Narratrice neozelandese (Dunedin 1924 - ivi 2004). Dopo un'infanzia segnata da lutti e disgrazie familiari, si dedicò all'insegnamento ma, a causa di una crisi psichica, dovette subire l'internamento in manicomio con una errata diagnosi di schizofrenia. Nonostante ciò riuscì a scrivere e pubblicare un volume di racconti, The lagoon (1951), che ottenne non pochi consensi. Dimessa dal manicomio, soggiornò in varî paesi europei (1956-63) e negli USA: sono di questo periodo i romanzi Owls do cry (1960), Faces in the water (1961; trad. it. Dentro il muro, 1990), The edge of the alphabet (1962), Scented gardens for the blind (1963), The adaptable man (1965), Intensive care (1970), Daughter Buffalo (1972). Tornata in Nuova Zelanda, pubblicò Living in the Maniototo (1979) e la trilogia autobiografica (adattata per lo schermo da Jane Campion: An angel at my table, 1990) formata da To the is-land (1983), An angel at my table (1984) e The envoy from mirror city (1985). In uno stile che risente della lezione di Joyce, denso di metafore e di bagliori ironici, le sue storie, sospese tra incubo e sogno, rivelano una profonda sensibilità femminile e il dramma di una difficile ricerca d'identità. Nel 2012 è stata edita in Italia la traduzione di Towards another summer (2007), romanzo pubblicato postumo per volontà della stessa autrice in ragione dei temi personali di cui esso tratta.