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DORAT, Jean

di Natale Addamiano - Enciclopedia Italiana (1932)
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DORAT, Jean

Natale Addamiano

Poeta francese, nato a Limoges verso il 1508, morto a Parigi nel 1588. Andato giovanissimo nella capitale, vi insegnò latino e greco con tanto successo che Francesco I lo nominò precettore dei suoi paggi ed Enrico II delle sue figlie. Nel 1544 Lazzaro di Baïf lo volle istitutore del figlio Giovanni Antonio, che insieme col Ronsard seguì il maestro nel Collège Coqueret (annesso all'università), di cui il D. nel dicembre del 1547 divenne reggente: dal 1559 al 1588 fu professore di greco al Collège Royal. Il D., che aveva latinizzato il suo nome in Auratus, ha lasciato decine di migliaia di versi in greco, in latino, in francese: questi ultimi, in verità, assai mediocri e tutti occasionali. Ma egli fu soprattutto un maestro. Al suo insegnamento accorrevano giovani e studiosi da ogni parte d'Europa, affascinati dalla novità del metodo: profondo conoscitore del greco e del latino, egli illustrava i testi con uno studio comparativo e con innumerevoli riferimenti agli antichi e ai moderni. Così molti autori furono da lui rivelati e nella lettera e nello spirito, come Esiodo, Eschilo, Pindaro; mentre traduceva letteralmente, e per la prima volta in Francia, Omero e Teocrito. Con la sua predilezione per la poesia alessandrina destò il gusto della perfezione formale e della lirica dotta e difficile, e con le sue odi pindariche in latino, composte sull'esempio del cremonese Lampridio, diffuse una moda letteraria, che Ronsard, il suo più grande discepolo, accettò e rinnovò. Ad accrescere il suo valore d'umanista contribuì l'ammirazione che nutrì per Erasmo, di cui nelle sue lezioni fece conoscere il pensiero; ed è suo merito aver diffuso l'amore per l'italiano, terza lingua classica, e aver riconosciuto la grandezza poetica di Dante, del Petrarca e dell'Ariosto, che proclamava pari agli antichi (cfr. l'introd. alla sua ed. del De Vulgari Eloquentia, 1577). Circondato dalla riverenza dei dotti e dal favore dei re, che lo crearono poeta ufficiale della Monarchia, non intese la tragedia delle guerre di religione, e anzi fu fanatico apologista della strage di S. Bartolomeo.

Ediz.: Joannis Aurati Poemata, 1586; Œuvres poétiques, a cura di Marty-Laveaux, Parigi 1875.

Bibl.: P. Robiquet, De J. A. vita et latine scriptis poematibus, Parigi 1887; P. De Nolhac, Ronsard et l'humanisme, Parigi 1921.

Vedi anche
Remy Belleau Poeta francese (Nogentle-Rotrou 1528 - Parigi 1577), appartenne al gruppo della "Pléiade" e cantò soprattutto la natura nei suoi aspetti più reconditi e graziosi. Tradusse in versi lo pseudo-Anacreonte (Les Odes d'Anacréon Téien, 1556); scrisse piccole odi (la più nota Avril); La bergerie, mista di versi ... La Pléiade Scuola poetica francese che alla metà del 16° sec. si radunò intorno a P. de Ronsard. Ebbe dapprima nome la Brigade, poi Ronsard scelse in essa un più ristretto gruppo, che fu chiamato la P., sulla falsariga dell’antica Pleiade alessandrina, dagli avversari ugonotti di Ronsard. La composizione della ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ...
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    Enciclopedia on line
    Umanista (Limoges 1508 - Parigi 1588). Scrisse fini poesie, specialmente in latino, che raccolse e pubblicò sotto il titolo di Poemata (1586). Maestro di greco di Jean-Antoine de Baïf, figlio dell'umanista Lazare, ebbe come uditore anche Ronsard, e quindi lo stesso Ronsard, con Baïf e Du Bellay, seguirono ...
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