Ivory, James
Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato il 7 giugno 1928 a Berkeley (California), da padre di origine irlandese e madre discendente da una famiglia anglo-francese della Louisiana. Dopo aver compiuto studi di architettura alla University of Oregon e di cinema alla University of Southern California, negli anni Cinquanta iniziò la sua esperienza cinematografica girando numerosi documentari. Nel 1961 ha fondato con I. Merchant la Merchant Ivory Production, con la quale ha realizzato tutti i suoi successivi film, tra cui Maurice (1987), vincitore del Leone d'argento alla Mostra di Venezia, e A room with a view (1985; Camera con vista) e Howards end (1992; Casa Howard), entrambi vincitori di tre premi Oscar.
Il documentario The sword and the flute (1959; La spada e il flauto) gli procurò l'opportunità, offertagli dalla Asia Society di New York, di recarsi in India per girare alcuni film. E il suo amore per quel paese ha segnato profondamente, dal punto di vista narrativo, tutta la prima parte della sua produzione, oltre ad aver costituito occasione per due incontri fondamentali: quello con Merchant, brillante intellettuale indiano, e quello con R. Prawer Jhabvala, scrittrice dalle complesse radici, sceneggiatrice di gran parte dei suoi film.
La sensibilità e la formazione del regista e dei suoi collaboratori hanno plasmato le linee portanti della sua ricca produzione artistica, caratterizzata da un'elegante ricerca intellettuale e letteraria e dall'interesse per l'incontro e, talvolta, lo scontro tra civiltà e mentalità diverse, evidenziato dalla creazione di rarefatte atmosfere e dall'incastro di mondi lontani, spesso prossimi all'inevitabile tramonto.
Tale impostazione ha propiziato, dopo la realizzazione di alcuni film per lo più di ambiente indiano (da The householder, 1963, Il capofamiglia, a Bombay talkie, 1970, Cinema Bombay) e l'amaro The wild party (1974; Party selvaggio, ambientato nella Hollywood degli anni Venti), la scelta di un autore complesso e raffinato come H. James: ispirati ai suoi romanzi omonimi sono infatti The Europeans (1979; Gli Europei) e The Bostonians (1984; I Bostoniani). Ma già con Quartet (1981) e soprattutto con Heat and dust (1982; Calore e polvere) dall'omonimo romanzo di R. Prawer Jhabvala, strutturato intrecciando le vicende di due donne vissute una nell'India coloniale degli anni Venti e l'altra in epoca attuale, I. aveva raggiunto il grande successo commerciale, definitivamente sancito da A room with a view, dall'omonimo romanzo giovanile di E.M. Forster, film dal tocco leggero, persino facile, risolto nel superamento sottilmente ironico delle barriere sociali. Dopo Maurice, ancora tratto da un romanzo, autobiografico, di Forster sul tema dell'omosessualità nei primi anni del sec. 20°, e Slaves of New York (1988; Schiavi a New York), il regista ha realizzato la piccola tragedia del quotidiano di Mr. and Mrs. Bridge (1990; Mr. e Mrs. Bridge), dai romanzi di E.S. Connell.
È però con Howards end e The remains of the day (1993; Quel che resta del giorno) che I., giustamente ritenuto il più britannico dei registi americani, realizza le due prove più convincenti. Nella prima (ancora un adattamento da Forster), con il suo stile ricercato, che nei momenti meno riusciti sfiora il calligrafismo di maniera, elabora un'equilibrata rilettura critica con la quale tratteggia il confronto, a tratti aspro, tra realtà sociali e sensibilità contrapposte. Nella seconda, adattamento del romanzo di Ishiguro Kazuo, viene disegnata, mediante il raggelato immobilismo emotivo del personaggio principale, l'amara rinuncia alla complessità degli affetti e della vita in nome della malintesa fedeltà al proprio ruolo, in questo caso quello simbolo del maggiordomo.
Meno efficaci e non risolti i successivi Jefferson in Paris (1995) e Surviving Picasso (1996), mentre è ambientato in epoca contemporanea e ancora incentrato sul tema del confronto delle culture A soldier's daughter never cries (1998; La figlia di un soldato non piange mai), ispirato alla vita dello scrittore J. Jones.
bibliografia
J. Pym, The Wandering Company: twenty-one years of Merchant-Ivory films, London 1983; E. Martini, James Ivory, Bergamo 1985; R.E. Long, The films of Merchant Ivory , New York 1991, 1997².