COCTEAU, Jean (App. II, 1, p. 632)
Scrittore francese, morto a Milly-la-Forêt (Fontainebleau) l'11 ottobre 1963. Il carattere di artista dai molti interessi (romanzo, poesia, teatro, musica, pittura, cinema), già evidentissimo, si è ancora accentuato e definito nei suoi ultimi vent'anni di vita. Regista, sceneggiatore, e anche attore di molte sue pièces, affrescatore di numerose cappelle, fra cui quelle di Milly-la-Forêt, dove è sepolto, di Villefranche-sur-Mer e di Fréjus, autore ancora di romanzi, autobiografie, raccolte di poesie, saggi (tutta la sua opera conta più di cento volumi), C. ha continuato a essere una delle presenze più brillanti della cultura francese, con il suo mito perenne dell'avanguardia, della novità, del successo, con l'esibizionismo delle sue invenzioni funambolesche, ma anche con la sofferta inquietudine di poeta autentico. Sono da ricordare, fra le sue ultime opere, le poesie Appoggiatures (1953), Dentelle d'éternité (1953), Démarche d'un poète (1954), Clair-obscur (1954), Paraprosodies (1958), Requiem (1962); i romanzi Le chiffre sept (1952), La corrida du premier mai (1957); gli scritti autobiografici La difficulté d'être (1947) e il Journal d'un inconnu (1953); i saggi Dufy (1949), Modigliani (1949), Gide vivant (1952), Lettre sur la poésie (1955), Aux confins de la Chine (1956), Adieu à Mistinguette (1956), Entretiens sur le Musée de Dresde (1957), in collaborazione con L. Aragon; e inoltre ancora drammi, commedie, adattamenti. Nel 1955 era stato eletto membro dell'Académie française.
Bibl.: E. R. Curtius, Cocteau, in Kritische Essays zur europäischen Literatur, Berna 1950; J.-P. Millecam, L'étoile de J. Cocteau, Monaco 1952; F. Dorigo, Il cinema di Cocteau, in Bianco e Nero, 1953; P. Dubourg, Dramaturgie de J. Cocteau, Parigi 1954; A. Fraigneau, Cocteau par lui-même, ivi 1954; R. Gilson, Cocteau, ivi 1964; M. Meunier, Présence de Cocteau, Lione 1965; G. Mourgue, Cocteau, Parigi 1965; J. Brosse, Cocteau, ivi 1970.