KRÁL', Janko
Poeta slovacco, nato a Liptovský Sv. Mikulaš il 24 aprile 1822, morto a Zlaté Moravce il 23 maggio 1876. Per la sua partecipazione alla rivoluzione del 1848 fu condannato a morte ed ebbe salva la vita solo per intervento del bano Jelačić. Rimesso in libertà dopo un soggiorno relativamente breve in prigione, prese moglie e menò un'esistenza misera, prima come impiegato e poi come scrivano presso un avvocato. Scontroso e non disposto a compromessi, ingiustamente ritenuto cinico da parecchi contemporanei, distrusse gran parte dei proprî versi.
L'opera poetica del K. è quasi tutta anteriore al 1848. Mai la passione per la libertà aveva trovato in Slovacchia chi la esprimesse con tanto calore, con tanta pienezza di vita. Si sente, come presso quasi tutti i poeti slovacchi della sua generazione, l'influsso del canto popolare, ma l'elemento folkloristico è profondamente trasformato da una tecnica quasi impressionistica. K. è forse il più moderno dei poeti slovacchi del secolo scorso per larghezza di orizzonte, per il rapido e originale succedersi delle immagini e anche per l'umanità dei suoi ideali romantico-liberali, che si sollevano sopra l'ambiente provinciale e attardato in cui viveva. Le sue migliori produzioni poetiche hanno però sempre qualcosa dell'abbozzo, anche se geniale: la frammentarietà della sua opera trova in certo qual modo un riscontro nell'irrequietezza della sua vita.
La migliore edizione delle sue Balady a piesne ("Ballate e canti") è quella pubblicata dalla Matica Slovenská, Turč. Sv. Martin 1923.
Bibl.: J. Vlček, in Dejiny lit. slovenskej, Turč. Sv. Martin, 1923; W. Giusti, in Riv. di lett. slave, III (1927).