire le illustrazioni del suo diario, pubblicato però soltanto da J.W. Goethe, che lo aggiunse alla biografia dell'H. nel 1811, privo però delle immagini.
Al ritorno da un viaggio intrapreso nel 1778 in compagnia dell'amico Gore nell'Italia settentrionale (Bologna, Venezia e Milano, fino al lago Maggiore e a Como), l'H. fece visita a Firenze al granduca Pietro Leopoldo; e, di nuovo a Roma, eseguì quattro dipinti con vedute del porto di Livorno, li fece incidere in rame dal fratello Georg e li dedicò al granduca di Toscana. Tre di essi si trovano oggi in collezioni private, il quarto nella raccolta Georg Schäfer a Schweinfurtt. Un'edizione completa della serie di incisioni si trova nella Biblioteca reale di Stoccolma.
A Roma, intanto, l'H. era riuscito a inserirsi in importanti circoli culturali della città, soprattutto grazie all'amicizia stretta con il consigliere Johann Friedrich Reiffenstein, conosciuto nel febbraio del 1769. Studioso di arte, archeologia e storia, dopo la morte di Johann Joachim Winckelmann (1768) Reiffenstein era diventato punto di riferimento e guida per tutti i nobili viaggiatori provenienti dall'Europa del Nord, e quindi il più richiesto cicerone per i grand-touristes di alto rango. Molti dei suoi clienti ordinavano dipinti in ricordo del loro viaggio italiano ai pittori che facevano parte del suo entourage: tra questi, in primo luogo, l'H., che realizzò vedute delle località visitate dai committenti d'Oltralpe, e Angelika Kauffmann, specializzata nei ritratti dei viaggiatori.
La collaborazione fra i due fu vista con invidia dagli altri pittori attivi a Roma. Scriveva Domenico Fiorillo nella sua Geschichte der zeichnenden Künste inDeutschland und den Vereinigten Niederlanden (Bamberg 1818, III, p. 422) a proposito dell'H.: "fu odiato da tutti gli artisti a Roma, tranne quelli tedeschi, perché aveva organizzato con la Angelika e Reiffenstein […] dei circoli sociali, chiamati dai Francesi Tripotages e Côteries, nei quali cercarono di coinvolgere tutti gli stranieri, a partire dai duchi fino ai servi nei loro servizi, collaborarono l'uno con l'altro e parlarono male di tutti gli artisti che non fecero parte del loro gruppo. Questi incontri si tenevano nella casa di Reiffenstein".
La collaborazione tra l'H. e Reiffenstein fu senz'altro molto fruttuosa per il pittore tedesco. Fu Reiffenstein a introdurlo presso il generale russo Ivan Šuvalov, che ordinò all'inizio dell'anno 1771 per volere di Caterina II di Russia due quadri sulla battaglia navale di Çeşme nella quale i Russi avevano vinto i Turchi nel luglio del 1770. Il successo di questi dipinti ebbe come conseguenza un contratto stipulato tra il pittore e la zarina, datato 7 ott. 1771 per altri sei quadri, ai quali seguirono infine altri sei, da finire in due anni: tutta la serie, alla quale l'H. lavorò fino al 1777, si trova ancora oggi nel palazzo Grande di Petrodvorec. Con questo incarico il pittore divenne noto in tutta l'Europa.
La fama si dovette anche a un clamoroso evento collegato all'esecuzione del primo quadro: per fornire al pittore il modello di una imbarcazione in fiamme, l'ammiraglio Alexej Orloff fece esplodere nel maggio del 1772 una vecchia fregata russa nel porto di Livorno. Questo straordinario fatto era stato annunciato già mesi prima da giornali italiani ed esteri e rese immediatamente noto il nome dell'H. in tutta l'Europa.
A Reiffenstein fu dovuto anche il contatto con l'erede al trono Pavel Petrovič Romanov, che visitò Roma con la moglie Maria Fëodorovna dal novembre del 1781 al marzo successivo. Ma essendo l'anziano consigliere ammalato, fu l'H. a fare loro da cicerone a Tivoli e a Frascati: in quell'occasione gli fu affidata la commissione per diversi quadri ai quali il pittore lavorava ancora nel 1786.
L'H. decise di stabilirsi definitivamente a Roma, e affittò nel 1772 una casa alla salita di S. Sebastianello, all'angolo di piazza di Spagna; gli Stati delle anime della parrocchia di S. Lorenzo in Lucina lo registrano regolarmente da allora fino al suo trasferimento a Napoli nel 1786, anche se spesso con una grafia errata del nome.
All'apice della sua carriera romana si deve però senz'altro porre l'incarico del principe Marcantonio Borghese per una serie di nove quadri di grande formato, ai quali l'H. lavorò dal novembre del 1779 fino alla Pasqua del 1781, per la villa Borghese sul Pincio (oggi in diverse collezioni private), e che, commentati e ammirati da tutti i viaggiatori dell'epoca, accrebbero ancora la fama del pittore.
Nella primavera del 1782 l'H. intraprese un viaggio a Napoli dove venne presentato dall'ambasciatore di Caterina II, il conte Cirillo Grigorievič Rasumovskij, al re Ferdinando IV di Borbone, dal quale ricevette incarichi per quattro quadri a gouache raffiguranti La mietitura a San Leucio, Il traghetto sul Sele, Il casino di caccia a Persano e La reggia di Caserta vista dal belvedere dei cappuccini (tutti ancora oggi nella reggia di Caserta). Con questa commissione iniziò un periodo di lavoro per Ferdinando, che costrinse l'H. a continui viaggi da Roma a Napoli. Per il monarca eseguì diversi quadri con episodi di caccia e, nel 1784, quattro dipinti di grande formato raffiguranti Le quattro stagioni per il casino di caccia del Fusaro. Le tele, rubate durante i moti rivoluzionari del 1799, sono andate distrutte. Rimangono però i bozzetti perfettamente eseguiti: la Primavera si trova oggi in una collezione privata, l'Autunno nel Wallraf Richartz Museum di Colonia, l'Estate e l'Inverno al Germanisches Nationalmuseum di Norimberga. Nel 1786 fu stipulato un contratto nel quale il re nominò l'H. pittore di corte.
Si legge nella Gazzetta universale del 25 apr. 1786: "S. M. […] ha chiamato al suo R. Servizio il Sig. Filippo Hackert col titolo di primo Pittore di Paesi, Cacce, e Marine, con annua pensione di ducati 1200 oltre un bel quartiere in questa Città, e a Caserta. Essendo la prelodata S. M. intieramente saddisfatta de' quadri che quest'abile Professore fece fino da 4 anni per adornamento de varj Palazzi Reali, ha estesa la sua bonità anche al fratello del medesimo Sig. Giorgio Hackert, dichiarandolo suo primo Incisore nel genere inteso". I fratelli Hackert abitarono a Napoli nel palazzo Francavilla (oggi Cellamare), mentre a Caserta ebbero a loro disposizione un'ala del palazzo vecchio.
Cominciò così un periodo fruttuoso per il pittore che seguì il re nei suoi spostamenti da Napoli alle residenze di Caserta e di Castellammare di Stabia oppure nelle isole di Capri e d'Ischia. Alla corte di Ferdinando l'H. era anche responsabile dell'educazione artistica dei figli del re, doveva arredare le residenze di campagna della famiglia reale, organizzare le feste e persino riparare le lampade a olio (Goethe, p. 262). Scriveva Goethe (p. 261) che il re, alla vista di qualcosa che non funzionava a dovere, diceva soltanto "portatelo da Hackert".
L'H. aveva conosciuto Goethe a Napoli il 28 febbr. 1787; in giugno intrapresero insieme il viaggio da Napoli a Roma, dove il pittore si recava per organizzare il trasferimento a corte delle statue della collezione Farnese, lasciate in eredità a Ferdinando IV e ancora conservate nel palazzo romano. In quell'occasione trascorse un breve periodo nell'Urbe e accompagnò Goethe a Tivoli, dove i due disegnarono insieme. La loro amicizia, documentata da lettere oggi al Goethe- und Schiller-Archiv a Weimar, durò fino alla morte del pittore, del quale Goethe pubblicò la biografia, basata sugli appunti stessi dell'amico.
Nel 1788 l'H. ricevette dal re la commissione per una serie di dipinti con i porti del Regno di Napoli. Per eseguire i disegni preparatori si recò così in Puglia e Campania - Goethe (p. 301) riportava nella biografia dell'artista che l'H. "impiegò per il viaggio che lo portò da Manfredonia fino a Taranto più di tre mesi" - e nel 1790 in Calabria e in Sicilia, dove visitò Siracusa, Messina e Palermo. La serie comprende 17 quadri e si trova ancora oggi alla reggia di Caserta; vi sono raffigurati i porti di Taranto, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Bisceglie, Monopoli, Gallipoli, Trani, Messina e Palermo; ne fa parte anche uno dei quadri più importanti eseguiti per il re, Il varo dellaPartenope (1786), primo vascello costruito a Castellammare di Stabia.
Ancora nel 1789 l'H. fu incaricato da Ferdinando di sovraintendere all'allestimento decorativo del casino reale di Carditello; per un salottino eseguì due affreschi con scene agresti, compresi i ritratti del re e della regina, dei quali si sono tramandati soltanto i bozzetti (Napoli, Museo nazionale di S. Martino).
Nel 1792 iniziò un secondo ciclo di dipinti a gouache per Ferdinando: Il giardino inglese, la Veduta di Cava deiTirreni, la Veduta di Ischia e la Veduta diCapri (Caserta, reggia). In quello stesso anno l'H. pubblicò le Memorie dei pittori messinesi, scritte in collaborazione con monsignor Gaetano Grano.
Nel 1793 decorò a encausto la sala da bagno del belvedere a San Leucio con affreschi; tra il 1794 e il 1795 furono realizzati numerosi quadri, tra l'altro con motivi pompeiani.
Nel 1790 intraprese un'escursione al golfo di Gaeta e a Montesarchio; nel 1791 esplorò i monti del Matese e nel 1792 visitò i monti Aurunci e il Garigliano. Il 1793 lo vide in viaggio verso nord fino a Isola del Liri, dove si dedicò a dipingere la grande cascata e il fiume Liri con le sue cascate ad Anitrella. Nel 1795 intraprese un lungo viaggio in Basilicata, visitando lungo la strada Eboli, Persano e Auletta. Tutti questi spostamenti sono documentati da numerosi disegni dell'artista che annotò scrupolosamente la località raffigurata sul foglio.
Nel 1796 fu costretto a lasciare il suo appartamento nel palazzo vecchio di Caserta a due anziane zie di Ferdinando IV che si erano rifugiate dalla Francia in Italia. Il pittore si trasferì allora a Napoli, in una piccola casa sul Vomero. Trascorse i periodi estivi sugli Appennini, a Monte Forte e a Monte Vergine, presso i conventi dei benedettini e dei camaldolesi, disegnando dal vero ed eseguendo quadri raffiguranti il golfo di Pozzuoli e il giardino inglese di Caserta.
Nel gennaio del 1799 i Francesi entrarono a Napoli. Il 20 marzo l'H. fuggì via mare dalla città insieme con il fratello Georg e il pittore Johann Heinrich Wilhelm Tischbein. Dopo un viaggio di 13 giorni arrivarono a Livorno, da dove nel maggio si spostarono a Pisa. Lì abitarono per un anno e presero infine casa a Firenze.
Per interessamento di Goethe, nel 1803 gli giunse l'incarico del granduca di Sassonia-Weimar-Eisenach, Carlo Augusto, per due vedute della campagna toscana e del Tevere a ponte Milvio, conservate fino al 1945 nel castello di Weimar e oggi disperse. Il pittore continuò a intraprendere escursioni nei dintorni boscosi di Firenze, soprattutto nel Casentino, visitando nel 1800 Camaldoli, la Verna e Vallombrosa; numerosi disegni e dipinti documentano i suoi ultimi viaggi.
Nell'esilio toscano eseguì due serie di incisioni dedicate interamente ad alberi di tipo diverso. La prima fu pubblicata nel 1801 in francese e in italiano come Principes pour apprendre à dessiner le paysage d'après nature ovvero Principj di disegno di paese e presenta alberi con esempi dettagliati del loro fogliame; la seconda, incisa nel 1801-02, mostra in otto fogli alberi particolarmente belli dal giardino inglese di Caserta che, aggiunto al parco barocco della reggia sotto la supervisione del giardiniere John Andrew Graefer, era stato più volte oggetto di attenzione da parte dello Hackert.
Nel 1806 l'artista fu colpito da un ictus che gli paralizzò la parte destra del corpo; ebbe un secondo attacco il 28 apr. 1807. L'H. morì il 9 maggio 1807 nella sua casa di San Piero a Careggi, acquistata nel 1803.
Con la sua arte, l'H. portò all'apice il genere del vedutismo; le sue vedute dei paesaggi del Lazio e del Regno di Napoli sono caratterizzate dalla resa nitida dei dettagli naturali e dalla realistica descrizione dei luoghi dipinti. Tra gli ultimi rappresentanti dell'epoca classicista, cadde in oblio quasi subito dopo la sua morte e fu rivalutato soltanto nella seconda metà del Novecento.
A prescindere dalle opere eseguite per Ferdinando IV tuttora nella reggia di Caserta, i dipinti dell'H. si trovano in tutti i principali musei delle capitali d'Europa, in Russia e negli Stati Uniti; dipinti particolarmente esemplificativi della sua arte sono esposti nei tre Goethe-Museum a Francoforte sul Meno, Düsseldorf e Weimar.
Fu autore anche di un testo Sull'uso della vernice nella pittura, Perugia 1788, che ebbe una versione tedesca a cura di Friedrich Ludwig Reischel, pubblicata a Dresda nel 1800.
Fonti e Bibl.: J.W. Goethe, Werke, XLVI, Weimar 1891, pp. 103-414; B. Lohse, J.P. H. Leben und Anfänge seiner Kunst, Emsdetten 1936; Il paesaggio secondo natura. J.P. H. e la sua cerchia (catal.), a cura di P. Chiarini, Roma 1994; C. Nordhoff - H. Reimer, J.P. H. 1737-1807. Verzeichnis seiner Werke, Berlin 1994; W. Krönig-Reinhard Wegner, J.P. H.: der Landschaftsmaler der Goethe-Zeit, Weimar-Wien 1994; J.P. H.: paesaggi del Regno (catal.), a cura di T. Weidner, Caserta 1997; Lehrreiche Nähe. Goethe und H. (catal.), a cura di N. Miller - C. Nordhoff, Weimar 1997; T. Weidner, J.P. H., Landschaftsmaler im 18. Jahrhundert, Berlin 1998; C. Nordhoff, J.P. H.s Bilderzyklus für die Villa Borghese in Rom, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, LXI (1998), pp. 520-551; Id., "Der große Weg". J.P. H. als Zeichner nach der Natur, in Pantheon, LVIII (2000), pp. 128-137; La Campagna Romana da H. a Balla (catal.), a cura di P.A. De Rosa - P.E. Trastulli, Roma 2002.