FROISSART, Jean
Celebre cronista francese, nato a Valenciennes nel quarto decennio del sec. XIV, in anno non ben precisato (forse 1337). Era già chierico quando nel 1361 si recò in Inghilterra, ov'era regina Filippa di Hainaut, dunque una sua connazionale, ch'era inoltre protettrice dei letterati e degli artisti. Come lettera credenziale, F. recava con sé un saggio storico, in versi, che raccontava gl'inizî della guerra dei Cent'anni. Ben accolto dalla regina, presto legato da amicizia con molti dei signori della brillante corte inglese, F. trascorre in Inghilterra alcuni anni felici, inframezzati da una visita alla corte di David Bruce, re di Scozia; poi, nel 1366, si reca a Bordeaux, alla corte di Edoardo, il Principe Nero; poi ancora a Milano, Ferrara, Bologna e Roma. Ma con la morte di Filippa di Hainaut (agosto 1369), la sua protettrice, le cose mutarono: F. tornò a Valenciennes, e solo, senza mecenati, dovette occuparsi per vivere di marchandise, farsi iscrivere fra i couletiers, cioè fra gli agenti di cambio. Ma eccolo entrare in grazia di Giovanna, duchessa di Brabante e del marito di lei, Venceslao di Lussemburgo, del reggente della contea di Hainaut, e di Guy de Blois, signore di Beaumont: e son nuovi incoraggiamenti a scrivere e a continuare le Croniques, e sono aiuti materiali e morali. Dopo il 1383, morto il duca Venceslao, passò al servizio diretto di Guy de Blois; ma tuttavia intraprese nuovi viaggi, e si recò nel 1388-89 presso il conte di Foix, Gaston-Phoebus. In seguito i rapporti fra Guy de Blois e il cronista s'intorbidarono; e F. cercò prima un nuovo protettore in Guglielmo d'Ostrevent, governatore del Hainaut, poi, nel 1394, si recò per la seconda volta in Inghilterra, presso Riccardo II. Ma il nuovo soggiorno fu più breve del primo: dopo qualche tempo F. era nel Hainaut, dove condusse a termine le Chroniques e dove morì, in anno non precisato, ma certo posteriore al 1404.
I molti viaggi, le relazioni con i personaggi di varie corti principesche, con parecchi dei protagonisti dei grandi fatti del secolo non sono per F. semplicemente esteriorità biografiche, senza influsso sulla vita intima, sullo svolgimento del pensiero di lui. Ma anzi, tutta la ricca esperienza dell'uomo si trasfuse nello scrittore, modellando le Chroniques, infondendo in esse quel senso della vita concreta che ne costituisce il principale pregio. F. ha infatti la lèvre curieuse (Sainte-Beuve): tutto intento a far rivivere i suoi personaggi, a presentarli nei loro aspetti caratteristici, è un narratore insuperabile, che abbozza quadri su quadri, che crea un'immagine colorita, viva, precisa della società del suo tempo - s'intende, la società dei cavalieri e dei principi. C'è soprattutto in lui il gusto dell'aneddoto e del pittoresco, del racconto per il racconto; c'è il compiacimento e l'ammirazione per li hault faits dei baroni inglesi e dei cavalieri francesi, per i grandi spiegamenti guerreschi. Ond'è che in pochissime altre opere si rispecchia con tanta vivezza e tanta felicità di accento la vita di un'epoca, e soprattutto la vita colta nelle sue manifestazioni esteriori. Perché, quando poi si chiedono a F. giudizî penetranti sugli avvenimenti politici del suo tempo, o quelle annotazioni rapide ma incisive che svelano a fondo le grandi forze costruttrici della storia di un paese o di un periodo, allora il brillante novelliere tace, ovvero risponde malamente. È uno spirito antitetico a quello di Commynes, così come differiscono profondamente le età in cui i due storici più celebri del basso Medioevo francese sono vissuti. Non acuto giudice degli eventi, F. non è nemmeno un sicuro testimonio; errori e confusioni, non solo cronologiche, nessun senso critico nel vagliare le notizie, e, in più, un non velato spirito partigiano, che muta obiettivo col variar delle redazioni delle Chroniques, ma che - sia a pro' degl'Inglesi, sia a pro' dei Francesi - rimane pur tuttavia sempre spirito partigiano. Il primo libro delle Chroniques, il più noto e importante, fu successivamente redatto da F. per tre volte, a prescindere anche dal primo saggio in veisi, presentato a Filippa di Hainaut. La prima redazione, composta tra il 1369 e il 1373, comprende la storia delle guerre europee (ma essenzialmente della guerra dei Cent'anni) dal 1327 al 1364 o 1372, ed è di sentimenti nettamente anglofili. La seconda redazione, avvenuta alla corte di Guy de Blois, è modificata in senso favorevole ai Francesi; la terza, infine, scritta dopo il 1400, è addirittura ostile agl'Inglesi. I libri II-IV (1377-1400 circa) furono composti invece rispettivamente nel 1387, 1390 e 1393-1400, senza che per essi avvenisse il lavoro di rielaborazione subito dal primo libro. L'edizione migliore è quella di S. Luce e G. Raynaud nella coll. della Société de l'histoire de France, voll. 11, Parigi 1869-1888, che è superiore a quella di Kervyn de Lettenhove, voll. 29, Bruxelles 1867-77.
Oltre alle Chroniques F. ha scritto pure un gran numero di poesie (più di 14.000 versi), in genere sotto forma di poemi allegorici, canzoni, ballate, ecc. (ed. da A. Scheler, voll. 3, Bruxelles 1870-72); e un poema Meliados, composto per Venceslao di Lussemburgo (pubbl. da L. Longnon, voll. 3, Parigi 1895 segg.), collegato al ciclo della Tavola Rotonda.
Bibl.: Oltre alle introd. alle ediz. su citate cfr. Sainte-Beuve, Causeries du lundi, IX, pp. 63-96; Kervyn de Lettenhove, Froissart, voll. 2, Bruxelles 1858; Bertrandy, Étude sur les chroniques de Froissart. Guerres de Guyenne 1345-46, Bordeaux 1870; M. Darmesteter, Froissart, Parigi 1894; A. de La Borderie, Froissart et le début de la guere de Bretagne, in Études historiques brétonnes. Per lo scrittore, cfr. anche Ebering, Syntaktische Studien zu Froissart, Halle 1882; Welter, Über die Sprache Froissarts, Essen 1889.