ROUCHER, Jean-Antoine
Poeta francese, nato a Montpellier nel 1745, morto a Parigi il 25 luglio 1794. Si fece conoscere con una poesia d'occasione per il matrimonio del Delfino con Maria Antonietta; la protezione del Turgot gli fruttò un piccolo impiego nell'amministrazione delle imposte, che fu da lui esercitato per interposta persona - e gli diede da vivere fino alla morte. Poeta elegiaco - didascalico, con tendenze idilliache e pastorali, emulo e imitatore di J.-F. de Saint-Lambert e soprattutto dell'abate J. Delille: l'opera sua principale fu il poema Les Mois (1779), ricco qua e là di vivaci descrizioni e di aggraziati episodî, ma stimato già fin da allora fiacco e prolisso. Mediocre tra gl'innumerevoli seguaci della "poesia della natura" in quello scorcio di secolo, il R. deve la sua fama soprattutto alla sua morte coraggiosa, abbellita da una discutibile tradizione. Discepolo di Voltaire e di Rousseau, salutò con trasporto la rivoluzione; restò però realista di cuore, difendendo la monarchia costituzionale in diversi articoli del yournal de Paris (1790-1791). Arrestato come sospetto, dopo sette mesi di prigionia andò alla ghigliottina, pare, nella stessa carretta di Andrea Chénier, dando prova come questi d'intrepida serenità.
Durante la prigionia scrisse numerose lettere di consolazione alla moglie e alla figlia Eulalia, dove questo idilliaco mostra una grande fermezza d'animo.
Altra opera, oltre a diverse liriche sparse e al poema Les Mois, è la traduzione del trattato di Adam Smith, De la Richesse des Nations. Le sue lettere dalla prigionia furono pubblicate nel 1797 sotto il titolo di Consolations de ma captivité e poi ripubblicate nella Bibliothèque des Mémoires du XVIIle siècle con notizie della sua vita. Suoi manoscritti con frammenti di poemi di vario genere andarono perduti; se ne citano i titoli.
Bibl.: Ch.-A. de Sainte-Beuve, Lundis, XI; M. Lecomte, Le poète R.: sa vie, ses oeuvres, sa mort, sa correspondance, in Mém. Ac. d'Amiens, 1901.