AGAR, Jean-Antoine-Michel
Nato a Mercuès presso Cahors (dipartimento del Lot), il 18 dic. 1771; dovette la sua fortuna, oltre che alle sue qualità di amministratore, all'amicizia del compatriota G. Murat: infatti, dopo aver iniziato modestamente la professione di avvocato a Cahors ed essere stato professore di lettere, fu nominato dopo Marengo commissario presso il governo provvisorio di Toscana, in sostituzione del Belleville, e vi rimase fino alla costituzione del regno d'Etruria (1801). Passò poi al seguito di Murat nella campagna del 1805, e nel 1806 ebbe affidata la direzione di tutta l'amministrazione e dello stesso governo dei granducati di Berg e Clèves, assegnati da Napoleone al cognato. Ricevette allora il titolo di conte di Mosbourg, che gli sarebbe stato poi confermato da Luigi XVIII.
Il Murat, nominato re di Napoli, pensò subito di servirsi dell'A., che gli era ormai legato anche da vincoli familiari per averne sposata la nipote Alessandra Andrieu: gli affidò il ministero delle Finanze, che l'A. resse senza interruzione per sei anni, compiendo e perfezionando, in collaborazione col ministro dell'Interno, G. Zurlo, l'opera appena iniziata da P. L. Roederer sotto Giuseppe Bonaparte. Nonostante le difficoltà economiche derivanti dallo stato di guerra e dal blocco, l'A. riordinò le finanze, impose una rigida amministrazione, ridusse il debito pubblico, riorganizzò la vendita dei beni nazionali cercando d'impedire le speculazioni, ordinò la fusione delle banche in una, fece iniziare la compilazione di un nuovo catasto. Notevole è la fermezza con cui resistette nel 1810 a Napoleone, che pretendeva un credito di oltre un milione di ducati. I verbali del consiglio dei ministri accennano a un suo intervento contro gli eccessi del Manhés nelle repressioni in Capitanata (febbraio 1811). Sconsigliò, pare, l'alleanza del Murat con l'Austria e l'Inghilterra, giungendo a presentare le sue dimissioni. Nel febbraio del 1814 fu incaricato di trattare col generale G. Lechi e col Fouché la consegna dei forti di Toscana e Roma alle truppe napoletane. Poco dopo fu incaricato dal Murat di preparare il progetto di una costituzione, che però non andò mai al di là di una bozza. Sempre fedele a re Gioacchino, pubblicò nello stesso 1814 una brochure in confutazione di uno scritto filoborbonico: Riflessioni di un Napoletano al proposito d'una Memoria che ha per titolo: Osservazioni sopra uno scritto intitolato: Dei Borboni di Napoli, che circolava specialmente in Toscana, e che si tentò di sequestrare. Al principio di marzo dell'anno successivo fu chiamato a succedere al principe F. Pignatelli nella carica di segretario di stato, mentre il barone A. Nolli lo sostituì alle Finanze. Dopo il fallimento della spedizione murattiana nell'Italia centrale, si allontanò da Napoli con la stessa nave della regina Carolina e del conte Zurlo, e fu quindi tra i pochi che accompagnarono Carolina Murat nell'esilio.
Rientrò in Francia nel settembre di quello stesso anno. Tornò alla vita pubblica nel 1830, quando fu eletto, con l'appoggio di Luigi Filippo, deputato del Lot. Fu rieletto ancora due volte, e intervenne spesso alla Camera nei dibattiti finanziari. Fu nominato pari il 3 ott. 1837.
Morì a Parigi il 20 nov. 1844.
L'A. si proponeva di scrivere la storia di Murat e aveva perciò raccolto molto materiale, ma non riuscì ad attuare il suo proposito. Una parte della documentazione è ora nell'archivio Murat, che si conserva nelle Archives nationales di Parigi.
Fonti e Bibl.: Sulla sua biografia in generale: Dict. de biographie française, I, coll. 686-689, e bibl. ivi citata. Del periodo francese dell'A. si parla largamente nella letteratura napoleonica e murattiana edita in Francia: ricordiamo P. Le Brethon, Lettres et documents pour servir àl'histoire de Joachim Murat (1767-1815), I, Paris 1908, pp. 76, 337, 450; II, ibid. 1909, pp. 379-380, 438; IV, ibid. 1910, pp. 28, 41 e passim; V, ibid. 1911, pp. 26, 86-87 e passim ;VI, ibid. 1912, pp. 212-213, 346; VII, ibid. 1913, pp. 32, 48-49 e passim; VIII, ibid. 1914, pp. 129-130, 160-161 e passim; M. H. Weil, J. Murat roi de Naples la dernière année du Regne, Paris 1909, I, pp. 48, 501; II, p. 233; III, pp. 34, 43, 62 e passim; ibid. 1910, IV, pp. 42, 61; V, pp. 63, 71, 216, 218 e passim. I giudizi dei contemporanei sopratt. in G. Orloff, Mémoires sur le royaume de Naples, Paris 1819, special. III, pp. 261 ss.; P. S. Bellaire, Précis de l'invasion des Etats romains par l'armée napol., Paris 1838, passim; P. Colletta, Storia del reame di Napoli, Napoli 1956-1957, a cura di N. Cortese, II, passim; C. De Nicola, Diario napoletano 1798-1825, II, Napoli 1906, pp. 517 e passim; V. Cuoco, Scritti vari, II, Bari 1924, p. 385; N. Cortese, Memorie di un generale della Repubblica e dell'Impero, E. Pignatelli principe di Strongoli, II, Bari 1927, pp. 97, 115, 131, 152, 157, 166, 230. Per la missione in Toscana, cfr. P. F. Covoni, Il regno d'Etruria, Firenze 1894, pp. 55,65, 84, 97. Fra la bibl. italiana attinente all'opera di governo dell'A. a Napoli: L. Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, Napoli 1859, p. 430; A. Perella, L'eversione della feudalità nel Napoletano, Campobasso 1910, passim; F. Guardione, G. Murat in Italia, Firenze 1916, p. 277; D. Spadoni, La conversione italiana del Murat, in Nuova Riv. Stor., XIV (1930), pp. 243, 251; G. La Volpe, Gioacchino Murat, re di Napoli: amministrazione e riforme economiche (1808-1815), I, ibid., pp. 543, 544, 545, 546; L. Garofalo, G. Zurlo, 1759-1828, Napoli 1932, pp. 40, 42; F. Lemmi, L'età napoleonica, Milano 1938, pp. 436, 447, 524; A. Valente, G. Murat e l'Italia meridionale, Torino 1941, pp. 109, 211 n, 248-250, 295 n, 300, 301, 303, 330, 345, 354-356. Per la sorte delle carte dell'A.: A. Saladino, Aspetti del problema per la ricerca delle fonti per la storia della riforma amministrativa in Napoli durante il decennio francese, in Rass. degli Arch. di Stato, XVIII (1958), pp. 235-239.