CONFLANS, Jean de
Nacque probabilmente a Conflans (l'odierna Albertville) in Savoia tra il 1330 e il 1340; fu il secondo figlio, di Amédée, di un ramo cadetto dei Conflans signori della Cour, e di una certa Alésie. Lo incontriamo per la prima volta nel 1357: semplice testimone di una transazione, egli non aveva ancora alcun titolo universitario, e solamente più tardi acquisì, probabilmente ad Avignone, il titolo di dottore in diritto. Dell'eredità paterna, che, ricevette tra il 1358 e il 1361, trasse dei diritti su una fortezza a Confians e su alcuni beni situati presso Aime in Tarantasia. Si ignora come sia entrato al servizio di Bona di Borbone, moglie del conte di Savoia Amedeo VI, ma certamente la sua fortuna fu legata a lei.
Dopo la morte del conte nel 1383, Bona di Borbone fu usufruttuaria, governatrice ed amministratrice di tutto lo Stato sabaudo e il C. cominciò ad avere le sue prime missioni ufficiali e le sue prime cariche.
Nello stesso anno egli ricevette la castellania di Bonneville in Faucigny, che conservò fino al 1386, e la carica di ricevitore degli emolumenti del sigillo della giudicatura di Faucigny. Dal dicembre del 1385 al marzo del 1392 fu titolare della castellania di Flumet in Faucigny. Consigliere di Bona di Borbone, visse permanentemente al suo seguito nel castello di Thonon: nel maggio 1385 ordinò la costruzione di una muraglia. A Ripaille, residenza preferita della grande contessa, il C. ebbe una camera nella torre e là ancora si occupò di lavori di costruzione. Nel 1383 fu occupato in varie ambascerie prima presso l'imperatore, poi, in ottobre, dal conte di Virtù che incontrò a Milano, senza dubbio a proposito dei disordini del Canavese. L'anno seguente il C. fu a Sion con l'armata savoiarda; lo si designò allora come uno degli arbitri che dovevano valutare i danni provocati dai patrioti vallesi durante la guerra che era appena finita.
Nel settembre dell'anno 1386, quando il conte Amedeo VII si preparava a recarsi in aiuto del re di Francia, al campo dell'Ecluse, il C. fu inviato a Parigi con Savino Floriano vescovo di Moriana ed Etienne de la Baume. Non si conosce lo scopo di questa missione ma è probabile che parlassero soprattutto delle condizioni poste dal giovane conte per unirsi all'armata reale. Dopo la morte di Bianca di Savoia, madre di Gian Galeazzo Visconti, il C. e Savino Floriano portarono le condoglianze della corte di Savoia (gennaio 1388), e forse grazie alla loro mediazione il Visconti firmò una tregua con Amedeo d'Acaia che gli contendeva le città dipendenti da Asti. Da questo momento in poi il C. assistette alle transazioni che alla fine dell'anno 1388 portarono all'acquisto di Nizza da parte della casa di Savoia: non solamente egli fu presente alle convenzioni firmate a Chambéry nell'agosto 1388 tra Amedeo VII e i rappresentanti del siniscalco Giovanni Grimaldi, ma il mese seguente accompagnò il conte quando questi andò a prendere possesso della città. Ancora nell'agosto 1391 fu sulla base del suo rapporto e di quelli di altri consiglieri che Amedeo VII investì Giovanni Grimaldi dei castelli di Puget e di Ascros.
Dopo il 1388 il C. fu contemporaneamente cancelliere di Bona di Borbone e detentore del piccolo sigillo del conte. Quando questi si recò da Ivrea a Ripaille, nell'agosto 1391, passò per Conflans dove si fermò l'11 e fu suo ospite. L'indomani mattina Amedeo VII fu avvicinato dal medico Jean de Granville che prese nel suo seguito e che qualche mese più tardi fu accusato di averlo avvelenato. Una settimana dopo la morte del Conte Rosso, il C. fu nominato cancelliere di Savoia da Bona di Borbone, divenuta reggente (9 nov. 1391). Con lei il C. aveva abbandonato precipitosamente Ripaille per Nyon donde partì il 7 novembre per Losanna al fine di sollecitare, ma invano, l'ospitalità del vescovo Guido de Prangins in favore della sua signora e del giovane Amedeo VIII. Ormai si stava manifestando una reazione contro i consiglieri della contessa, che deteneva il potere dal tempo del regno di Amedeo VI, e in particolare contro Othone de Grandson. Sostenendo la vecchia contessa il C. non poteva non risentire di tutti i colpi portati alla sua autorità da parte di Amedeo d'Acaia che si impose al governo dello Stato savoiardo nonostante il testamento di Amedeo VII lo escludesse dal Consiglio di reggenza.
Con altri il C. consigliò alla contessa di procurarsi la benevolenza del cugino accordandogli una maggiore autonomia nel suo principato e grossi sussidi per combattere contro Facino Cane (18 nov. 1391). L'anno seguente egli sottoscrisse ancora la delega per mezzo della quale Bona di Borbone ordinò ad Amedeo d'Acaia di condurre l'inchiesta contro gli eventuali avvelenatori del conte defunto (1° sett. 1392). Il C. non fu chiamato in causa durante il processo, ma la reggente, falsamente sospettata di essere complice dell'avvelenamento di suo figlio, si trovò praticamente prigioniera in Chambéry e abbandonata dai suoi consiglieri. Il C. fu uno degli ultimi ad abbandonarla e non si dimise da cancelliere che l'8 febbr. 1393.
Quando la situazione si ristabilì, messo in disparte il principe d'Acaia e salito al governo Oddon de Villars governatore del conte Amedeo VIII, sotto l'occhio vigilante del duca Filippo di Borgogna, fu di nuovo richiamato nel Consiglio, dove si trova citato il 5 maggio 1395. Durante l'estate egli assistette all'interrogatorio di un personaggio accusato di aver voluto avvelenare Amedeo VIII per ordine di Amedeo di Acaia: accusa immaginaria, ma che allontanò dal potere un principe divenuto ingombrante e lasciò il posto libero al partito di Oddon de Villars in cui il C. si era schierato. Così quando morì l'arcivescovo di Tarantasia Merre de Colomb, il C. fu di nuovo nominato cancelliere da Amedeo VIII (13 ott. o 28 nov. 1396).
Nel 1397 il C. fu uno dei personaggi che organizzarono il duello giudiziario tra Othone de Grandson e Gérard d'Estavayer, che accusò l'anziano consigliere di Bona di Borbone d'aver fatto avvelenare il Conte Rosso. Alla fine dell'anno il C. andò a Parigi a rappresentare Amedeo VIII all'arbitrato pronunciato dai duchi di Berry e di Borgogna per la liquidazione della controdote della madre del conte, Bona di Berry.
La questione di Nizza, che il C. conosceva bene per esservi stato direttamente interessato al tempo di Amedeo VII, occupò tutta la parte conclusiva della sua carriera. Nel 1400 egli era di nuovo impegnato nei negoziati che si tenevano da una parte con i Grimaldi per riassorbirne le velleità di ribellione, dall'altra con Luigi II di Angiò che rivendicava i propri diritti su Nizza.
Presente a tutti gli accordi con i Grimaldi (Chambéry, 17 genn. e 31 luglio 1400) e con Luigi II (Parigi, 12 luglio 1400), non sorprende vederlo nominato governatore di Nizza nel gennaio 1402, carica in cui egli successe a Jean de Grolée. Solo alla fine dell'anno egli rinunciò alla cancelleria ma fin dal gennaio si era fatto consegnare il castello di Nizza dal suo predecessore. Il suo governatorato è poco conosciuto, ma dovette dar prova di una certa fermezza: nel 1403 fece imprigionare Giraud de Rochefort, un partigiano della consegna di Nizza ai Savoia; d'altra parte tenne costantemente d'occhio i maneggi di Luigi II d'Angiò che si preparava a minacciare i territori nizzardi. Dopo un breve viaggio in Savoia nella primavera del 1404, il C. ritornò a Nizza dove redasse, il 25 genn. 1405, un ultimo codicillo del suo testamento.
Il C., morì a Nizza prima del 10 aprile 1405.
Fonti e Bibl.: Chambéry, Archives départem. de la Savoie, J 340: F. C. Uginet, Conflans en Savoie et son mandement du XIIe au XVè siècle, (tesi ds. de l'Ecole des Chartes, 1967); S. Guichenon, Histoire généal. de la royale maison de Savoye, Preuves, Lyon 1660, pp. 232, 241, 249; L. Scarabelli, Paralipomeni di storia piemontese, in Arch. stor. ital., XIII (1847), pp. 136 s.; L. Cibrario, Origini e progresso delle istituz. della monarchia di Savoia, II, Torino 1855, pp. 203, 212, 220; F. Gabotto, Gliultimi principi d'Acaia, Pinerolo 1897, pp. 16 s., 318, 396; E. Cais de Pierlas, La ville de Nice Pendant le premier siècle de la domination des princes de Savoie, Turin 1898, pp. 36, 100, 105, 125, 343, 345; M. Bruchet, Le château de Ripaille, Paris 1907, ad Indicem; J. Cordey, Les comtes, de Savoie et les rois de France pendant la guerre de Cent ans, Paris 1911, pp. 260 s.; G. Carbonelli, Gli ultimi giorni del Conte Rosso, Pinerolo 1912, ad Indicem;F. Cognasso, Il Conte, Rosso, Torino 1931, pp. 77, 115.