Janet Yellen
La colomba con gli artigli
Moglie del premio Nobel per l’economia George Akerlof, impegnata tanto nella scienza economica quanto sul piano sociale, vuole coniugare il rigore con il benessere dell’umanità. Per questo Obama l’ha voluta alla guida della Federal Reserve americana.
Janet Yellen, a 67 anni, è la prima donna a presiedere la Federal Reserve americana. Piccola di statura, irreprimibile accento di Brooklyn e una voce (assai) men che stentorea, a prima vista ha poco del piglio dei predecessori maschi sulla poltrona della Banca centrale più potente al mondo che detta la politica monetaria nazionale e spesso internazionale. Non ha l’aria da erudito vate dell’economia di Ben Bernanke, né quella sorniona ed enigmatica da gran manovratore dietro le quinte del maestro Alan Greenspan, né tantomeno il fisico imponente di Paul Volcker che, sul finire degli anni Settanta, era stato l’ultimo leader scelto da una Casa Bianca democratica per la Fed. Quell’accento, però, riflette la sua identità e le sue qualità. Yellen è nata nel grande quartiere di New York City, una città nella città, nel 1946 da una famiglia dei ceti medi ebraici, padre medico, madre insegnante e fratello archeologo. E la sua cadenza urbana rispecchia tenacia e acume, quelle doti che l’hanno portata a scalare vette senza precedenti in una professione, l’economia, tuttora dominata dagli uomini nelle espressioni sia accademiche sia politiche. A distinguersi cominciò presto. Laureatasi alla Brown University summa cum laude, varcò le soglie di Yale per il dottorato, diventando discepola del premio Nobel James Tobin, a sua volta seguace di John Maynard Keynes. La sua tesi – dedicata a occupazione, output e accumulazione del capitale – mise in luce il suo impegno parallelo nella scienza economica e sul piano sociale. Una missione che alla scomparsa di Tobin, nel 2002, riassunse così: «rigore» abbinato a sforzi per «migliorare il benessere dell’umanità».
Insomma una colomba, nel gergo che divide la Fed tra doves, colombe liberal votate alla crescita, e hawks, falchi delle crociate anti-inflazione. Ma una colomba capace di sfoderare gli artigli: la sua meticolosità nel preparare argomentazioni inattaccabili, nel raccogliere e interpretare i dati, è leggendaria. Questi artigli intellettuali li considera necessari per difendere il doppio mandato della Banca centrale, iscritto nella carta costituente: stabilità dei prezzi e massima occupazione. È quel mandato che oggi guida le sue scelte, volte a normalizzare la politica monetaria accomandante e anti-crisi, ma solo gradualmente, con attenzione a non danneggiare l’economia reale. La sua dedizione al lavoro è riconosciuta unanimemente dagli oppositori oltre che dagli alleati. Volò in Germania a Natale pur di dare la caccia a dati appena usciti sull’unificazione tedesca necessari ad analisi che stava preparando con il marito, l’economista e premio Nobel nel 2001 George Akerlof (il loro figlio, Robert, è a sua volta docente universitario di economia a Warwick, in Gran Bretagna).
Assieme la coppia ha negli anni approfondito sistematicamente un ampio ventaglio di questioni socio-economiche: dal mercato del lavoro al ruolo delle comunità nel controllo del crimine organizzato fino alle cause del boom di neonati fuori dal matrimonio. La carriera di Yellen si è dipanata con altrettanta determinazione. Da docente a Londra (London school of economics), Berkeley e Harvard, negli anni Novanta passò a capitanare i consiglieri economici della Casa Bianca di Bill Clinton. Poi l’arrivo ai vertici della Fed, dove è l’esponente con più esperienza: nello staff già negli anni Settanta, dal 2004 al 2010 guidò la sede di San Francisco, finché Barack Obama non la nominò prima vicepresidente alle spalle di Bernanke e l’anno scorso presidente, un incarico cominciato a febbraio. Della sua abilità di leadership ha ripetutamente dato prova nelle battaglie succedutesi in seno alla Banca centrale: propugnò fin dal 1996 l’adozione di target d’inflazione, inizialmente impliciti e in seguito espliciti, che ora sono politica della Fed. Di Bernanke fu una preziosa fiancheggiatrice nel sostenere il quantitative easing, gli stimoli straordinari alla crescita, facendo valere doti diplomatiche e pragmatismo nel creare un difficile consenso. Dal 2009 è anche la più accurata, tra tutti gli esponenti della Fed, nelle previsioni economiche.
Non mancano, nel suo curriculum, errori di valutazione: da responsabile della Fed di San Francisco non sollevò allarmi sul colosso locale dei mutui subprime, Countrywide, che sarebbe stato al centro del crollo immobiliare e della grave crisi del 2007-08. Ma dalle controversie è abituata a riscattarsi: la sua recente nomina a chairperson della Fed è stata ratificata al Senato dalla maggioranza più risicata della storia, con 26 voti contrari su 100. Yellen, la colomba con gli artigli, ha ringraziato senza tradire, davanti al Congresso e all’opinione pubblica, alcuna esitazione nell’assumere il comando della Banca centrale.
Tutti i capi della Fed
- 10 agosto 1914 Charles S. Hamlin
- 10 agosto 1916 William P.G. Harding
- 1° maggio 1923 Daniel R. Crissinger
- 4 ottobre 1927 Roy A. Young
- 16 settembre 1930 Eugene Meyer
- 19 maggio 1933 Eugene R. Black
- 15 novembre 1934 Marriner S. Eccles
- 15 aprile 1948 Thomas B. McCabe
- 2 aprile 1951 William McChesney Martin jr.
- 1° febbraio 1970 Arthur F. Burns
- 8 marzo 1978 G. William Miller
- 6 agosto 1979 Paul A. Volcker
- 11 agosto 1987 Alan Greenspan
- 1° febbraio 2006 Ben Bernanke
- dal 1° febbraio 2014 Janet Yellen