HUNT, James Henry Leigh
Giornalista, critico e poeta nato a Southgate (Middlesex) il 19 ottobre 1784 e morto il 28 agosto 1859 a Putney (Londra). Suo padre, a causa dei suoi sentimenti lealisti, era dovuto fuggire da Filadelfia in Inghilterra negli anni della rivoluzione americana. H. fu ammesso nel 1792 a Christ's Hospital, ma non poté entrare all'università per un difetto della favella, del quale riuscì poi a liberarsi. I versi giovanili, imitazioni di Th. Gray, W. Collins, J. Thomson e Spenser, furono pubblicati con il titolo di Juvenilia nel 1801 e gli servirono di presentazione per i circoli letterarî; ebbero tauta voga da raggiungere la quarta edizione nel 1803. Presto cominciò a scrivere sui giornali, segnalandosi soprattutto nelle cronache drammatiche, che ripubblicò in volume nel 1807, contemporaneamente a cinque volumetti di Classic Tales scelte da varî autori, con saggi critici sugli autori medesimi. Nel 1808 assunse la direzione del settimanale The Examiner fondato dal fratello John; il giornale, indipendente da partiti, di tendenze spiccatamente liberali, acquistò notevole importanza durante i tredici anni della direzione del Hunt; Hunt e William Hazlitt vi pubblicarono i saggi sulla letteratura e il costume poi ristampati nel 1817 con il titolo The Round Table. Nel 1810-11 insieme con il fratello diresse un trimestrale, The Reflector, su cui stampò una satira in versi, The Feast of the Poets, che recò offesa a molti verseggiatori contemporanei, specialmente al direttore della Quarterly Review, W. Gifford; e più recò offesa una satirica descrizione del principe reggente apparsa nell'Examiner del 1812, per la quale i H. furono condannati a due anni di prigione e a 500 sterline di multa. H. accolse con allegra filosofia la sentenza e fu visitato nella sua prigione da Moore, Ch. Lamb, Byron, l'amicizia del quale per Hunt data dal maggio 1813. Lo Shelley l'aiutò con denaro e fu poi suo ospite nel dicembre 1816. Quasi contemporaneamente Charles Cowden Clarke gli presentò Keats; e fu per mezzo di H. che Keats e Shelley s'incontrarono per la prima volta. Un articolo di H. sui Young Poets nell'Examiner del primo dicembre 1816 rivelò al pubblico il genio dei due poeti. In complesso la prigionia produsse un notevole mutamento nell'attività di H., stornandola dal campo della riforma politica a quello dell'avanguardismo in letteratura.
Nel 1816 pubblicò, dedicandola a Byron, The Story of Rimini scritta in gran parte durante la prigionia; il poema, sull'episodio di Paolo e Francesca, non ha grande merito in sé, ma ebbe molto influsso sul gusto contemporaneo (specie sul Keats) per la tecnica del verso narrativo, che segna un ritorno alla fluidità chauceriana adattata dal Dryden, di contro al distico eroico del Pope. Il successo ebbe per contraccolpo violenti attacchi dei critici della stampa conservatrice, specialmente della Quarterly Review e del Blackwood Magazine che definì la poesia di H. "the Cockney School of Poetry": la critica letteraria era solo un pretesto; si voleva colpire in H. il liberale, l'amico e difensore dello Shelley. Nel 1818 pubblicò una raccolta di versi, Foliage, nel 1819 Hero and Leander, Bacchus and Ariadne; lo stesso anno raccolse le sue poesie (Poetical Works) e iniziò la pubblicazione dell'Indicator, dove stampò alcuni dei suoi saggi migliori; nel 1820 Amyntas, a Tale of the Woods, from the Italian of Torquato Tasso. Partito Shelley per l'Italia, la sua situazione finanziaria divenne insostenibile, mentre le condizioni di salute peggiorarono; sicché di buon grado accettò un'offerta fattagli nel 1821 da Shelley a nome di Byron, di stabilirsi a Pisa e di pubblicarc colà una rivista liberale il cui provento sarebbe andato diviso con Byron.
Giunse a Pisa nel 1822 con la moglie e la numerosa prole. Fu presente alla cremazione di Shelley e scrisse l'epitaffio per la sua tomba a Roma. La dipendenza economica dal Byron contribuì a inasprire un contrasto naturale di caratteri; il Liberal uscì per quattro numeri trimestrali (1822-23); nel 1822 H. seguì Byron a Genova e nel 1823 si trasferì a Firenze (a Maiano) dove rimase fino al suo ritorno in Inghilterra nel 1825; fra l'altro tradusse il Bacco in Toscana del Redi, ma l'autore al cui spirito si sentì più vicino fu il Boccaccio. Nel 1828 sfogò il risentimento per il modo in cui il Byron l'aveva trattato in Lord Byron and Some of his Contemporaries, riuscendo soprattutto a mettere in poco simpatica luce se stesso, obbligato come era alla liberalità del Byron. Iniziò quindi successivamente parecchie nuove pubblicazioni periodiche destinate a breve vita (The Companion, The Chat of the Week, The Tatler, Leigh Hunt's London Journal, la migliore, 1834-35) nonostante la salute precaria, poté perseguire un'intensa attività di poligrafo. Nel 1840 un suo dramma in cinque atti, A Legend of Florence (sulla sfortunata Ginevra Agolanti, amata da Antonio Rondinelli) conseguì notevole successo e piacque molto alla regina; nello stesso anno scrisse buoni saggi introduttivi all'edizione del Moxon dei drammi di Wycherley, Congreve, Vanbrugh e Farquhar. Nel 1844, contemporaneamente a una nuova edizione delle proprie poesie, diede in luce una scelta di poeti inglesi con un acuto saggio sulla natura e i caratteri della poesia (Imagination and Fancy), seguita nel 1896 da un'analoga antologia, Wit and Humour; nel 1846, Stories from the Italian Poets, with Lives of the Writers (Dante, Pulci, Boiardo, Ariosto, Tasso, con sunti in prosa e traduzioni in versi); nel 1849, altre antologie d'amena lettura (A Book for a Corner, Readings for Railways) e nel 1850 l'importante Autobiography, with Reminiscences of Friends and Contemporaries (aggiornata nel 1859). Table-Talk (1851) raccolse varî saggi pubblicati in periodici e Stories in Verse tutti i suoi poemi narrativi.
La sua situazione finanziaria, a momenti disperata, poté risollevarsi per i soccorsi di amici (specie di sir Percy Shelley), finché nel 1847 egli ricevette una regolare pensione di duecento sterline annue dallo stato. La sua salute declinò nel 1859 fino alla quieta morte; alcune tra le sue ultime parole testimoniano del suo appassionato interesse per gli avvenimenti politici italiani.
Poligrafo brillante, sebbene spesso assai superficiale, H. è una notevole figura di secondo piano nella letteratura della prima parte del secolo. L'esuberante e colorita spontaneità della sua vena poetica produsse un piccolo capolavoro come la favola Abou ben Adhem; il suo liberalismo democratico preannunzia l'umanitarismo del Dickens; alcune delle sue pagine raggiungono l'eloquenza del De Quincey. Diede al saggio un'andatura più libera, una base più popolare, adattandolo ai bisogni del giornalismo e ai gusti d'un largo pubblico, facendone insomma il modello di quella che in Italia si chiama "la terza pagina". Nella critica teatrale scrisse alcuni dei suoi articoli più felici, rivaleggiando con Hazlitt. La sua opera più duratura è l'Autobiography.
Ediz.: Non esiste una raccolta delle opere complete. I Poetical Works apparvero nel 1860 a Londra, a cura del figlio Thornton Hunt, che nel 1862 pubblicò due volumi di Correspondence of Leigh H. I Poetical Works furono curati da H. J. Milford per la serie degli "Oxford Poets" nel 1922. Antologie: Leigh H. as Poet and Essayist, a cura di Ch. Kent, Londra 1889; Essays, a cura di A. Symons, Londra 1889; Essays and Poems, a cura di A. Symons, Londra 1891; Dramatic Essays, a cura di W. Archer e R. W. Lowe, 1894; Prefaces, a cura di R. Brimley Johnson, 1927; L. H.s "Examiner" examined, a cura di E. Blunden, 1928. La Autobiography è stata ripubblicata da R. Ingpen nel 1903. Per un elenco delle opere v. List of the Writings of W. Hazlitt and L. H. di A. Ireland, Londra 1868.
Bibl.: E. Blunden, L. H., Londra 1930; R. Brimley Johnson, L. H., Londra 1896; L. P. Pickering, Lord Byron, L. H., and the "Liberal", Londra 1925; G. Saintsbury, Essays in English Literature, Londra 1890.