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POLLET, Jean-Daniel

di Alberto Momo - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Pollet, Jean-Daniel

Alberto Momo

Regista cinematografico francese, nato a La Madeleine (Nord) il 20 giugno 1936. Autore di un cinema poetico e solitario, P. ha seguito una traiettoria unica, e ancora inesplorata, nel panorama del cinema francese. Tangenziale rispetto alle proposte del Nouveau roman e della Nouvelle vague, la sua opera non è assimilabile ad alcuna tendenza contemporanea. Dopo la rivelazione di Méditerranée (1963, divenuto un film di culto per i "Cahiers du cinéma" e le riviste d'avanguardia) e dopo una successiva marginalizzazione, dall'inizio degli anni Novanta il suo cinema è ritornato oggetto di studi e retrospettive. Con Pourvu qu'on ait l'ivresse nel 1958 aveva vinto il premio per il miglior cortometraggio alla Mostra del cinema di Venezia.

Negli anni del liceo (frequentato a Grenoble e, dal 1953, a Parigi) iniziò a filmare essenzialmente animali con una cinepresa da 16 millimentri. Iscrittosi alla facoltà di Scienze politiche, strinse amicizia con Ph. Sollers e J. Thibaudeau, che facevano parte del gruppo della rivista "Tel quel" e divennero in seguito autori di diversi testi per i suoi film. Interruppe quindi gli studi universitari per prestare il servizio di leva nella Sezione cinematografica dell'esercito, dove acquisì i principali fondamenti tecnici e realizzò di nascosto il cortometraggio Pourvu qu'on ait l'ivresse. Il film, girato in una sala da ballo, che sarebbe poi diventata set elettivo e metafora di tutto il suo cinema, segnò l'incontro con l'attore Claude Melki, con il quale strinse uno straordinario sodalizio. Accompagnato dalla figura malinconica e burlesca di Melki, riconosciuto dalla critica come il 'Buster Keaton francese' e poi dimenticato, P. attraversò il cinema narrativo reinventando la commedia populista francese, liberata da ogni tentazione naturalistica e psicologica. L'amour c'est gai, l'amour c'est triste (1968) e soprattutto L'acrobate (1975) restano i punti più alti di questa produzione unica che, nonostante il vivo interesse della critica, non ottenne una significativa affermazione commerciale.

L'altra direzione del suo cinema, che invece converge verso una poetica del montaggio o un 'materialismo poetico', venne inaugurata con Méditerranée. Girato durante un viaggio nel bacino del Mediterraneo, in adesione ai principi del "partito preso delle cose" del poeta F. Ponge, il film si fonda su un montaggio sensuale e contrappuntistico, organizzato sulla ripetizione seriale di immagini, parole e figure. Sulle note della musica di Antoine Duhamel, che divenne suo stretto collaboratore, i corpi e le cose si svelano progressivamente, attraverso lentissimi movimenti di macchina, in una dimensione avvolgente e vertiginosa del tempo che sfiora l'ipnosi. L'attrazione per la Grecia, matrice dell'immaginario occidentale, ha segnato una costante del cinema di P., che vi girò numerosi film, anche su commissione, come nel caso di L'ordre (1973), documentario sul destino dei lebbrosi in quel Paese.

Il tema della ripetizione è ritornato al centro di Contretemps (1988), opera assai particolare nella quale P. ha smontato e rimontato i suoi film precedenti, e nell'omaggio a Ponge, Et Dieu sait quoi, uscito nel 1994, ma girato tra il 1992 e il 1993 dopo l'incidente che dal 1989 lo ha costretto alla semi-immobilità nella casa e nel giardino di Cadenet, in Provenza, dove vive con la sua compagna, la montatrice Françoise Geissler. Insieme a G. Leblanc ha pubblicato un volume sul suo lavoro di cineasta (L'entre vues, 1998).

Bibliografia

"Cahiers du cinéma", 1968, 204, pp. 25-40 e 56-57.

Jean-Daniel Pollet. Rétrospective, éd. J.P. Combe, H. Guitton, Paris 1993.

"Trafic", 1995, 13, pp. 92-110.

Jean-Daniel Pollet, a cura di R. Turigliatto, M. Demopoulos, Torino 1998.

Vedi anche
metafora Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell’una con quella dell’altra. È un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; ... poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ... documentario Film (per lo più cortometraggio) informativo o istruttivo su avvenimenti, luoghi, attività, senza aggiunta di elementi inventivi o fantastici. Può essere distinto in categorie che ne specificano le caratteristiche: di attualità (film-giornale, rassegna di fatti o avvenimenti contemporanei in tutto il ... Buster Keaton Keaton ‹kìitn›, Buster. - Nome d'arte dell'attore e regista cinematografico statunitense Joseph Francis Keaton (Pickway, Kansas, 1895 - Hollywood 1966). Attore di musical, passò al cinema recitando dal 1917 a fianco di R. Arbuckle e dal 1920 in una serie di cortometraggi da lui stesso diretti, che ebbero ...
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