JAKUTI
. Popolazione di lingua turca, che vive nella Siberia nord-orientale, raccolta principalmente nelle vicinanze dei fiumi: il nome nazionale è Sachà. I Jakuti costituiscono la nazionalità fondamentale della Repubblica sovietica socialista autonoma jakuta (v. Jakutia). Il loro numero era, nel 1897, di 225.000 individui e di 235.000 nel 1925.
Secondo il tipo fisico si distinguono in tre gruppi:1. Jakuti con mescolanza di sangue russo; 2. Jakuti dall'aspetto mongolico; 3. il tipo turco vero e proprio. Nel terzo gruppo si trova il grosso naso aquilino che li fa somigliare agl'Indiani dell'America. I capelli grossi, ruvidi e neri sono tagliati in tondo; il viso è abbronzato, le variazioni del colore vanno dal giallastro al marrone. I Jakuti non si distinguono per forza muscolare e hanno movimenti lenti. Dei loro sensi il più sviluppato è l'udito; hanno anche la vista buona, ma non distinguono le gradazioni dell'azzurro e del verde e spesso confondono questi colori. Presso i Jakuti continua il modo di vita praticato dai loro antenati: vivono in sedi nomadi (ulusj) e in villaggi fissi (naslegi), espressioni, peraltro, di provenienza esterna non jakuta. Sono, cioè, in parte cacciatori e si spostano da un luogo all'altro, in parte allevatori di bestiame con resti dell'antico sistema di vita errante, e in parte agricoltori sedentarî e pescatori. Nel nord alcuni gruppi posseggono anche mandre di renne. Sono in maggioranza abili artigiani e hanno molto sviluppate le attitudini al commercio, grazie alle quali essi hanno assunto una parte importante nella vita economica della Siberia orientale. L'abitazione nelle sedi fisse è generalmente una capanna molto stretta fatta di tronchi d'albero, a forma di piramide; all'esterno essa è spalmata di argilla o di sterco animale; le finestre sono molto piccole; il pavimento nell'interno è di terra.
L'abbigliamento maschile consiste in un mezzo caftano (son), che arriva fino al ginocchio, con un taglio dietro per maggior comodità nei viaggi a cavallo. D'inverno indossano sopra a questo una pelliccia (sanaiak). Il berretto di panno ha l'orlo di pelliccia e i guanti a sacco sono anche di pelliccia. Ai piedi portano stivali (torbasi) fatti con cuoio di renna o di cavallo. L'abbigliamento femminile è simile a quello maschile; in più le donne portano orecchini e altri ornamenti di metallo. Gli alimenti principali dei Jakuti sono: la carne, che mangiano quasi cruda, il pesce e tutti i prodotti del latte; un'ottima leccornia è il grasso.
I Jakuti amano i canti, ma la loro musica è molto povera. L'epos jakuto è invece ricco di episodî e di descrizioni; fra le creazioni dell'ingegno popolare la parte principale spetta forse agl'indovinelli e ai proverbî. La religione professata è la cristiana ortodossa con numerose sopravvivenze di sciamanismo.
Lingua. - Lo jakuto appartiene alla famiglia delle lingue turche; in questa occupa un posto importante per il suo carattere arcaico.
Insieme con il ciuvasso (v. ciuvasci) appartiene al sottogruppo caratterizzato per il mutamento di j prototurco in una sibilante (s in j akuto, ś in ciuvasso); jakuto e ciuvasso formano il cosiddetto "gruppo s" delle lingue turche che si contrappone a tutte le altre (dette "lingue j") le quali mantengono il j. Per es. sās "primavera", cfr. ciuv. śur, ma turco osm. e altri dial. jaz; suoχ "non", cfr. ciuv. śuk, ma turco osm. e altri dial. jok; sätte "sette", cfr. ciuv. śit't'šə, ma turco come jedi; lo jakuto possiede ancora delle vocali lunghe che gli sono peculiari e che si trovano sia in parola monosillabiche, sia nel secondo o terzo elemento di parole plurisillabiche, non mai in ogni modo nel primo elemento di parole plurisillabiche; se un monosillabo con vocale lunga diviene disillabo o plurisillabo per l'aggiunta d'un suffisso, la vocale s'abbrevia. Caratteristica è anche la ricchezza di dittonghi, dovuti certamente all'accento melodico per es. jac. uo 〈 prototurc. * o e 〈 prototurc. *og, così uon "dieci", cfr. ciuv. vun, turc. osm. on; jac. uol "figlio", cfr. turco osm. oyul; jac. üö 〈 prototurco *ö o *ög, per es. tüörd "quattro", cfr. turco osm. dört; üörät-, "insegnare", cfr. ciag. ögrät-; s iniziale del prototurco cade, mentre si conserva in ciuvasso; per es. as "capello", cfr. osm. (e altri dialetti j) sač.
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