CRICHTON (Critonio), James (Giacomo)
Nacque il 19 ag. 1560 in Scozia, presumibilmente a Eliock, Dumfriesshire, da Robert "lord of session" e, dal 1562 alla morte (giugno 1582), "lord advocate" di Scozia, e da Elisabeth Stewart, imparentata con la casa reale di Scozia.
Entrò nel 1570 nel St. Salvator's College all'università di St. Andrews, rimasto a lungo cattolico anche dopo l'introduzione della Riforma in Scozia. Sotto la guida di maestri insigni come George Buchanan diventò tre anni dopo "bachelor of arts" e, nel 1575, "artium magister". Fu quindi chiamato a far parte del gruppo di giovani nobili scelti come compagni d'educazione del re Giacomo VI, allora fanciullo e sotto la tutela di Elisabetta che ne teneva prigioniera la madre, la regina Maria.
La scelta in favore del cattolicesimo, maturata attraverso queste esperienze, e il conseguente contrasto col padre furono indicati da Aldo Manuzio, informato con ogni probabilità dallo stesso C., come le cause del suo abbandono della Scozia tuttavia il testamento del padre, dal quale egli è con altri designato come esecutore, non reca tracce di una simile rottura.
Dopo un soggiorno in Francia, illustrato da non documentati successi in dispute al collegio di Navarra e nel servizio presso l'esercito di quel regno, il C. giunse a Genova, dove tenne e pubblicò nel 1579 una Oratio Iacobi Critonii Scoti pro moderatorum Genuensis Reip. electione coram Senatu habita Calen. Iulii. All'inizio dell'anno seguente egli partiva comunque per Venezia, dove un'accurata campagna promozionale condotta da Aldo Manuzio, nipote del celebre umanista e stampatore, gli procurò presto il pieno riconoscimento, anche nei termini di mecenatesca munificenza particolarmente necessari a un esule in cattivo stato, della sua qualità di "mostro" intellettuale: un donativo di 100 corone d'oro gli veniva infatti concesso a grande maggioranza dal Consiglio dei dieci il 19 ag. 1580. Al pubblico veneziano il C. si presentava con un poemetto in esametri: In appulsu ad celeberrimam Urbem Venetam de proprio statu Iacobi Critonii Scoti carmen ad Aldum Manuccium, Venetiis, Guerra, 1580. Un foglio volante stampato dai fratelli Guerra nel 1580 e la Relatione della qualità di Iacomo di Crettone, fatta da Aldo Manuzio al Duca di Sora, in Vinegia, appresso Aldo, 1581, che sostanzialmente riproduce il foglio volante, davano un completo e mirabolante ritratto del C.: padrone di dieci lingue, esperto in filosofia, teologia, matematica e astrologia, il C. stupiva un secolo particolarmente sensibile a queste prestazioni con prodigi nell'arte mnemonica, disquisizioni cabalistiche e una brillante versificazione estemporanea la competenza in "cose di Stato", un passato di soldato, l'essere buon ballerino, cavaliere, giostratore, e inoltre nobile e bellissimo, sempre a detta dei suoi ammiratori, ne facevano un perfetto cortigiano e un potenziale segretario ideale. A completare l'immagine, Aldo, dedicandogli la sua edizione dei Paradoxa di Cicerone (Venetiis 1581), gli conferiva per primo l'epiteto di "admirabilis".
Nel febbraio 1582, dopo spettacolari trionfi in dispute filosofiche e teologiche a Venezia e a Padova (14 marzo 1581), il C. si recò a Mantova, ponendosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga. Il duca, virtuoso e parsimonioso fino alla bigotteria e all'avarizia, ne apprezzò, più che i mai realizzati progetti per fortificazioni (lettera del C. allo Zibramonti, consigliere del duca, del 6 febbr. 1582), il talento speculativo dimostrato in dispute teologiche con religiosi di vari Ordini. È escluso che tra le sue funzioni vi fosse quella di precettore del principe Vincenzo (nato nell'anno 1562), che in quegli anni si distingueva quasi esclusivamente per l'inclinazione ai divertimenti spettacolari o violenti, ai piaceri amorosi, a un uso delle armi non sempre in termini di mero diporto. È probabile che Vincenzo, in rotta col padre, mal sopportasse la presenza a corte del C., per il successo che egli vi riscuoteva e per la protezione che il duca gli accordava: e al principe forse alludeva il C., lamentando l'ostilità di un gentiluomo innominabile nelle sue lettere allo Zibramonti (edite da D. Crichton, 1911), fino alla vigilia del fatto di sangue in cui, la sera del 3 luglio 1582, a Mantova, perse la vita. Secondo le contraddittorie testimonianze di Vincenzo, unico sopravvissuto, il C., uscendo dal palazzo ducale (accompagnato da un servo di cui si perdono subito, e non a caso, le tracce), avrebbe incontrato, non riconoscendolo e non essendone riconosciuto, il principe, in compagnia di Ippolito Lanzone, giovane di cattiva fama. In una rissa, scoppiata per motivi sui quali Vincenzo si contraddice, ma comunque futili, il C. avrebbe mortalmente ferito il Lanzone, sarebbe stato a sua volta colpito a morte dal principe, accorso in difesa dell'amico, e solo allora lo avrebbe riconosciuto, chiedendo, morente, perdono. Il processo, richiesto dallo stesso Vincenzo, si concluse con la prevedibile completa assoluzione di quest'ultimo, ma non impedì che la voce pubblica continuasse per anni a ritenerlo un omicida.
La data della morte del C. è stata messa in dubbio da vari studiosi. Nel 1584 è infatti pubblicato a Milano, "ex Typographia Michaelis Tini", un Epicedium illustrissimi et reverendissimi Cardinalis Caroli Boromaei Ab Iacobo Critonio Scoto... Proximo post obitum die exaratum..., seguito da un poemetto di omaggio al nuovo arcivescovo, Iacobi Critonii, Ad amplissimum ac reverendissimum virum Gasparem Vicecomitem... Gratulatio, Mediolani, ex Typographia Pacifici Pontii, 1584. Per i tipi di quest'ultimo stampatore usciva inoltre, nello stesso anno, Iacobi Critonii Ad Summum Potentissimumque Principem, Carolum Emanuelem, Sabaudiae Ducem..,, Carmen Nuptiale, e infine, l'anno seguente, una difesa della poesia, Iacobi Critonii Scoti Ad Nobilissimum Virum Prudentissimumque summae questurae regiae Mediolanen. Administratorem, Sfortiam Brivium De Musarum ac Poetarum inprimis illustrium authoritate atque praestantia, soluta et numeris Poeticis vincta oratione ab codem defensa, Iudicium. La morte del C. nel 1582, e l'esistenza in Italia di un secondo James Crichton, autore di queste opere, è tuttavia provata non solo dai documenti dell'Arch. Gonzaga concernenti il fatto del 3 luglio, ma dai versi in onore del C., indirizzati a un Crichton, chiamato "il sopravvissuto" e "parente" del primo, da Bernardino Baldini in Bernardini Baldini lusus ad M. Antonium Baldinum fratris filium, Mediolani 1586, versi seguiti dalla risposta del loro destinatario, che ringrazia per le lodi rese al suo illustre omonimo.
Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti già citate, fondamentali per l'eliminazione di molti equivoci sorti intorno alla mitica figura del C. sono: G. B. Intra, Una pagina della giovinezza del Principe Vincenzo Gonzaga, in Arch. stor. ital., s. 4, XVIII (1886), pp. 197-230, che tra l'altro riproduce dei documenti dell'Archivio Gonzaga riguardanti il C. scoperti all'Arch. di Stato di Mantova da S. Davari, quelli che chiariscono le circostanze della morte D. Crichton, The Admirable C.: the Real Character, London 1909, esauriente biografia alla quale si rinvia per i ricchi riferimenti bibliografici e per la traduzione della rara orazione genovese del 1579 Id., J. C. of Eliock, in Votiva Tabella: A memorial Volume of St. Andrews Univer., a cura della St. Andrews Univ., St. Andrews 1911, pp. 339-362 (trad. it., Memoriale a Giacomo Critonio, Mantova 1914), che riproduce le ultime lettere del C., non esaminate nel saggio di G. B. Intra. Si veda inoltre: F. Astolfi, Officina Historica, Venezia 1605, p. 102 S. Speroni, Opere, Venezia 1740, V, pp. 315-326 P.F. Tytler, Life of C., Edinburgh 1819 e 1823 (2 ediz. rivista). Per esaurienti informazioni sulla copiosa bibliografia a carattere prevalentemente celebrativo e/o romanzesco si rinvia alla voce Crichton, James nel V volume del Dict. of National Biogr. (che tuttavia, pubblicata nel 1888, ignora il contributo di G. B. Intra del 1886, e si mantiene quindi fedele alla tesi di un C. sopravvissuto alla notte del 3 luglio 1582).