NACHTWEY, James
Fotografo statunitense, nato a Syracuse (New York) il 14 marzo 1948. Ha dedicato la sua carriera alla testimonianza delle atrocità causate da guerre ed epidemie nelle zone più critiche del mondo: Libano, Afghānistān, Israele, Rwanda, Bosnia, Kosovo, Sudan, Cecenia. Il suo approccio al reportage è ispirato da una visione che attribuisce alla fotografia la capacità di stimolare la riflessione e l’azione. Le motivazioni etiche all’origine del suo lavoro si traducono in immagini dalla forte valenza iconica, formale e comunicativa. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra i quali W. Eugene Smith Memorial (1993), World Press Photo - Photo of the year (1992, 1994), Robert Capa gold medal (1983, 1984, 1986, 1994, 1998), Martin Luther King award (2002), Overseas Press Club of NY (2008). Dal 1999 è membro onorario della Royal Photographic Society e ha ricevuto diversi dottorati onorari tra cui quello dell’Art Institute University (2008) e del St. Michael’s College (2005).
Dopo aver studiato arte e scienze politiche al Dartmouth College dal 1966 al 1970 e aver lavorato nella marina mercantile, ha intrapreso l’attività di fotoreporter alla fine degli anni Settanta. Trasferitosi a New York (1980), ha realizzato il suo primo reportage nel 1981 in Irlanda del Nord. Da allora ha documentato guerre, conflitti e avvenimenti internazionali, lavorando in molte parti del mondo e pubblicando i propri lavori su giornali e riviste, fra i quali «Time», «Life», «Stern», «Newsweek», «National Geographic». Dal 1986 al 2001 è stato membro dell’agenzia Magnum e ancora nel 2001 ha fondato l’agenzia indipendente VII. Con alcuni dei fotografi di quest’ultima ha pubblicato il volume War: USA. Afghanistan.Iraq (2004), contenente gli scatti da lui realizzati in occasione dell’attacco al World Trade Center dell’11 settembre 2001. La violenza umana è il soggetto delle fotografie che compongono i due volumi Deeds of war (1989) e Inferno (1995), in cui le crisi testimoniate da N. a partire dagli anni Ottanta sono mostrate in una sorta di archivio visuale che elimina il confine tra rappresentabile e non rappresentabile. L’umanità afflitta dalla fame nelle regioni più povere del pianeta, come nel caso del reportage in Somalia, non è differente dalle vittime della guerra civile in Ruanda, o da quelle della guerra in Bosnia.
Tra le mostre personali più importanti si ricordano quelle presso l’International Center of photography di New York, la Bibliothèque nationale de France di Parigi, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, il Museum of photographic arts di San Diego, il Culturgest di Lisbona, il Círculo de bellas artes di Madrid, la Fahey/Klein Gallery di Los Angeles, il Massachusetts College of art and design di Boston, la Nieuwe Kerk di Amsterdam, il Carolinum a Praga e il Centro Hasselblad di Göteborg in Svezia. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni: MoMA (Museum of Modern Art) e Whitney Museum of American art a New York, San Francisco Museum of modern art, Boston Museum of fine arts, Museum of photographic arts di San Diego, Museum of fine arts di Houston, Minneapolis Institute of art, Bibliothèque nationale de France.
Nel 2001 Christian Frei ha realizzato il documentario War photographer dedicato all’opera di Nachtwey.
Bibliografia: W.R. Manchester, J. Lacouture, F. Ritchin, In our time. The world as seen by Magnum photographers, London 1989 (trad. it. Milano 1991).