ŁASKI, Jan
Arcivescovo di Gniezno, primate di Polonia, nato a Łask nel 1456, morto a Kalisz il 19 maggio 1531. Deve la sua carriera a Krzesław da Kurozwęk che lo conobbe quand'era un giovine sacerdote e lo volle al suo fianco quando divenne cancelliere del regno polacco. Grazie al suo intervento, Ł. ottenne una serie di prebende e gli furono affidate diverse ambascerie: nel 1494 a Roma per ottenere la nomina del suo protettore a vescovo della Cuavia; nel 1496 nelle Fiandre; nel 1500 di nuovo a Roma per il giubileo. Quando Alessandro Jagellone assunse il potere J. Ł. divenne (1501) segretario della corona polacca e dopo la morte di Krzesław da Kurozwęk (1503) cancelliere del regno. Nei sette anni (1503-1510) nei quali coprì tale carica, e anche negli anni successivi, si distinse tanto da essere considerato come uno dei più grandi uomini di stato che abbia avuto la Polonia. Nella politica interna si adoperò per il rinforzamento delle condizioni della media nobiltà a scapito del predominio dell'alta aristocrazia; nella politica estera fu nemico irreconciliabile degli Asburgo e dell'elemento tedesco. Durante gli ultimi tre anni del regno di Alessandro (1503-06) Ł. a nome del re esercitava di fatto tutto il potere. Meno forte, ma pur sempre considerevole, fu la sua influenza durante i primi anni del regno di Sigismondo I.
Ł. realizzò il suo programma di politica interna subito dopo la nomina a cancelliere con una serie d'importanti decreti, che furono votati dalle diete del 1504 e 1505. Questi decreti, e specialmente quello del 1505 detto "nihil novi" (secondo il quale nessun decreto è valido senza il consenso della camera bassa, dove sedevano i rappresentanti della media nobiltà), significano la vittoria della szlachta sui magnati che siedevano nella camera alta (senato) e costituiscono una svolta decisiva nella storia del parlamentarismo polacco, formandone la base principale. Su richiesta della stessa dieta del 1505, Ł. redasse e pubblicò a stampa (Cracovia 1506) la prima raccolta ufficiale delle leggi polacche, detta comunemente lo "statuto di Ł." (Cracovia 1506).
Quando morì il re Alessandro, Ł., svolse un'attività energica per la rapida elezione di suo fratello Sigismondo I. Da principio conservò anche sotto il nuovo re la propria influenza, per quanto i suoi avversarî ne limitassero l'assoluto potere politico e per quanto egli stesso, ottenuto, con la nomina ad arcivescovo di Gniezno e primate di Polonia (1510-1531), il più alto grado ecclesiastico, avesse rinunciato subito alla carica di cancelliere. Avversò energicamente i Crociati, elaborando anche il progetto per un loro trasferimento dalla Prussia nella Podolia a difesa contro i Tatari. In tale questione intervenne anche al concilio lateranense, nel quale salutò Leone X con una magnifica orazione; e da questo ottenne (1514) un breve favorevole alla Polonia. Nei riguardi degli Asburgo preparò il matrimonio del re Sigismondo con Barbara Zápolya, parteggiando in Ungheria per il partito antiasburgico. Ma questo fu anche l'ultimo successo della sua politica contro gli Asburgo. Fra i consiglieri di Sigismondo I prese sopravvento la tendenza di un accordo con gli Asburgo: ne derivò nel 1515 il congresso di Vienna e nel 1518, dopo la morte della regina Barbara, il matrimonio del re con Bona Sforza. La quale, per quanto incoronata dal Ł., gli fu subito decisamente avversa, sicché l'ascendente del L. andò, da allora in poi, rapidamente declinando. Ł. fu attivissimo anche come arcivescovo: fece una serie di visite provinciali allo scopo di elevare il livello morale del clero e per arginare la diffusione della Riforma, che combatté aspramente. Istituì molte fondazioni scientifiche e protesse le belle arti. Al suo impulso è dovuta la compilazione dell'importante Liber beneficiorum dell'archidiocesi di Gniezno. Colmò la propria famiglia di denaro, procurando al fratello il palatinato di Sieradz e curando l'educazione dei nipoti.
Bibl.: H. Zeissberg, Johannes L., Erzbischof von Gnesen und sein Testament, in Sitzungsber. phil.-hist. Cl. Akad. Wien, 1874; E. Zivier, Neuere Geschichte Polens, I, Gotha 1915.