Aurenche, Jean
Sceneggiatore francese, nato a Pierrelatte (Drôme) l'11 settembre 1904 e morto a Bandol (Var) il 29 settembre 1992. Nella sua lunga carriera scrisse più di settanta sceneggiature, avviando proficue collaborazioni non solo con Pierre Bost, con il quale formò la coppia più celebre di sceneggiatori nel panorama del cinema francese degli anni Quaranta e Cinquanta, ma anche con registi quali Claude Autant-Lara, René Clément, Jean Delannoy e Bertrand Tavernier, cui offrì la sua capacità di indagine psicologica, il suo rigore e gusto letterario. Solo al termine della sua attività ricevette tre premi César.
Conclusa l'educazione presso i gesuiti, iniziò a lavorare in pubblicità, accostandosi poi al cinema per realizzare cortometraggi, documentari e film pubblicitari in collaborazione con Jean Anouilh (peraltro regista e co-sceneggiatore di vari film) e Marc Allégret. Alla fine degli anni Trenta A. esordì come soggettista con registi minori, e nel 1939 firmò la prima sceneggiatura con Bost, che si occupò dei dialoghi, per L'héritier des Mondésir di Albert Valentin. L'inizio della lunga collaborazione con Autant-Lara avvenne nel 1942 con Le mariage de Chiffon e con Lettre d'amour (L'amore ha sbagliato indirizzo), una brillante commedia sociale i cui temi furono poi ripresi in Douce (1943; Evasione), sceneggiato sempre con Bost, che rappresenta una perfetta fusione di quella poesia dell'intelligenza e della perversità che caratterizzò parte del cinema francese dell'occupazione. La notorietà internazionale della coppia e del regista fu raggiunta nel 1947 con Le diable au corps (Il diavolo in corpo) dall'omonimo romanzo di R. Radiguet. Narrato come un lungo flashback, formalmente raffinato e letterario, il film suscitò scandalo non tanto per le scene di erotismo quanto per il diffuso spirito antimilitarista. Nel 1946 A. avviò un'altra importante collaborazione con Delannoy per il film La symphonie pastorale (Sinfonia pastorale), tratto dal romanzo di A. Gide, collaborando alla scrittura dei dialoghi pervasi da una drammatica intensità. Con Au-delà des grilles (1948; Le mura di Malapaga) e poi soprattutto con Jeux interdits (1952; Giochi proibiti), entrambi di Clément, si rivelò l'atteggiamento intellettualistico di A. e Bost che rappresentavano l'espressione più alta del cinema francese 'di qualità' contro cui si scatenarono i sostenitori delle nuove esigenze stilistiche e concettuali confluite poi nella Nouvelle vague. In particolare François Truffaut, dalle pagine dei "Cahiers du cinéma", attaccò il lavoro dei due sceneggiatori ritenuto emblematico in quanto più fedele alla lettera che allo spirito delle opere letterarie adattate, più interessato ai risultati commerciali e meno sensibile ai mutamenti di una società in evoluzione. Nonostante queste critiche, durante gli anni Cinquanta A. e Bost continuarono a lavorare per il cinema adattando testi letterari interpretati dagli attori francesi più conosciuti: Les orgueilleux (1953; Gli orgogliosi) di Yves Allégret da J.-P. Sartre; Le blé en herbe (1954; Quella certa età) da Colette, Le rouge et le noir (1954; L'uomo e il diavolo) da Stendhal, La traversée de Paris (1956; La traversata di Parigi) da M. Aymé, En cas de malheur (1958; La ragazza del peccato) da G. Simenon (primo ruolo drammatico di Brigitte Bardot) e La jument verte (1959; La giumenta verde) da Aymé, tutti diretti da Autant-Lara; Gervaise (1956) di Clément, tratto da É. Zola; La femme et le pantin (1958; Femmina) di Julien Duvivier da P. Louÿs. Nel 1956 A. firmò insieme a Jacques Prévert la riduzione cinematografica del romanzo di V. Hugo Notre-Dame de Paris, diretto da Delannoy, che fu un successo di pubblico. Nel 1961, prendendo spunto da un episodio di cronaca avvenuto subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, A. e Bost sceneggiarono Tu ne tueras point (Non uccidere) di Autant-Lara, incentrato sul tema spinoso dell'obiezione di coscienza, che suscitò accese polemiche e violente critiche. Affrontarono quindi, con particolare intensità e pudore, il tema dell'omosessualità adolescenziale, nel film Les amitiés particulières (1964; Le amicizie particolari) di Delannoy, da R. Peyrefitte, e successivamente collaborarono alla prima stesura del film epico-celebrativo Paris brûle-t-il? (1967; Parigi brucia?) di Clément. I due sceneggiatori si allontanarono quindi dal cinema per alcuni anni e vissero poi una rinascita artistica con l'adattamento dal romanzo L'horloger d'Everton di Simenon per il film d'esordio di B. Tavernier L'horloger de Saint-Paul (1974; L'orologiaio di Saint-Paul), versione anomala del poliziesco europeo dove si affronta il tema del confronto tra generazioni, risolto a favore dell'impegno morale dei giovani. La collaborazione con Tavernier proseguì per altri film, scritti dal solo A. insieme al regista e interpretati, come il precedente, da Philippe Noiret: Que la fête commence… (1975; Che la festa cominci), premio César nel 1976, da un romanzo di A. Dumas, una lezione di cinema storico; Le juge et l'assassin (1976; Il giudice e l'assassino), premio César nel 1977, da un vecchio soggetto firmato ancora con Bost e ispirato a un vero caso di follia criminale. Nel 1981 A. scrisse una delle sue ultime sceneggiature, ancora da Simenon, Étoile du nord di Pierre Granier-Deferre, che gli permise di vincere, nel 1983 e per la terza volta, il premio César.
F. Truffaut, Une certaine tendence du cinéma français, in "Cahiers du cinéma", 1954, 31; M. Marie, La Nouvelle Vague. Une école artistique, Paris 1997 (trad. it. Torino 1998, pp. 42-48); J.-P. Jeancolas, Cinema francese, 1945-58, in Storia del cinema mondiale, 3° vol., L'Europa. Le cinematografie nazionali, t. 1, Torino 2000, pp. 624-25.