GIBSON, James J.
Psicologo statunitense, nato a McConnelsville (Ohio) il 27 gennaio 1904, morto a Ithaca (New York) l'11 dicembre 1979; fondatore della teoria ecologica della percezione. A Princeton, nel 1922, studiò sotto la guida di H. S. Langfeld e di E. B. Holt. Il comportamentismo filosofico e la teoria motoria della coscienza di Holt influenzarono le sue prime ricerche sperimentali. Dopo il dottorato, ottenne (1928) il suo primo incarico d'insegnamento presso lo Smith College dove incontrò K. Koffka, uno dei fondatori e dei maggiori teorici della psicologia della Gestalt. Dal 1928 al 1941 G. frequentò i seminari di Koffka, il cui approccio ai problemi della percezione mise in crisi le sue convinzioni comportamentiste. Nel 1932 sposò E. Jack, studiosa di psicologia dell'età evolutiva e dell'apprendimento, con la quale condusse numerose ricerche tuttora fondamentali nello studio della percezione. Durante la seconda guerra mondiale, militando in un'unità di ricerca psicologica dell'aviazione USA, mise a punto tecniche di addestramento dei piloti basate sulla percezione del movimento. Tornato allo Smith College, si dedicò alla stesura di The perception of the visual world che uscì nel 1950, anno in cui G. fu chiamato alla Cornell University, dove insegnò e lavorò fino alla morte. Le idee innovative espresse in quella prima opera furono riprese e ampliate in The senses considered as perceptual systems (1966) e in The ecological approach to visual perception (1979).
Il nucleo del pensiero di G. può essere sintetizzato nei seguenti punti.
È abbandonata l'ipotesi inferenziale, secondo la quale la mente provvede a integrare e a collegare fra loro le singole immagini statiche e piatte raccolte dagli organi di senso periferici. G. afferma invece che fra l'informazione disponibile nell'ambiente e la capacità dell'organismo di raccoglierla non vi è bisogno di alcuna mediazione, né di tipo elaborativo, né di tipo inferenziale.
Si attribuisce un nuovo significato all'attività percettiva partendo dal principio che scopo dell'organismo è di muoversi con successo nel mondo, non di osservarlo. A tal fine i viventi si sarebbero evoluti in modo da cogliere direttamente le informazioni che specificano il disporsi delle superfici dei corpi.
Tali informazioni provengono dalle caratteristiche tissurali (grana) delle superfici che variano densità secondo la posizione e inclinazione nello spazio. I gradienti tissurali sono specificati dallo strutturarsi ottico della luce.
Nel flusso di luce riflesso dall'ambiente vi sono alcune caratteristiche che rimangono costanti malgrado il mutare dei punti di osservazione. Queste caratteristiche invarianti dell'ordinamento ottico informano sulla rigidità e stabilità degli oggetti, mentre le alterazioni di tali invarianti specificano le trasformazioni non rigide e il movimento. Lo studio e l'individuazione degli invarianti percettivi è uno dei compiti della psicologia sperimentale.
Opere maggiori: Adaptation, aftereffect and contrast in the perception of curved lines, in Journal of experimental Psychology, 16 (1933), pp. 1-31; The perception of the visual world, 1950; Continuous perspective transformations and the perception of rigid motion (con E. J. Gibson), in Journal of experimental Psychology, 54 (1957), pp. 129-38; Optical motions and transformations as stimuli for visual perception, in Psychological Review, 64 (1957), pp. 288-95; The senses considered as perceptual systems, 1966; The ecological approach to visual perception, 1979.