GREUZE, Jean-Baptiste
Pittore, nato a Tournus (Saona e Loira) il 21 agosto 1725, morto a Parigi il 21 marzo 1805. Allievo a Lione di un oscuro pittore, verso il 1750 si stabilì a Parigi. I Salons (riaperti nel 1737), allora in tutta la loro novità, facevano trionfare tra il pubblico una certa pittura a soggetti borghesi, di cui lo Chardin era il grande maestro. Nel 1755, il quadro del G., la Lettura della Bibbia, rivelò il suo nome al pubblico di cui doveva per 20 anni rimanere l'artista prediletti. Egli vi dava inizio a una gradazione di sensibilità che giungeva quasi all'affettazione. L'anno seguente il giovane artista partiva per un viaggio in Italia, che, per un intrigo amoroso da lui stesso narrato, terminò con una fuga precipitosa. Nel Salon del 1761 espose il quadro più noto, l'Accordée de village (Louvre), il cui tema rispondeva alla filosofia sentimentale del Rousseau e del Marmontel. Esaltato dal Diderot, il G. conobbe una gloria senza precedenti. Il successo si rinnovò con la celebre Parabola del Louvre, svolta in due scene simmetriche, la Maledizione paterna e il Figlio punito, che ha l'intonazone del dramma borghese e della cosiddetta "comédie larmoyante". Il G. eseguì inoltre qualche opera nuova, sempre nello stesso spirito di morale attraverso le immagini e di onestà sensuale: La madre adorata (collez. Laborde), la Pace in famiglia, la Signora benefica (Museo di Lione), ecc. Il G. aveva anzi pensato di svolgere un medesimo soggetto in una ventina di quadri, formando una specie di romanzo in pittura, Basilio e Tebaldo, oppure gli effetti della buona e della cattiva condotta (il soggetto scritto dal G. fu pubblicato dal Chennevières nel 1861 nell'Annuaire des artistes). L'artista pretendeva porre l'arte pittorica al servizio della virtù, seguendo l'esempio dell'inglese Hogarth, al quale ambiva d'essere paragonato.
Nello stesso tempo andava moltiplicando il numero delle teste di carattere, figure commoventi e languide, di bimbi e di fanciulle di gusto leggermente melodrammatico e un po' equivoco: Il canarino sfuggito, Fanciulla che piange l'uccelletto morto, e la più popolare fra tutte queste figure, La brocca rotta (Louvre). Ammesso all'Accademia fin dal 1755, il G. presentò solo 12 anni dopo (1767) il quadro d'eccezione, Severo e Caracalla, nel quale pretendeva di superare il solito suo genere e di mostrare quanto poteva fare nello stile del Poussin. Il quadro non gli riuscì.
A torto il G. credette di nobilitare l'arte con le idee; volle col pennello far concorrenza alla parola e alla predica, volle istruire, moraleggiare, e fece una pittura letteraria. Ma i ritratti (Sophie Arnould, Londra, Wallace Museum; Il piccolo Strogonoff, museo di Besançon; Fanciallo in bianco, museo di Nantes) sono fra i più belli del secolo e certi busti virili (Fabre d'Eglantine, Louvre; l'Incisore Wille, Museo Jacquemart André) sono opere di un grande maestro. Molte delle sue pitture di carattere hanno un vero fascino pittorico, e mostrano il suo sentimento correggesco della grazia femminile.
Bibl.: M.me de Valori, G., ou l'Accordée de village, Parigi 1913; P. Martin, G. et Diderot, Mâcon 1878; E. de Lalaing, Watteau et G., Parigi 1888; Ch. Normand, G. (Les artistes célèbres), Parigi 1892; H. Armitage, G., Londra 1904; Pollard, G. and Boucher, Londra 1904; C. Mauclair, J.-B. G., sa vie, son øuvre, son époque, Parigi 1906 (opera fondamentale); E. Pilon, G., peintre de la femme et de la jeune fille, Parigi 1912; J. Rivers, G. and his Models, Londra 1912; L. Hautecoeur, G., Parigi 1913; H. Vollmer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XV, Lipsia 1922 (con bibl.); L. Réau, La peinture française au XVIIIe siècle, Parigi 1925; C. Mauclair, Talleyrand par G., in Gaz. des beaux-arts, 1927, I, pp. 241-47; G. Wildenstein, Un G. inconnu, in Beaux-arts, VIII (1931), n° 4, p. 5.