Carter, James Earl (detto Jimmy)
(detto Jimmy) Politico statunitense (n. Plains, Georgia, 1924). Ufficiale di marina (1946-53), fu poi imprenditore agricolo. Senatore democratico della Georgia, venne eletto presidente nel nov. 1976. La sua immagine di politico non compromesso e la sua campagna elettorale ricca di riferimenti etici, in un Paese in crisi di identità a seguito della sconfitta nel Vietnam e dello scandalo Watergate, favorirono la sua vittoria sul presidente repubblicano uscente G. Ford. Durante il suo mandato (1977-81) C. insisté sul tema dei diritti umani nel mondo (anche nell’ambito del confronto bipolare), e avviò programmi di risparmio energetico e riforme fiscali e amministrative che suscitarono resistenze nel Congresso. Nonostante importanti successi in campo internazionale (ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Cina, pace tra Egitto e Israele, accordi SALT-2 con l’URSS), il peggioramento del quadro mondiale verso la fine degli anni Settanta aprì una fase di difficoltà per la sua azione politica, logorando la sua popolarità nel Paese. In particolare, la penetrazione sovietica in Africa, l’invasione dell’Afghanistan, la rivoluzione islamica in Iran e il sequestro del personale dell'ambasciata statunitense a Teheran suscitarono crescenti preoccupazioni negli USA per un possibile declino della potenza americana nel mondo, contribuendo in modo determinante alla sconfitta di C. da parte di R. Reagan nelle elezioni presidenziali del nov. 1980. Tornato in Georgia, C. fondò il Carter center, con l’obiettivo di promuovere la pace e i diritti umani nel mondo; significativo, in particolare, il suo impegno sulla questione palestinese. Nel 2002 gli è stato conferito il premio Nobel per la pace.