JEAN de Huy (o Pépin)
Scultore originario della regione della Mosa, J. fu attivo nella Francia settentrionale durante i primi tre decenni del 14° secolo. La sua produzione fu legata in particolare alla committenza della contessa Mahaut d'Artois (1302-1329), nei cui resoconti di spesa compare spesso il nome di questo entailleur d'alebastre; Mahaut, come mecenate, superò perfino la fama di suo padre Roberto II di Artois (1250-1302).La prima opera attribuita con certezza a J., soltanto in parte sopravvissuta, è il sepolcro in alabastro (1311-1312) del duca Ottone di Borgogna, sposo della contessa Mahaut, che lo commissionò; la tomba, destinata alla chiesa abbaziale di Cherlieu nella Franca Contea (dip. Haute-Saône), doveva prevedere la figura del giacente con due piccoli angeli ai lati della testa e un leone ai piedi. Di quest'opera, nota attraverso descrizioni ottocentesche (Humbert, 1913), rimane soltanto un pleurant conservato a Vesoul (Coll. Cousin). Secondo Humbert (1913), J. sarebbe stato il primo artista ad adoperare il motivo del corteo dei pleurants, che divenne poi classico della scultura funeraria, in particolare per la scuola borgognona; in realtà la teoria di personaggi piangenti sotto arcate era già in uso precedentemente ed è più probabile quindi che la novità risieda nell'applicazione sistematica alle rappresentazioni funebri di un motivo ornamentale già presente altrove. Tale formula trovò poi compimento nei più tardi monumenti funebri trecenteschi di Filippo II l'Ardito e di Giovanni senza Paura (Andrieu, 1913).Nel 1318, ca. un anno dopo la morte di Roberto, figlio della contessa Mahaut, J. ne iniziò, insieme ad alcuni collaboratori, la tomba, destinata originariamente alla chiesa parigina dei Cordeliers, ma attualmente collocata tra le tombe dei reali di Francia, nel deambulatorio sinistro della basilica di Saint-Denis. La statua del giacente, benché ancora abbastanza anonima e stilisticamente debole, mostra un certo fascino e la testa riserva un qualche interesse. Anche altri monumenti funebri a questo più o meno contemporanei perseguono limitatamente lo scopo ritrattistico, per es. quelli di Margherita di Artois (m. nel 1325) e di Bianca di Francia (m. nel 1326).Al 1329 risale l'ultima opera documentata di J.: a questa data viene infatti registrato il pagamento per l'esecuzione di una piccola statua in marmo della Vergine con il Bambino di cui la contessa Mahaut fece dono alla certosa di Mont-Sainte-Marie a Gosnay (dip. Pas-de-Calais), da dove venne asportata durante la Rivoluzione francese (Arras, Mus. des Beaux-Arts, Dépôt de la municipalité de Gosnay); per la confusione che in epoca medievale si faceva tra materiali simili, nella contabilità di Mahaut la statua si trova citata come immagine in alabastro (Les fastes du Gotique, 1981, p. 67, nr. 8). L'opera, oggi 'spoglia', doveva avere anche base e baldacchino di copertura in marmo nero ed essere completata con l'aggiunta di una corona in argento dorato, pietre e smalti per la quale è registrato il pagamento all'orefice Etienne de Salins.L'attività di J. fu a tal punto legata al mecenatismo della contessa Mahaut di Artois, che aveva raccolto intorno a sé una folta cerchia di artisti operanti tra Parigi e Hesdin, che dal momento della morte di questa, nel 1329, non si hanno più notizie dello scultore mosano. Altre opere commissionate dalla contessa e non più conservate sono note attraverso documenti; tra queste le più importanti sono i monumenti funebri di Roberto II di Artois e di Giovanni, l'altro figlio morto in giovane età, sepolto nella chiesa domenicana di Poligny nella Franca Contea (dip. Jura). Tra il 1312 e il 1329 J. venne pagato, sempre da Mahaut, per l'esecuzione, a più riprese, di sei statue in alabastro di cui non viene indicato il soggetto, che la contessa inviò in dono al convento di Sainte-Claire e a quello domenicano, entrambi a Saint-Omer (dip. Pas-de-Calais), e all'abbazia di La Thieulloye, da lei stessa fondata nel 1323 nei pressi di Arras (dip. Pas-de-Calais).L'unica opera di J. al di fuori della committenza di Mahaut è il perduto monumento funebre a Margherita di Clermont contessa di Namur - il cui contratto risale al 1326 - che doveva essere collocato nella chiesa dei Jacobins di Parigi.
Bibl.: E. Andrieu, Les pleurants aux tombeaux des ducs de Bourgogne. Essai de reconstitution de l'Ancien Cortège, Dijon 1913; A. Humbert, La sculpture sous les ducs de Bourgogne (1361-1483), Paris 1913, pp. 29-32; M. Devigne, s.v. Pepin, Jean, in Thieme-Becker, XXVI, 1932, pp. 390-391; G. Troescher, Die burgundische Plastik des ausgehenden Mittelalters und ihre Wirkungen auf die europäische Kunst, 2 voll., Frankfurt a. M. 1940; C. Oursel, L'art de Bourgogne (Art et paysages, 14), Paris-Grenoble 1953; J. Richard, Les ducs de Bourgogne et la formation du duché du XIe au XVIe siècle, Dijon 1954; id., Histoire de la Bourgogne, Toulouse 1978; Les fastes du Gotique. Le siècle de Charles V, cat., Paris 1981; S. Enders, Die hochgotische Bauskulptur in Burgund, Tübingen 1984.