Garner, James
Nome d'arte di James Scott Baumgarner, attore televisivo e cinematografico statunitense, nato a Norman (Oklahoma) il 7 aprile 1928. Affermatosi negli anni Sessanta nel cinema, e soprattutto in televisione come protagonista di serie di successo, è stato interprete di commedie sofisticate e film d'azione in cui ha potuto esprimere il proprio talento di attore brillante e ricco di humour, che negli anni ha accentuato lasciando affiorare una forte dose di autoironia.
Terminati gli studi all'università di Oklahoma, si trasferì a New York dove, dopo essersi formato come attore presso gli Herbert Berghof Studios, G. iniziò la propria carriera a Broadway nel 1954, debuttando nella produzione The Caine mutiny court-martial di H. Wouk. Esordì quindi nel cinema, con parti secondarie, in film quali Toward the unknown (1956; Soli nell'infinito) di Melvyn LeRoy e Sayonara (1957) di Joshua Logan. Ma la sua vera affermazione la ottenne come protagonista della serie televisiva western Maverick (1957-1962). Il primo ruolo cinematografico importante giunse con il film bellico Darby's rangers (1958; Commandos) di William A. Wellman, cui seguirono, durante i primi anni Sessanta, interpretazioni più significative in commedie che gli dettero modo di far emergere l'innato fascino di uomo spiritoso e intraprendente, rendendo vivaci e briosi i suoi personaggi. Fu al fianco di Kim Novak in Boys' night out (1962; Venere in pigiama) di Michael Gordon, di Doris Day in The thrill of it all (1963; Quel certo non so che) di Norman Jewison e in Move over, darling (1963; Fammi posto tesoro) ancora di Gordon, di Lee Remick in The wheeler dealers (1963; Letti separati) di Arthur Hiller e in How sweet it is (1968; Uffa papà quanto rompi!) di Jerry Paris. Più eccentrici gli exploit brillanti nella non risolta commedia nera The art of love (1965; L'arte di amare) di Jewison, e soprattutto nella farsa antimilitarista The ameri-canization of Emily (1964; Tempo di guerra, tempo d'amore) di Hiller, che lo vide accanto a Julie Andrews. G. alternò questi suoi più consueti ruoli a quelli di coraggioso uomo d'azione in Up periscope (1959; Quota periscopio!) di Gordon Douglas e soprattutto nello spettacolare film di guerra The great escape (1963; La grande fuga) di John Sturges, a quelli più drammatici nei melodrammi Cash McCall (1960) di Joseph Pevney e The children's hour (1961; Quelle due) di William Wyler. Da ricordare poi l'ottima prova nel film fanta-bellico 36 hours (1965; Le ultime 36 ore) di George Seaton, e il ruolo di protagonista nel drammatico Grand Prix (1966) di John Frankenheimer.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta, G. tentò di rilanciare e ridefinire la sua carriera, con esiti a volte interessanti, interpretando Marlowe (1969; L'investigatore Marlowe) di Paul Bogart, in cui seppe offrire una notevole attualizzazione del personaggio di Raymond Chandler. Curiosamente il suo aspetto da divo in precoce declino lo rese perfetto per tardi western, ironici o malinconici: Duel at Diablo (1966; Duello a El Diablo) di Ralph Nelson, Hour of the gun (1967; L'ora delle pistole ‒ Vendetta all'O.K. Corral) di Sturges, Support your local sheriff (1969; Il dito più veloce del West) di Burt Kennedy. Successivamente, più che come interprete di alcuni polizieschi per il grande schermo, G. tornò alla ribalta come protagonista di una fortunata serie televisiva, in cui è un investigatore privato, The Rockford files (1974-1980).A partire dagli anni Ottanta, G. ha acquisito un aplomb autoironico, sfruttato con grande efficacia in due commedie di Blake Edwards (Victor/Victoria, 1982, Victor Victoria; Sunset, 1988, Sunset ‒ Intrigo a Hollywood), nel remake cinematografico del telefilm Maverick (1994) di Richard Donner, e nel melanconico Space cowboys (2000) di Clint Eastwood, interpretato insieme allo stesso regista, a Donald Sutherland e Tommy Lee Jones.