Komensky (latinizz. Comenius; italianizz. Comenio), Jan Amos
(latinizz. Comenius; italianizz. Comenio), Jan Amos Filosofo e pedagogista ceco (Nivnice, Moravia, 1592 - Amsterdam 1670). Il suo vero nome era Segeš: adottò quello di K. nella maturità.
Membro, per tradizione familiare, dell’Unitas fratrum bohaemorum, di lontana derivazione hussita, fu ordinato pastore nel 1616. Dopo la battaglia della Montagna Bianca (1620), K. condivise le sorti dei Fratelli, che, abbandonato il centro di Fulnek, presero la via dell’esilio verso la Polonia, dove l’Unione dei fratelli si riorganizzò e ristrutturò a Leszno. Qui K. riprese la sua attività pedagogica, sul piano organizzativo e teorico, e divenne la personalità più autorevole della comunità: col consenso dei Fratelli accettò più volte gli inviti da parte di altre nazioni per la ristrutturazione delle scuole: nel 1641, invitato dal parlamento inglese, fu a Londra; nel 1642 raggiunse la Svezia su invito di L. De Geer, al cui servizio rimase fino al 1648. La pace di Vestfalia diede il colpo definitivo a tutte le speranze di un ritorno in patria: K., eletto vescovo (1648), ritornò a Leszno; dal 1650 al 1654 fu a Sárospatak (Ungheria), su invito del principe Rákóczy. Tornato a Leszno, si dedicò alla stesura della sua opera maggiore, il De rerum humanarum emendatione consultatio catholica, ma nel 1656 la città fu distrutta dai mercenari polacchi al servizio del re di Svezia: la casa e la biblioteca di K. furono bruciate e, con esse, molti manoscritti. La comunità dei Fratelli, smembrata e distrutta, non fu più in grado di riorganizzarsi. K. si stabilì allora, con l’aiuto della famiglia De Geer, ad Amsterdam, dove visse fino alla morte. Gli ultimi anni della vita di K., sempre attratto da profezie e da posizioni millenaristiche, furono profondamente amareggiati da violente polemiche religiose.
L’opera di K. (in parte distrutta dagli incendi di Leszno) è vastissima: per lo più si tratta di esortazioni, di manuali scolastici, di opuscoli d’occasione, legati alla sua intensa attività religiosa e politica. Nel primo periodo della sua vita, fino all’esilio del 1628, s’impegnò ad arricchire la cultura ceca: l’esigenza nazionale si univa al tentativo enciclopedico di una sistematizzazione delle discipline, mutuato dall’insegnamento di J. Alsted e V. Andreae. Da qui le raccolte sul folclore e la storia boema e soprattutto i progetti per un Poklad jazyka českého (o Thesaurus linguae bohemicae), al quale si dedicò tra il 1612 e il 1656 e il cui manoscritto andò distrutto nell’incendio di Leszno, e per un Divadlo veškerenstva věcí (o Theatrum universitatis rerum), ampia raccolta di notizie e citazioni su ogni argomento cui lavorò in due riprese tra il 1616 e il 1627 e del quale ci sono pervenuti alcuni frammenti. Ma la parte di gran lunga più importante della sua opera è quella legata ai due grandi temi della sua attività: il tentativo di una riforma delle scuole basata su presupposti teorici nuovi e, strettamente connesso con il precedente, il tentativo di raggiungere una sapienza universale (pansofia) che fosse uno strumento conoscitivo nuovo e un mezzo di pacificazione universale capace di una riforma totale «delle cose umane». Lo stesso K. raccolse i suoi scritti didattici (Opera didactica omnia, 3 voll., 1637), dividendoli nei quattro periodi di Leszno, di Elbing (Svezia), di Sárospatak e di Amsterdam. Le sue opere didattiche e pedagogiche più importanti sono: la Didactica magna (in ceco, Didaktica, terminata nel 1628 ma inedita; in latino nel 1638), un trattato sul metodo per «insegnare tutto a tutti», la Janua linguarum reserata (1631), che ebbe moltissime traduzioni e diede a K. la fama (a cui fece seguire nel 1633, per utilità dei principianti, un Januae linguarum reseratae ves;tibulum), la Linguarum methodus novissima (1648), e l’Orbis (sensualium) pictus (1658), che offre direttamente al ragazzo le immagini delle cose con i nomi in più lingue.
Il metodo di K., che si propone un fine religioso, morale e culturale, si basa sui principi della syncresis e del parallelismo, cioè su un continuo confronto tra l’ordine della natura, quello delle arti e quello da realizzare nell’educazione. Il metodo «sincretico» precede, quindi, il momento dell’analisi e della sintesi, presuppone l’analogia tra l’orbis sensualis e l’orbis intellectualis e procede, generalmente, per triadi. K. è considerato un pedagogista moderno, talvolta con forzature d’interpretazione, per l’importanza data alla sensibilità, in quanto fonte prima della conoscenza, e alla scuola materna, per l’affermazione di principi come quello di un’istruzione per tutti i giovani, di qualsiasi classe sociale e di ambedue i sessi, e di un insegnamento graduale e ciclico, che ripresenti a livelli gradualmente differenziati e via via più complessi le stesse materie di studio. Durante il lungo lavoro preparatorio per la Didactica magna K. elaborò il concetto di pansofia o onnisapienza, in cui convergono tutti i temi della sua opera: il programma enciclopedico, la necessità di un metodo che metta ordine nel «labirinto» del mondo, la sapienza intesa come strumento di conoscenza e di pacificazione universale, capace di garantire a tutti gli uomini una salvezza comune. All’ideale di una riforma universale K. lavorò fino alla morte: le sue idee pansofiche già circolavano a Oxford nel 1637 per opera di S. Hartlib, il Pansophiae prodromus è del 1639, la Pansophiae diatyposis del 1645, ampliamenti, nuove elaborazioni, polemiche si susseguirono negli anni seguenti; il culmine di tutto questo lavoro è la monumentale Consultatio catholica, forse già pronta nel 1656, quando il manoscritto fu bruciato, ripresa da K. durante il soggiorno olandese: delle sette parti che la compongono, furono pubblicate in vita le prime due, l’inizio della terza, la sesta e la settima, mentre il manoscritto delle altre andò disperso e fu ritrovato in una biblioteca di Halle nel 1934 insieme a quello di un’opera incompleta, il Lexicon reale pansophicum. Le sette parti al completo, con il Lexicon, sono state pubblicate a Praga nel 1966.
Nasce a Nivnice, in Moravia
Viene ordinato pastore. Fa parte per tradizione familiare dell’Unione dei fratelli boemi
Ottiene l’incarico pastorale della comunità di Fulnek
Dopo la battaglia della Montagna Bianca, va in esilio con i Fratelli a Leszno, in Polonia, dove inizia la sua attività pedagogica
Si trasferisce in Svezia
Eletto vescovo, torna a Leszno
Si trasferisce in Ungheria, su invito del principe Rákóczy
Fa ritorno a Leszno
La città viene distrutta e l’Unione smembrata; K. si stabilisce ad Amsterdam
Muore ad Amsterdam