Drammaturgo francese (Bordeaux 1910 - Losanna 1987). Esordì nel 1931 con L'Hermine, la prima delle crude pièces noires, cui si contrappongono le brillanti pièces roses (successivamente A. fuse i due stili, dando vita a un singolare connubio di tragedia e melodramma). I drammi più interessanti di A. sono però le opere d'ispirazione classica (Eurydice, Antigone, Médée), nei cui antichi miti attualizzati ritrova le contraddizioni dell'uomo moderno.
Esordì nel 1931 con L'Hermine, la prima delle pièces noires, così definite da A. per la cruda ribellione che le anima; a esse si contrappongono le pièces roses, commedie argute e farsesche (Le bal des voleurs, 1932; Mandarine, 1933). Il primo grande successo fu una pièce noire (Le voyageur sans bagages, 1937), incentrata sul contrasto tra l'uomo, fragile e malato, e la società che tenta di annientarlo. Questo tema viene riproposto nelle opere di ispirazione classica (Eurydice, 1942; Antigone, 1943; Médée, 1947): sono i drammi più interessanti di A., che attualizzano gli antichi miti, ritrovando in essi le contraddizioni dell'uomo moderno. Negli anni Cinquanta fuse i due stili (il rosa e il nero) in un singolare connubio di tragedia e melodramma, influenzato sia dalle tematiche pirandelliane sia dalla tradizione francese del vaudeville (Colombe, 1950; La valse des toréadors, 1952; Jeanne ou l'alouette, 1953, di cui fu anche regista). Nelle opere successive (Pauvre Bitos, ou le dîner des têtes, 1956; Becket ou l'honneur de Dieu, 1959; Le boulanger, la boulangère et le petit mitron, 1968; Cher Antoine, ou l'amour raté, 1969; Ne réveillez pas Madame, 1970) si fa più evidente la suggestione di Ionesco e del Teatro dell'assurdo. Dal 1939 al 1953 si dedicò saltuariamente anche al cinema con sceneggiature, dialoghi e due regie (Le voyageur sans bagages, 1943 e Deux sous de violettes, 1951). Nel 1974 pubblicò un libro di memorie e di annotazioni teatrali, Écrits (trad. it. Diario pubblico, 1974).