JAQUET Maci
Miniatore specializzato nella decorazione calligrafica, attivo tra il 1325 e il 1350 ca. ad Avignone e a Parigi.La vicenda artistica di J. è stata ricostruita da Avril (1971; 1981), che ha riconosciuto l'indicazione dei due miniatori e dell'esecutore dell'abbondante decorazione calligrafica della Bibbia di Robert de Billyng nei nomi tracciati in un'iscrizione microscopica in inchiostro rosso nel manoscritto: "Jehan Pucelle, Anciau de Cens, Jaquet Maci, ils hont enluminé ce livre ci. Ceste lingne de vermeillon que vous vées fu escrite en l'an de grace M.CCC. et XXVII., en un jueudi darrenier jour d'avril, veille de mai, V° die" (Parigi, BN, lat. 11935, c. 642r).Il nome di J. compare inoltre, latinizzato, in un manoscritto contenente le Epistolae di s. Agostino (Roma, BAV, Ross. 259), corredato da un'ornamentazione esuberante e datato al 1345. La pagina di incipit di questo volume (c. 1r), che è stato assegnato alla maturità dell'artista, è interamente circondata da un fregio fitomorfo a decorazione filigranata; intorno alla decorazione del margine inferiore si legge: "Iacobus Mathey me fecit anno D(omini) m(illesimo) CCC° XLV° et Laurancius aprentici(us) suus" (Avril, 1971). Nel riquadro sovrastante l'iniziale calligrafica, su un tappeto di decorazione filigranata, si distinguono un'aquila ad ali spiegate, un leone passante, un drago e un fiordaliso. Tratti caratteristici del calligrafo sono infatti motivi araldici come l'aquila ad ali spiegate o il leone passante, posti al centro del tappeto di filigrana che riempie l'occhiello delle lettere; bande decorative costituite da rotelle dentellate, polilobe e fleurs-de-lis orizzontali o dimezzati, che terminano con una croce crestata; segni di paragrafo e riempilinea costituiti da fiordalisi. Animali, volti umani, mostri ibridi e motivi vegetali, eseguiti a risparmio su fondo filigranato nelle bande marginali, indicano forse che J. si formò nel Nord della Francia o in Inghilterra.Alla maturità dell'artista sono state assegnate anche le iniziali calligrafiche presenti in un evangeliario, un epistolario e un messale (Parigi, Ars., 161; Londra, BL, Yates Thompson 34; Lione, Bibl. Mun., 5122), parti di un unitario arredo liturgico datate verso il 1345-1350 (Avril, 1970; 1971). Alla produzione tarda di J. sono stati inoltre ascritti tre codici provenienti dalla biblioteca papale di Avignone (Parigi, BN, lat. 1723; lat. 4907A; lat. 4975) e un epistolario secondo l'uso di Saint-Germain-des-Prés (Parigi, BN, lat. 12069; Avril, 1971, pp. 260-264). A una fase intermedia tra la Bibbia di Robert de Billyng e le opere tarde risale invece una Bibbia conservata a Montpellier (Bibl. Interuniv., Section Médecine, 195), in cui compare un elemento decorativo presente sia nella Bibbia di Billyng sia nel testo di s. Agostino: un dragone stilizzato dalle orecchie a punta (Avril, 1971, p. 259, figg. 7-8).Dondaine (1975) ha proposto di ascrivere all'inizio della carriera di J. un gruppo di manoscritti realizzati ad Avignone intorno al 1319-1323 e caratterizzati da decorazioni calligrafiche meno elaborate di quelle presenti nelle opere della maturità: un gruppo di codici con le opere di s. Tommaso (Roma, BAV, Vat. lat. 731-732; Vat. lat. 738; Vat. lat. 745; Vat. lat. 747; Vat. lat. 757; Vat. lat. 784-785; Vat. lat. 807; Vat. lat. 2106), un testo di s. Agostino (Roma, BAV, Ross. 304) e una Lectura in Genesim di Dominicus Grima (Parigi, BN, lat. 365; lat. 375; lat. 464; lat. 486), il cui primo volume, con dedica, fu presentato dall'autore al papa nel 1319.Tra le opere della gioventù, ancora classiche, benché caratterizzate da un estremo virtuosismo, come la Bibbia di Robert de Billyng, e il culmine della sua carriera, costituito dalle Epistolae di s. Agostino, è stata rilevata una notevole evoluzione artistica. J. raggiunse un ragguardevole successo rivestendo, nella sua specializzazione, un ruolo analogo a quello di Jean Pucelle per la miniatura: egli riuscì infatti a imporre le sue formule decorative nell'ambiente parigino, fornendo un significativo contributo al rinnovamento che si manifestò nell'ornamentazione dei manoscritti a partire dal sec. 14° (Avril, 1971, pp. 250, 252-253, 259).
Bibl.: F. Avril, Trois manuscrits de l'entourage de Jean Pucelle, RArt, 1970, 9, pp. 37-48; id., Un enlumineur ornemaniste parisien de la première moitié du XIVe siècle: Jacobus Mathey (Jaquet Maci?), BMon 129, 1971, pp. 249-264; A. Dondaine, La collection des oeuvres de Saint-Thomas dite de Jean XXII et Jaquet Maci, Scriptorium 29, 1975, pp. 127-152: 143-152; J.J.G. Alexander, The Decorated Letter, London 1978, p. 21; F. Avril, in Les fastes du Gothique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981, pp. 276-362: 291-292, 307-308, 316-318, nrr. 238, 257, 268-270; C. Sterling, La peinture médiévale à Paris. 1300-1500, I, Paris 1987, pp. 68, 129-132.F. Manzari