ASTRUC, Jean
Medico nato il 19 marzo 1684 a Sauve (Languedoc); fece i suoi studî all'università di Montpellier, dove conseguì il dottorato il 25 gennaio 1703. Chiamato nel 1717 a Montpellier si segnalò nel combattere la peste, che aveva fatto strage a Marsiglia, e fra il 1720 e il 1724 oppugnò lo Chirac che negava la possibilità del contagio. Recatosi nel 1728 a Parigi, fu poi nominato medico di Augusto II di Polonia; ma ritornò presto a Parigi, ove nel 1730, fu nominato medico consulente del re Luigi XV e l'anno dopo ebbe la cattedra di medicina e farmacia al Collège royal.
Fu medico valentissimo e ricercatore assiduo, particolarmente nel campo delle malattie veneree, alle quali dedicò i suoi studî più importanti. La sua opera principale è De morbis venereis libri novem, pubblicata a Parigi (2ª ed.) nel 1740, in sei volumi. Fu uno dei più fervidi sostenitori dell'origine americana della sifilide. Quel libro fu tradotto in più lingue, sollevò vaste discussioni e per molti decennî fu considerato come il testo più importante per lo studio delle affezioni veneree. Tra le altre opere vanno ricordati il Traité des tumeurs et des ulcères (1759), il Traité des maladies des femmes (1761-1765), L'art d'accoucher (1766) e l'Histoire de la faculté de médecine de Montpellier (1767), pubblicata postuma dal Lorry. Morì il 5 maggio 1766.
Ma più che nel campo medico, l'A. è famoso in quello degli studî biblici, grazie alla pubblicazione delle Conjectures sur les mémoires dont il parait que Moïse s'est servi pour composer le livre de la Genèse, pubblicate anonime a Bruxelles nel 1753. Il La Peyrère e soprattutto lo Spinoza, nel Tractatus theologico-politicus, avevano già affacciato i primi dubbî sull'autenticità mosaica del Pentateuco; R. Simon aveva ammesso che Mosè si fosse servito delle opere di scribi ispirati. Ma l'A. superò tutti i suoi predecessori; ché egli non si limitò a rilevare ripetizioni, spostamenti nell'ordine cronologico ("anticronismi") e transitions mal amenées; ma si fondò sul fatto che, in tratti d'una certa lunghezza, Dio è chiamato ora esclusivamente 'Elohīm (Dio), ora esclusivamente Jahvè (o, secondo l'antica erronea lettura, Jehovah: Geova): distinse, insomma, le due fonti, che corrispondono, molto all'ingrosso, ai documenti "jahvista" ed "elohista" della critica indipendente moderna (v. genesi e pentateuco).
L'opera, che l'A., amico e consigliere del card. De Tencin, aveva esitato a pubblicare (e a dar prova della sua ortodossia pubblicò due dissertazioni sur l'immatérialité et l'immortalité de l'âme, Parigi 1755) ebbe dapprima accoglienze fredde e scettiche, in Francia come in Germania; ma essa svegliò dal "sonno dogmatico" J. G. Eichhorn che, se da principio conobbe l'opera dell'A. soltanto per fama, tuttavia lo cita con parole di lode nella Einleitung ins Alte Testament (Lipsia 1781, II, § 416). Una traduzione tedesca delle Conjectures apparve a Francoforte sul Meno nel 1783.
Bibl.: E. Böhmer, in Real-Encyckl. f. Protest. Theol. u. Kirche, 3ª ed., II, p. 162 segg.; E. Ritter e Ch. Rost, in Bulletin de l'hist. du protest. français, LXV (1916), p. 274 segg., e LXVI (1917), p. 59 segg.; M. Siemens, in Zeitschrift f. Alttestam. Wiss., XXVIII (1908), p. 221 segg.; A. Lods e P. Alphandéry, J. A. et la crit. bibl. au XVIII siècle, Parigi-Strasburgo 1924.