Ravaisson-Mollien, Jean-Gaspard-Felix
Filosofo francese (Namur, Belgio, 1813 - Parigi 1900). Dopo avere studiato al Collège Rollin e aver seguito le lezioni di Schelling a Monaco, ebbe nel 1837 il premio dell’Accademia delle scienze di Berlino per la prima parte del suo Essai sur la métaphysique d’Aristote (2 voll., 1837-46). Oltre a scritti di storia dell’arte e di archeologia (firmati con il cognome materno, Laché), e anche di estetica, sono da ricordare: Speusippi de primis rerum principiis placita qualia fuisse videntur ex Aristotele (1838); De l’habitude (1839; trad. it. L’abitudine); e soprattutto il Rapport sur la philosophie en France au XIXe siècle (1868, più volte ristampato). Con De l’habitude, R. svolgeva una fine analisi del costituirsi dell’abitudine, intesa come una dinamica zona d’incontro tra l’attività libera e la natura; una «seconda natura» che rende possibile l’azione morale come comportamento costante e quindi anche oggetto proprio dell’educazione. Con il Rapport R. delineava lo sviluppo della filosofia francese, e formulava la previsione – che trovò effettiva conferma – del costituirsi di un orientamento realistico-spiritualistico, quale approdo di precedenti esperienze speculative. Notevole l’influenza di R. sul pensiero francese, nel ricollegarlo alla tradizione spiritualistica e volontaristica di Maine de Biran e orientarlo verso il contingentismo di Boutroux e l’intuizionismo di Bergson.