Pseudonimo dello scrittore austriaco Hans Mayer (Vienna 1912 - Salisburgo 1978). Sopravvissuto all'Olocausto, nella sua opera principale, Jenseits von Schuld und Sühne, affronta in modo lucido e disperato la tragedia spirituale delle vittime del nazismo.
Di famiglia ebraica, intraprese a Vienna studi filosofici e letterari. Nel 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania, emigrò in Belgio. Arrestato dai nazisti nel 1943 per aver partecipato alla Resistenza, fu deportato ad Auschwitz. Dopo il 1945 visse a Bruxelles, scrivendo e collaborando con emittenti radiofoniche e televisive. Morì suicida.
In Jenseits von Schuld und Sühne (1966; trad. it. Intellettuale ad Auschwitz, 1987), lo scrittore, nella sua completa assenza di speranza, compie una riflessione lucida sulla sconfitta dello spirito di fronte alla cinica determinazione della violenza e del terrore nazista. Il libro si conclude molto amaramente, esprimendo uno stato d'animo simile in modo singolare e impressionante a quello con cui più tardi Primo Levi conduce I sommersi e i salvati (1986): la contraddizione insanabile tra il risentimento incancellabile della vittima che vede i propri aguzzini rialzare la testa con indifferenza (complice il desiderio di rimozione comune a coloro che pretendono di sentirsi innocenti soltanto perché la loro colpa è stata la tacita e anonima connivenza con il sistema che ha prodotto gli aguzzini) e il fastidio che l'opinione pubblica sembra provare di fronte ai discorsi delle vittime. Tra le altre opere Hand an sich legen (1976; trad. it. Levar la mano su di sé, 1990) e Charles Bovary, Landarzt (1978; trad. it. Charles Bovary, medico di campagna, 1991).