RIMBAUD, Jean-Arthtur
Poeta francese, nato a Charleville il 20 ottobre 1854, morto a Marsiglia il 10 ottobre 1891. L'ambiente familiare e la madre austera favorirono lo spirito di rivolta nell'adolescente precocissimo; un giovane professore, Georges Izambard, lo iniziò alla poesia moderna. Il 29 agosto 1870 il R. fuggì a Parigi; arrestato dalla polizia, tornò a casa. Nuova fuga vagabonda fino a Charleroi (7 ottobre-2 novembre); ancora a Parigi alla fine del febbraio 1871: giorni di miseria e ritorno a piedi. Fremé d'entusiasmo per la Comune; mandò versi a Banville, a Verlaine, che lo invitò a raggiungerlo. Fu a Parigi dall'ottobre al marzo 1872, vi tornò in giugno e partì con Verlaine. Passarono nel Belgio, a Londra, vivendo miseramente; il R., insofferente d'ogni legame, lasciò più volte il compagno. Da Londra, ove erano di nuovo nel maggio 1873, Verlaine fuggì a Bruxelles; il R. lo raggiunse, ma rifiutandosi di restare con lui, l'amico lo ferì con un colpo di rivoltella (10 luglio). Guarito, il R. tornò a casa, stampò Une saisoin en enfer, poi lasciò le copie all'editore non pagato (donde la leggenda che il R. le avesse distrutte). Da questo momento comincia come una seconda vita. Dopo aver percorso l'Europa, si arruolò nell'esercito olandese a Sumatra, disertando quasi subito; ritornato in Europa, dove si occupò nei più diversi uffici, si stabiliva dal 1880 in Etiopia. Fino al 1885 resse ad Harar l'agenzia di una ditta francese di esportazione residente in Aden, completamente immemore della letteratura, attento soltanto a qualche ricerca geografica. Nel 1886-87 compì una dura spedizione per fornire armi al negus Menelik; l'anno dopo un'altra, per ras Makonnen. L'influenza politica del R., presso i nemici dell'Italia, fu enormemente esagerata: egli cercava solo il profitto, che del resto fu scarso. Reduce all'Harar, il male - un cancro al ginocchio - lo colpì il febbraio 1891. Condotto a Marsiglia, amputato di una gamba, dopo una dolorosa agonia morì assistito dalla sorella Isabella: negli ultimi giorni il R. si era convertito.
Era stato poeta dal 1870 al 1873, e nulla restava dell'opera, se non la profonda impressione prodotta su qualche intimo e su Verlaine, che nel 1883-84 i presentava il poète maudit, recando alcuni componimenti. Le Illuminations uscirono nel 1886, con passi di Une saison en enfer, apparsa intera nel 1892; le Poésies complètes nel 1895. Tra il 1870 e l'estate 1871, le Poésies sono l'esplosione di un temperamento lirico personalissimo, libero presto dall'influsso dei maestri. La rivolta contro l'ordine familiare, politico, religioso, si esprime con durezza potente; la mobile natura è fissata con forma incisiva. La metallica perfezione delle Chercheuses de poux, il vasto soffio del Bateau ivre, indicano una prodigiosa maturità. Ma il R. si stacca dalla sua prima opera, nega tutta la poesia antica e moderna, formulando la teoria del veggente (lett. del 15 maggio 1871). Nuovo Prometeo, il poeta, indagando e moltiplicando le sue facoltà, con ogni mezzo, compreso lo scatenamento di tutti i sensi, tende a percepire l'assoluto, il sovrasensibile. L'applicazione è fatta nelle Illuminations (1872), prose poetiche e versi liberi, notazioni più ricche di colore che di significato logico: mescolato alla realtà, e pure dominandola, il R. vuole darne il senso più fondo, definire l'ignoto che è nell'anima universale. Il tentativo, che persegue e supera l'intento di Baudelaire, parve fallito al poeta stesso; Une saison en enfer (aprile-agosto 1873) è una sorta di palinodia in prose liriche, la storia trasfigurata delle sue esperienze: è caduta l'ambizione di essere mago o angelo, ed è condannata nell'Alchimie du verbe la pratica e la teoria del veggente. Come stremato dallo sforzo e deluso, il R. tornava alla realtà, lasciando la letteratura per la vita.
I simbolisti del 1885 s'interessarono molto a quell'idealismo, al colorismo del curioso sonetto Voyelles; ma l'influsso non fu profondo come quello di Mallarmé e Verlaine. La "cattolicizzazione" del morto, tentata dalla sorella e dal cognato P. Berrichon, e in sede critica da P. Claudel, rese più intensa l'indagine intorno al caso Rimbaud. I giovani dell'anteguerra (G. Apollinaire, per es.) crearono la più grande fama all'investigatore dell'infinito, al liberatore dell'immaginazione; dopo la guerra mondiale, dadaismo e surrealismo parvero riannodarsi a lui, senza la sua potenza volitiva, senza l'ingenua, maschia sincerità, da cui viene la migliore forza dell'opera, estrema eco del soggettivismo romantico.
Ediz.: Per le Øuvres complètes, l'ediz. curata da P. Berrichon, Parigi 1912; Lettres (Égipte, Arabie, Étiopie), ivi 1899; Un cøur sous une soutane, ivi 1924; Voyage en Abyssinie et au Harrar, 1928; Lettres de sa vie littéraire, ivi 1931; Vers de collège, ivi 1932; 4ª ed., 1933.
Bibl.: M. Monda e F. Montel, Bibliographie des poètes maudits, II: R., Parigi 1927; P. Verlaine, Les poètes maudits, ivi 1884; P. Berrichon, La vie di J.-A.R., ivi 1897; I. Rimbaud, Reliques. R. mourant. Mon frere Arthur, ivi 1922; J.-M. Carré, La vie aventureuse de J.-A.R., ivi 1926; F. Ruchon, R., sa vie, son øuvre et son influence, ivi 1929; M. Coulon, La vie de R. et son øuvre, ivi 1929; A. Rolland de Renéville, R. le voyant, ivi 1929; J. Rivière, R., ivi 1930; A. Dothel, L'øuvre logique de R., ivi 1933; B. Fondane, R. le voyou, ivi 1933; A. Fontaine, Génie de R., ivi 1934. Cfr. inoltre, R. raconté par P. Verlaine, ivi 1927. In Italia: D. de Roberto, Poeti francesi contemporanei, Milano 1900; A. Soffici, A. R., Firenze 1911; F. Liuzzi, R., Roma 1926; C. Zaghi, R. in Africa e le sue relazioni coi viaggiatori ital., in Nuova Antologia, 16 agosto 1933; A. Luzzatto, R., Onofri, Valéry, Genova 1933.